Napoli ha bisogno di progetti ambiziosi e di una classe politica riconoscibile e di alto profilo!

In una intervista di ieri al direttore del Tg2, Jenny Sangiuliano, il giornalista si sofferma, tra l’altro, sul processo di desertificazione industriale di Napoli, verificatosi negli ultimi decenni . Sangiuliano sottolinea che
“Alla fine degli anni Sessanta Napoli era la terza realtà industriale del Paese, era al livello di Milano, Torino e Genova. Vantava industrie come Olivetti, Alenia, Selenia. La stessa Italsider produceva un acciaio apprezzato in tutto il mondo. E tutto questo non esiste più, con la connessa perdita di competenze».
” Questo, naturalmente, in riferimento alla grande industria. Tuttavia la distruzione dell’apparato industriale ha coinvolto via via  centinaia di aziende piccole e medie e tutto il relativo indotto.
Va anche detto che a destra non vi è mai stata, tranne casi sporadici, una vera consapevolezza  della necessità di difendere e sostenere l’apparato industriale di Napoli e della sua area metropolitana . Qualcuno pensava e magari tuttora pensa che Napoli possa vivere solo di turismo, di tarantella e mandolini. Senza fermarsi un attimo a pensare che ciò non è vero nemmeno per Venezia e per Firenze che, pur annoverando una forte tradizione e caratterizzazione turistica, sino a “costruire” una vera e propria industria del turismo, non per questo sono città che hanno smantellato il loro apparato industriale. Anzi, al contrario. Il loro hinterland pullula di imprese  e fabbriche medie e grandi che costituiscono l’ossatura produttiva del Veneto e della Toscana.
Rammento a tale proposito  che questa valutazione era ben presente in personalità del calibro di Silvio Vitale, ancorché studioso e scrittore tradizionalista, in Antonio Parlato, che difendeva la presenza industriale, limitandosi a affermare che doveva essere compatibile con la vocazione del territorio e, non ultimo, Antonio Rastrelli con la sua proposta di legge speciale per Napoli e dell’istituzione del Porto franco.
È davvero triste osservare come quei progetti e quelle visioni, poi concentrate nel “Progetto a 5 dimensioni per Napoli Capitale” non vengano ripresi ed attualizzati per fornire una proposta forte e concreta  di governo. E ciò può valere ancor più oggi, anche nel ruolo di forze di opposizione . Proprio per esercitare pienamente il ruolo che la Destra dovrà attuate nel futuro di Napoli e della sua area metropolitana e si corra, piuttosto, indietro a suggestioni  civiche , di stampo qualunquistico, prive di qualità e spessore culturale ed insufficienti per un autentico  progetto di grande respiro che possa determinare concretamente la rinascita sociale ed economica di Napoli.