IN AGOSTO APRE LA 80esima EDIZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA CON IL FILM ITALIANO “COMANDANTE”. (1ma parte).

Un film italianissimo scritto e diretto dal regista napoletano Eduardo de Angelis e Sandro Veronesi (vincitore del Premio Strega 2020 per la narrativa) aprirà la 80esima edizione della Mostra internazionale del Cinema in programma al Lido di Venezia dal 30 Agosto prossimo. Un importante riconoscimento per una pellicola molto attesa la cui sceneggiatura ha anche suggerito, agli stessi autori della pellicola, la pubblicazione di un volume con il medesimo titolo del film ( “Comandante” edito da Bompiani e già in libreria). Un libro davvero affascinante ed una pellicola mozzafiato, con riprese di battaglie in mare riprodotte con una veridicità e spettacolarità degne dei migliori film americani, che racconta la vita e le esperienze militari ed umane di un giovane ufficiale di Marina, pluri decorato nel corso delle innumerevoli vicende belliche a cui partecipò come comandante di sommergibile nella II Guerra Mondiale. Un giovane eroe meridionale morto a soli 34 anni mentre pianificava un  attacco di mezzi d’assalto della X MAS al porto algerino di Bona, ennesima base navale della Marina Inglese nel Mediterraneo.

L’eroe siciliano rispondeva al nome di Salvatore Todaro, messinese, traferito da bambino, con la famiglia a Chioggia nella laguna veneta, ove impara presto ad amare e rispettare il mare. Giovanissimo, Todaro partecipa al concorso di ammissione all’Accademia Navale di Livorno (18 Ottobre 1923).  Completati gli studi in Accademia, viene destinato alla Base Navale di Taranto con il grado di Sottotenente di Vascello. Nel 1932 arriva il primo imbarco sull’Incrociatore Trieste. Nel 1933 viene destinato alla Regia Aeronautica per frequentare dei corsi di addestramento sugli aerosiluranti e mettere a punto, per i nostri sommergibili,  metodologie di difesa dagli attacchi aerei con siluri sganciati in quota.

In quei mesi di addestramento con l’Aeronautica Militare, Todaro subisce un grave quanto fortuito incidente nell’ammaraggio di un velivolo S55 in avaria della 187° Squadriglia Siluranti ove era imbarcato come osservatore. Riporta una grave frattura multipla alla colonna vertebrale che lo costringerà a portare a vita un busto in ferro per evitare il dolore sempre lancinante. Dolore insopportabile che non sarà mai evidenziato nella sua gravità al Comando della Regia Marina per timore di essere esonerato dal servizio attivo.

Tornato in forza alla Regia Marina, Todaro si imbarcherà sul sommergibile “Marcantonio Colonna” in qualità di secondo Ufficiale (1936) e successivamente sul sommergibile “De Geneys”. Durante la Guerra Civile Spagnola, ottenuto il grado di Capitano di Corvetta, Salvatore Todaro assunse il comando del sommergibile “Macallè” dal settembre 1937 al 1939 e successivamente dei sommergibili “Jalea” e il “Luciano Manara”. Allo scoppio della seconda Guerra Mondiale al Comandante Todaro viene affidato il comando del nuovissimo sommergibile atlantico “Comandante Cappellini” e destinato alla base operativa dei sommergibili atlantici BETASOM di Bordeaux, al tempo comandata dall’Ammiraglio Tedesco Karl Donitz.

Iniziano così le scorribande del Comandante Todaro e dei suoi marinai del “Cappellini” in pieno Oceano Atlantico a caccia di naviglio nemico e di convogli di materiale bellico destinato all’Inghilterra.

