FORZE POLITICHE ALLO SBANDO E RINCORSA ALL’ACCAPARRAMENTO DEI TRASFORMISTI hanno fatto dimenticare le iniziative per la “Casa Museo” di Maradona!

La Napoli divisiva e competitiva non è la Napoli di Diego.
Napoli, città dai mille volti e dalle mille contraddizioni, dove con naturalezza si accostano il Bambinello e il “monaciello”, dove si respira arte in ogni vicolo  di questa città in cui la disoccupazione è elemento tipico, dove in un semplice​ “panaro”​ calato dal balcone si cela e contemporaneamente si manifesta tutta la generosità di un popolo. Un popolo capace di amare e di fondersi come pochi: per San Gennaro, la pizza, la musica, Maradona.
Esiste la Napoli che ha conosciuto Maradona, che l’ha venerato quando era ancora in vita e una Napoli che ha apprezzato Diego. L’uomo. Il lato fragile del campione. Dal connubio di Diego e di Maradona viene fuori il D10S, per cui Napoli tutta diventa un”unicum” fedele. La venerazione esponenzialmente una, universale. Viene fuori il Diego che gira le strade e i vicoli di quella Napoli perennemente grata, ma che lo esaspera, che lui ama, ma che lo consuma e lo risucchia. Quella città governata da certi “avvoltoi” spacciatisi per aquile dall’inguaribile lotta all’utile, al profitto interessato e alla speculazione di convenienza. Nemmeno tanto intelligente.
La notizia della scomparsa del Pibe de Oro era ancora fresca in quel 25 novembre dello scorso anno, scolpito nell’animo di ogni tifoso, che prontamente si inaugurò la lotta dei proclami: se il sindaco de Magistris rilanciò immediatamente la notizia dell’intitolazione dello stadio scippandola persino a San Paolo, il Presidente della regione De Luca repentino, intitolò non solo una fermata della Cumana, ma addirittura bissò commissionando tanto di murales. Se il Sindaco uscente s’inventò la “sinfonia della felicità”, ovvero la “questua” presso i napoletani per commissionare una statua che il Comune avrebbe scelto, affidata la lavorazione ed installato, i novelli pretendenti allo scranno di palazzo San Giacomo, per la campagna elettorale, pensano di candidare capolista il fratello di Maradona, che però è ancora sprovvisto di cittadinanza.
Napoli che onora Maradona come un monumento è la Napoli capace di far guerra anche su una statua a lui dedicata: il Comune riceve in dono il capolavoro del maestro Domenico Sepe e il patron De Laurentis, pare,  ne commissioni un altro alla Fonderia Nolana. Se la statua di ADL è sofisticata ed ha visto la collaborazione di Stefano Ceci, ex manager di Diego, basata sul vero calco delle mani e dei piedi del campione argentino preso prima della sua scomparsa, il capolavoro di Domenico Sepe, omaggio gratuito a tutti i napoletani -questa la sola richiesta dell’artista – ritrae Diego con la tecnica del bronzo a cera persa, la stessa usata per i bronzi di Riace. Nella scultura dell’artista napoletano – manco a dirlo – Diego sembra essere proprio un dio greco, intento nella corsa, magistralmente calibrato, che avanza palla al piede, mentre l’altro poggia su una base che ricorda la sagoma geografica dell’Argentina, da dove è partito per poi ergersi in tutta la sua statuarietà – l’opera è a grandezza naturale – verso quei cieli che Dieguito ha conquistato.
Ognuno aveva la “sua” statua da esporre, ma il campionato è iniziato senza omaggio e senza cerimonia: de Magistris aveva organizzato pure l’evento con cinquecento bambini che avrebbero dovuto formare una coreografia con la scritta D10S alla quale, però, non avrebbero partecipato i calciatori, causa impegni. Fatto sta che, per il mancato dialogo tra Comune e Società, i napoletani non possono apprezzare il dono che il Maestro Sepe ha fatto alla città.
Un altro evento che ha tutto il sapore della speculazione politica e che assume tutto il significato dell’ennesima brutta figura.
E non è l’ultima!
Per il primo anniversario della scomparsa di Maradona, il Paternal – la casa museo dedicata al fenomeno argentino – per bocca del suo presidente Miguel Martin Perèz, ha scelto ancora Napoli e i napoletani invitando alla commemorazione un altro artista, il pittore acerrano Cuono Gaglione. Meglio conosciuto come il pittore di Maradona. Al Gaglione, che ha esposto già nel 2003 alla sede della Commissione Europea di Bruxelles e nel 2005 al Parlamento Europeo di Strasburgo, sono state commissionate ben venticinque opere che andranno ad affiancare in maniera permanente il celebre quadro donato al campione e che oggi è custodito nel museo ribattezzato La Casa de D10S.
Se tra le Istituzioni è in atto una vergognosa lotta all’esibizione del proprio trofeo, nessuno tra Comune, Regione e Società Sportiva si è fatto avanti per patrocinare l’”ospitata” in terra argentina. Nessuno che si inorgoglisca della “chiamata” e del ricordo di Napoli e dei napoletani. Tanto  per l’invito, quanto per la presenza nel Paese del calciatore scomparso. Nessuno che voglia collaborare al protocollo delle opere che rischiano di essere inviate oltreoceano alla stregua di un insignificante pacco postale, orfane di padre, senza l’anima del loro creatore. Evidentemente l’Argentina non porta voti. E l’opera d’arte di Sepe, evidentemente, non è ancora riuscita a essere inquadrata nei gangheri della speculazione politica.
Un vero e proprio affronto alla cultura, un oltraggio al genio cittadino, un mancato apprezzamento del valore ( tra l’altro gratuito) da parte delle Istituzioni tutte.
Gaglione e Sepe, due volti dell’eccellenza napoletana, italiana, mondiale, non riconosciuta e non valorizzata, uno sfregio all’arte addirittura prima di essere esposta.
Ma Napoli è città di cultura e sentimento e – per fortuna e grazie a Dio – non è ancora tutta melensa: la scrittrice e saggista premio Masaniello Marina Salvadore ha sposato la causa del pittore di Maradona e ha trovato nell’ex calciatore dall’animo nobile Danilo Filippini, oggi impegnato in attività no-profit per bambini speciali, un sensibile e valido collaboratore all’iniziativa. Ma non basta.
Un appello, perciò, va rivolto alla società civile e ai tifosi tutti che sono rappresentanti ed essenza autentica della Napoli vera e del Napoli affinché, grazie a loro che incarnano la pura identità, il nome di Napoli sia ancora tenuto alto. A loro rappresentanza, per il buon nome della città, nella memoria di Diego Armando Maradona.