Tra vecchie glorie, repentini ripensamenti e nuovi appetiti, riuscira’ il futuro Sindaco a fare uscire Napoli dalla sua profonda marginalità??

 

Tutti parlano dei nomi dei candidati, di quelli che si candidano, perché si candidano, e di quelli che non si candidano, perché non si candidano. Si discute il nome, le alleanze, la storia di ognuno, ma scorporandola dal contesto politico come se la politica finisse con l’elezione.

Non capiscono che non basta diventare sindaco, il problema è dopo, quando si deve governare. 

Nessuno ragiona sullo scenario che uscirà nel Consiglio Comunale. Ci saranno sei gruppi principali (pd, 5s, de Magistris, lega, fratelli d’Italia, Forza Italia) cui si aggiungeranno gli eletti nelle liste personali dei candidati a sindaco (almeno quella del candidato a destra e del candidato a sinistra) più quella di Bassolino. Poi le minori, che qualche consigliere lo prenderanno sempre. Una giungla.

Né giungla minore o maggior somma di intrighi vi sarà quando si potranno fare gli apparentamenti in vista del ballottaggio. Avremo ancora apparentamenti strani e lunghe cambiali da pagare?

Il sindaco una volta eletto non potrà contare che su un terzo, se pure, di consiglieri eletti con lui. Comincerà il mercato delle vacche (sarebbe meglio dire dei castrati) e durerà 5 anni. E nella situazione socio-economica di Napoli che succederà? Non occorrerebbe invece una amministrazione forte e decisa?

Né il sindaco potrà chiedere l’adesione di partiti diversi dalla sua lista sulla base di un programma, visto che nessuno lo ha proposto, anzi i più avveduti ed esperti si sono limitati a dire che si dedicavano all’ascolto dei cittadini (bella frase di pura demagogia) come se anche l’ultimo dei napoletani non conoscesse i problemi della città. Bassolino si pone all’ascolto dei cittadini : non sa quello che tutti chiedono? Non conosce i drammi di questa città da lui amministrata sino alla primavera del 2011 ? E poi Governatore della Campania per altri 10 anni, continuativamente! E in quegli  anni di governo indisturbato, il buon Bassolino, a chi ha dato ascolto?

La verità è che questa campagna elettorale serve solo per sedere al tavolo delle trattative sulle spartizioni a farsi. Il buon governo, l’interesse della città e dei cittadini sono affermazioni apodittiche.

 

A Napoli, città che nell’immaginario collettivo è una città di destra, non c’è un sindaco di destra dagli anni ’50. Peggio di Bologna che almeno ha avuto la parentesi  Guazzaloca. Ha perso rovinosamente alla regione. Politicamente e praticamente la destra a Napoli non è rappresentata. È assente. 

Fino ad oggi si sono avute sempre candidature presentate uno o due mesi prima delle elezioni, senza preparazione e senza programmi. Senza tener conto delle problematiche locali. Candidati senza storia politica che poi, talvolta, hanno abbandonato lo schieramento di centro destra per andare in soccorso del vincitore.

 

Si sarebbe dovuto “costruire” un candidato sulla base di proposte politiche forti e riconoscibili; si sarebbe dovuto far capire che si sarebbe cambiato registro per cambiare in modo radicale e strutturale questa città. Si sarebbe dovuto parlare all’imprenditoria, al mondo delle professioni, del commercio, dell’industria, dell’artigianato. Si sarebbe dovuto parlare delle esigenze dei singoli quartieri in modo che anche i candidati alle municipalità si fossero potuti inserire in una proposta omogenea e univoca. Si sarebbe dovuto, ma non si è fatto.

Si sarebbe dovuto fare un programma che vedesse Napoli assurgere al ruolo di città chiave del turismo, nel Mezzogiorno e non soltanto. Mai come in questo momento, in cui la città è bloccata per l’emergenza Covid, si sarebbe dovuto fare un programma concreto, che fosse percepito come fattibile dalla popolazione e perseguirlo con ostinazione. Si sarebbe dovuto, ma non si è fatto.

Si sarebbe dovuto, come pur fece inizialmente Bassolino da sindaco, far convergere le professionalità necessarie al decollo della città, professionisti che sapessero fare i progetti europei o, in altro ambito, che sapessero razionalizzare le energie presenti. Si sarebbe dovuto, ma non si è fatto.

Ma non basta, il candidato a sindaco, avrebbe già dovuto presentare lo staff, compresa la futura giunta che deve collaborare e qualificare un progetto per la città, perché, per vincere, si deve anche e soprattutto pensare ad un programma. E le liste non dovrebbero essere “nomi in libertà”, ma espressione di quei gruppi economici e sociali che verrebbero coinvolti nella realizzazione del programma. 

Invece nulla, si va all’elezione con un porta bandiera, anzi neppure questo visto che il candidato di destra (?) non porta bandiere. Il problema politico non sono i suoi trascorsi giovanili, tutti possono in 40 anni cambiare legittimamente opinione, da Bombacci a Ingrao a Masullo. Ma costituisce certo un problema l’assenza di un programma caratterizzante e vincolante, almeno per ora.

Sempre più la politica perde il contatto con i cittadini e fonda unicamente sul messaggio mediatico. I cosiddetti social contano più delle vecchie sezioni. E le televisioni contano più delle strutture di partito. Il dibattito dei congressi, il confronto delle tesi è solo un ricordo di vecchi nostalgici che possono solo affermare che il sistema non funziona più. Tutto é improvvisazione. Tutto é virtuale. E con queste premesse, Napoli sarà sempre più condannata alla marginalità!

 

Pierfrancesco del Mercato