Se il governatore è uno “sceriffo”, la “sua” terra non può che essere un far-west !

Sono scene da far-west quelle che consegna Napoli del primo fine settimana agostano alle cronache locali e nazionali. Dal centro alla periferia ovunque è degrado. Disinteresse. Pericolo. Vergogna.
Nella stupenda Castellammare di Stabia un Carabiniere, libero dal servizio e con pieno senso del dovere, viene massacrato, dopo essere stato ripetutamente investito da un ciclomotore con tre energumeni a passeggio e poi finito a colpi di caschi e sgabelli di un vicino bar, solo perché aveva osato sedare una lite per una comunissima questione di viabilità. Evidentemente i “bravi” non sono solo nella datata Lombardia del Manzoni.
Nella centralissima Piazza Bellini, zona della movida partenopea, invece, ad essere aggrediti e malmenati sono stati gli operatori del 118, allertati a loro volta da una pattuglia di militari dell’Esercito Italiano impegnati nell’operazione “Strade Sicure”, perché un ghanese era in preda a delle convulsioni che, solo quando sarà concesso al personale sanitario di svolgere il proprio lavoro, si scoprirà essere sotto gli effetti di un mix di alcol e sostanze psicotrope ingerite in quantità esorbitanti.
Personale medico dei mezzi di soccorso del 118 che, inspiegabilmente, o forse no, veniva aggredito da africani che impedivano alla autoambulanza di recarsi sul punto di chiamata. Di fatto sequestrandola. E conseguentemente ritardando anche altri futuri interventi.
Solo l’ausilio delle Forze dell’Ordine ha fatto sì che l’intervento di soccorso potesse essere portato a compimento.
Malavita locale e delinquenza importata, nella città come nella provincia. Insediatasi ovunque. Ovunque dove le Istituzioni sono assenti con consequenziale sostituzione dell’antistato al posto dello Stato.
Perché, se la propaganda politica che si mette in campo in campagna elettorale, quella di cui proprio la Giunta uscente non dovrebbe avere bisogno, (millantando – una situazione idilliaca, un impegno a 360°, successi su trionfi) , l’abbandono del territorio, dal centro alla periferia, è, invece la politica dei fatti. Di ciò che questa politica ha fatto. O forse anche il non aver fatto può essere (da loro) propagandato come l’aver fatto qualcosa.
Di qui l’esigenza della (loro) politica della paura quando, invece, è giusto avere paura di questa politica.
Un’amministrazione del governo regionale e cittadino fatta di minacce, di prevaricazioni, di imbrogli e truffe che porta a far credere che un Presidente della Giunta regionale possa legiferare con valenza superiore a quella del Governo centrale. Che porta a essere identificati anche se si vuol andare a mangiare una ”fetente” di pizza – di cui al momento ne hanno più bisogno i ristoratori che i clienti – da un cameriere che ha sostituito la comanda con il modulo dove riportare gli estremi di identificazione, con termometro e metro al posto di penna e taccuino e con ogni altra idiozia non afferente al proprio lavoro. Inducendolo a mettersi persino dalla parte del torto perché anche in Campania – come in Italia tutta – l’identificazione è compito riservato solo ed esclusivamente alle FF.OO.
Ed evitiamo di menzionare il trattamento di dati sensibili.
Nella stessa Campania – come nell’Italia tutta – blindata in casa e messa illegalmente ai domiciliari previa imposizione del bavaglio mascher(in)ato, in una sorta di eutanasia nazionale, il centro storico della Napoli di De Magistris e della Campania a guida De Luca, dal Vasto a Porta Nolana, dal litorale Domizio al Vallo di Diano, le risorse INPS – come i ghanesi dello “spettacolo” di piazza Bellini – si trastullavano indisturbati, persino incontrollati, privi, e forse persino autorizzati, a non indossare alcun dispositivo di protezione individuale, mettendo a ferro a fuoco la città, piegandola alle proprie esigenze – anche fisiologiche – facendola di fatto propria. Tra l’assenza generale delle Istituzioni e dei locali amministratori, sempre più attori, impegnati a fare dirette social, a crearsi il personaggio in assenza di personalità, a rispolverare l’antico mestiere in paparazzate televisive, ad annunciare imminenti disponibilità ed immediate e future candidature. Non disdegnando quella campagna elettorale che non servirebbe a chi ha appena amministrato.
Rendendosi persino complici del passaggio, azzarderei persino “consegna”, di interi pezzi di territorio locale a queste bande organizzate che, sentendosi padroni, danno luogo a scene come quelle appena descritte e, purtroppo, vissute.
Luoghi che chi amministra dovrebbe conoscere e curare, in loco, con la presenza e l’interesse e non da dietro una tastiera o da davanti la telecamera, chiusi nei palazzi e dietro la scrivania a produrre ordinanze fittizie e divieti comici al punto da essere ridicoli.
La politica-quale-amministrazione-della-polis è una cosa seria e va fatta dalle persone serie. Gli altri possono solo farsi questa campagna elettorale che, almeno ufficialmente, tra poco sarà finita.