LA GUERRA IN MEDIORIENTE, CAUSE E RIFLESSI DEGLI ULTIMI SETTANT’ANNI DI STORIA.

RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO LE RIFLESSIONI DI UN NOSTRO LETTORE, IL GENERALE AJMONE GENZARDI, UFFICIALE DI CAVALLERIA DELL’ESERCITO ITALIANO ED EX COMANDANTE DELLA SCUOLA MILITARE “NUNZIATELLA” DI NAPOLI, IN MERITO AL TERRIBILE CONFLITTO IN CORSO NELLA STRISCIA DI GAZA TRA ISRAELE E I TERRORISTI DI HAMAS.

LA REDAZIONE.

 

 

Gentile direttore,

Lo Stato di Israele è nato nel 1948 con struttura e caratteristiche tipiche delle democrazie Occidentali pur mancando di una Costituzione di riferimento e di confini ben definiti in attesa della spartizione del territorio con i Palestinesi.
Con gli ebrei vivono i Palestinesi che si trovavano in quella terra all’atto della nascita dello Stato di Israele.
Inoltre, a seguito delle guerre combattute con gli stati arabi confinanti, gli Israeliani hanno occupato vari territori ove continuano a vivere i Palestinesi e gli Arabi che ivi risiedevano.
Parte di tali territori, la striscia di Gaza e alcune aree della Cisgiordania, sono amministrati dall’Autorità Nazionale Palestinese ( ANP ) in attesa della costituzione di un loro Stato.
La rimanente parte dei territori occupati, e cioè le alture del Golan e la maggior parte della Cisgiordania, sono amministrati da Israele.
Va aggiunto che in questi ultimi anni in Cisgiordania si sono costituiti centinaia di insediamenti di coloni Israeliani che rendono fertili e produttivi terreni mai coltivati prima.
Oggi la popolazione di Israele è composta per il 79% da Ebrei e per il 21% da Palestinesi con cittadinanza israeliana che vivono e lavorano in Israele.
E non vanno dimenticati tutti i Palestinesi e gli Arabi dei territori occupati delle alture del Golan e della Cisgiordania, con esclusione di quelli amministrati dall’ANP.
In quei luoghi dovrebbe nascere lo stato Palestinese a seguito di una equa e condivisa ripartizione dei territori tra Ebrei e Palestinesi.
Ma come fare, come dare continuità territoriale ad entrambi gli Stati, come separare gli uni dagli altri, come allontanare i coloni Ebrei dai loro insediamenti oppure i Palestinesi dai luoghi di origine e come convincere gli estremisti islamici di Hamas, che si considerano i depositari dei destini Palestinesi, a trattare e poi coesistere con uno stato ebraico confinante?
Complesso intreccio di due popoli che non si “capiscono” e che crea una situazione esplosiva e di difficile soluzione a cui si aggiunge il nodo Gerusalemme, città sacra per i Cristiani, gli Ebrei ed i Musulmani.
Tale intricata situazione è stata complicata dalle modifiche apportate di recente alla struttura dello Stato di Israele.
Nel 2018 il Parlamento Israeliano ha approvando una legge, dal valore costituzionale, che lo rende unico nel panorama delle democrazie.
Tale legge elenca un insieme di norme che definiscono Israele come patria storica della Nazione ebraica trasformando il preesistente Stato democratico di Israele in “Stato Nazione del popolo Ebraico”, cioè Stato del solo popolo Ebraico.
In sintesi l’odierno Stato Ebraico garantisce i diritti civili a tutti i suoi cittadini, ivi compresi i Palestinesi e gli Arabi con cittadinanza Israeliana, ma riserva l’autodeterminazione in esclusiva agli ebrei israeliani.
Questa nuova struttura dello Stato elimina la possibilità che in un prossimo futuro i Palestinesi con cittadinanza israeliana, con il loro alto tasso di natalità, possano ottenere la maggioranza e decidere le sorti della Nazione.
Alla luce di tali problematiche quale futuro è possibile ipotizzare per questi due popoli?
A livello locale mancano le condizioni per la nascita dello Stato per i Palestinesi poichè questi ultimi sono dominati dagli estremisti islamici di Hamas che hanno come unico fine la distruzione di Israele, e ciò elimina ogni possibile accordo con Israele che detiene il controllo dei territori da ripartire tra i due Stati.
A livello regionale Israele è circondata da nazioni musulmane ostili ed è costretta a vivere un isolamento vigile e armato.
A livello internazionale l’Europa continua a finanziare l’ANP ma rimane in bilico perché timorosa di possibili attacchi terroristici sul proprio territorio, gli USA, pur mantenendo l’alleanza strategica con Israele, tentano di mantenere un ruolo di mediatore tra le parti, spingendo il Governo israeliano a non proseguire nell’invasione di Gaza per timore di un coinvolgimento nel conflitto dell’intero Medio Oriente.
L’ONU, organismo di facciata senza alcun potere reale che gli consenta di poter effettuare interventi risolutivi per mettere in pratica le proprie risoluzioni, continua ad emettere inutili e inascoltate “sentenze”.
In definitiva la disastrosa guerra in corso, da una parte allontana la possibilità che si costituisca lo Stato Palestinese, e dall’altra alimenta e fa crescere le manifestazioni pro-Palestina e di antisemitismo in molte Nazioni nel mondo e quindi rende incerto anche il futuro di Israele.

Ajmone Genzardi