E’ la notte del 16 Ottobre del 1940, il “Cappellini” naviga in immersione al largo dell’isola di Madera. Avvista un piroscafo con bandiera Belga che incrocia in quelle acque. Si tratta del piroscafo “Kabalo” di 5200 tonnellate appartenente ad un convoglio alleato, con a bordo pezzi di ricambio per aerei.  Lancia immediatamente alcuni siluri che tuttavia non colpiscono la nave, quindi emerge prontamente e con il cannone di cui é provvisto il “Cappellini” affonda in breve tempo il mercantile nemico. Sotto i suoi occhi si accorge che le scialuppe di salvataggio della nave in fiamme sono andate perdute. Distingue perfettamente le sagome dei marinai che fanno fatica ad imbarcarsi sull’unica lancia ancora efficiente, che poi viene calata in acqua con a bordo 26 marinai superstiti, mentre la nave si inabissa. Il Comandante Todaro dopo pochi secondi di riflessione e contro ogni aspettativa, decide di rimorchiare quella scialuppa con i naufraghi a bordo, pur consapevole che quella iniziativa tutta personale avrebbe esposto il sommergibile e i suoi marinai al rischio di essere individuati da navi o aerei nemici e affondato. Ma Todaro rimane imperterrito nella sua decisione e traina la scialuppa dei naufraghi per ben quattro giorni e quattro notti navigando lentamente in superficie. Ma le condizioni del mare peggiorano improvvisamente e la scialuppa di salvataggio si ribalta gettando in mare i 26 uomini che vi erano stipati. Ancora una volta il Comandante Todaro non esita a dare l’ordine di salvare quegli uomini e ad imbarcarli sul sommergibile. Manovra che richiederà tempo col concreto pericolo di essere intercettati. A manovra eseguita il sommergibile riprenderà la navigazione sino al porto più vicino per sbarcare i naufraghi ormai salvi. Diverse testimonianze raccolte dai marinai italiani del “Cappellini” raccontano che dopo il salvataggio a bordo del sottomarino,  il comandante in seconda del mercantile belga rivolto a Todaro gli chiedesse il motivo della sua coraggiosa quanto pericolosa decisione di salvare i naufraghi del Kabalo, mettendo a rischio la propria vita e  quella dei suoi uomini. Todaro rispose all’Ufficiale nemico: “Sono un uomo di mare come lei. Sono convinto che Lei al mio posto avrebbe fatto  altrettanto”. L’ufficiale belga visibilmente commosso a questo punto aggiunse “Non le ho detto che ho quattro bambini piccoli. Se non può dirmi il suo cognome faccia un eccezione per loro, perché possano ricordarla nelle loro preghiere”. E Todaro di rimbalzo, concluse “dica ai suoi bambini di ricordare nelle loro preghiere Salvatore Todaro”. Saluto’ il suo interlocutore e scivolò in cabina.

Il “Cappellini” riprese la rotta verso la base di Bordeaux ove ad attenderlo si sapeva che avrebbe trovato un clima non proprio idilliaco dei vertici della marina per le sue scelte a dir poco avventate e discutibili. Il Comandante fu ricevuto dall’Ammiraglio tedesco Donitz che sprizzava ammirazione per il Capitano di corvetta italiano. La qual cosa non lo esentò dal ricevere un rimprovero ufficiale per il suo “comportamento” andato ben oltre i regolamenti militari: ” Sig. Todaro – esordì Donitz –  Vorrei ricordarvi che questa é una guerra e non una crociata missionaria. Voi siete un ottimo ufficiale e un perfetto Comandante di unità navale in guerra, ma non può fare il Don Chisciotte del mare”. A queste parole il nostro eroe rispose immediatamente e senza alcun timore reverenziale: “Gli altri non hanno come me, duemila anni di civiltà sulle spalle”. Parole che ancora oggi restano scolpite nella storia della nostra Marina Militare.

Per l’affondamento del Kabalo e per aver salvato molte vite umane, Todaro fu insignito della Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Intanto la sua fama cresceva tra le forze dell’Asse ma soprattutto tra gli inglesi, che erano sempre più terrorizzati dalla paura di incrociarlo in mare aperto.

 

 L’ARTICOLO CONTINUA sulle pagine di Campo Sud di Sabato 29 Luglio.