In ricordo di SERGIO RAMELLI, uno degli Eroi della Gioventù Nazional popolare.

L’ANTEFATTO :

Studente diciottenne di un Istituto Tecnico Industriale di Milano, in un tema in classe commette “l’imperdonabile” errore di commentare e condannare sia l’assalto compiuto dalle Brigate Rosse qualche mese prima nella sede del Movimento Sociale Italiano di Padova che portò  alla vile uccisione di un Carabiniere in pensione (Giuseppe Mazzola) e  di un giovane Agente di commercio (Graziano Giralucci) che il mancato biasimo delle Istituzioni avverso tali fatti criminosi compiuti dai terroristi delle Brigate rosse. Crimini puntualmente rivendicati dalla sanguinaria sigla terroristica.

“L’ottimo” professore di Italiano del Ramelli , a questo punto, non trova di meglio che coinvolgere sul fatto, al fine di ottenere una condanna esemplare di tutti gli studenti,  proprio i colleghi dell’intero Istituto, pubblicando il tema in classe di Sergio sulla bacheca degli avvisi. (Sic!)

Sergio viene prontamente sottoposto ad un “processo politico lampo” (di quelli che la storia ci ha insegnato a conoscere con il famigerato Comitato di Liberazione Nazionale, il tristemente famoso CNL)  dall’esito tragicamente già scritto e scontato!

Nei giorni successivi, dopo aver subito due violente aggressioni da cui usciva con le ossa rotte ma per fortuna vivo, la madre lo obbliga a lasciare quell’Istituto Tecnico, iscrivendolo ad una scuola privata nel milanese.

“HARZET 36 FASCISTA DOVE SEI”

Il giorno 13 Marzo 1975 otto, dico otto militanti di Avanguardia Operaia, tutti studenti della Facoltà di Medicina dell’Ateneo meneghino, i cosiddetti “idraulici” armati di chiavi inglesi  modello Harzet 36,  attendono il giovane Sergio Ramelli sotto casa e gli fracassano brutalmente il cranio nonostante i vani tentativi di difesa compiuti dall’incolpevole giovane studente milanese.

Dopo 45 giorni di agonia in un letto di rianimazione e dopo che i suoi aguzzini minacciarono anche il fratello a lasciare definitivamente Milano in cambio della sua sopravvivenza, Sergio si spegne. E risultò tra l’altro molto arduo anche rinvenire un sacerdote che officiasse il rito funebre di commiato!

Attualmente uno degli otto vili aggressori di Ramelli ricopre l’incarico di Primario presso l’Ospedale Civile di Canosa, in Puglia. Mentre un altro lo scorso anno, agli inizi della pandemia di Coronavirus, era stato nominato nel CTS (Comitato Tecnico Scientifico)della Regione Lombardia!! Fortunatamente qualcuno “svegliò” il Governatore Fontana che prontamente gli revocò l’incarico!

IL PROCESSO

Cinque degli otto assassini confessarono (dopo indagini interminabili) e chiesero il perdono alla madre di Sergio, depositando, tra l’altro, presso un notaio la somma di 200 milioni di lire a titolo di risarcimento. La famiglia Ramelli non accettò mai quel danaro.

La Corte di Cassazione confermò la condanna per omicidio volontario con le attenuanti del concorso “anomalo”.

Solo due degli otto assassini andarono in carcere anche a causa di condanne aggiuntive . Gli altri, tra condoni e pene alternative, favoriti dalla loro condizione sociale (erano diventati quasi tutti medici), non videro mai le celle chiudersi alle loro spalle.

Addio Sergio, noi non ti dimenticheremo. Mai!