De Magistris: quale eredità?

Cosa resterà di questi dieci anni di de Magistris? Il bilancio “pezzotto” e “salva-poltrone” approvato con l’ausilio di quella parte che è stata mandata in Consiglio per opporsi alla gestione del DeMa? Gli undici rimpasti o i pochi rimasti? I trentasei assessori cambiati? I quattro vice che si sono avvicendati? I quaranta collaboratori che sono stati sostituiti? I silenzi sulle aggressioni alle Forze dell’Ordine perpetrati da appartenenti al consiglio comunale o le beghe in mondovisione con l’inquilino di palazzo Santa Lucia? Forse lo schierarsi con i centri sociali quando questi tentarono di impedire al senatore Matteo Salvini l’ingresso alla sede del quotidiano Il Mattino? Le camminate in notturna nella monnezza o la fallimentare gestione dell’ANM, partecipata dal Comune? Una gestione “immobile” del “trasporto settembrino” che ha acuito la situazione già tragica del Covid e che ha anticipato solo di qualche mese le continue chiusure delle scuole per allerta meteo: vento che abbate gli alberi, pioggia che si abbatte su Napoli trasformandola in una “sudicia” Venezia, delinquenza e illegalità diffusa, anche tra i giovanissimi che diventano, a torto a ragione, vittime ingiuste; multinazionali, relativi indotti e semplici piccole attività che chiudono, spesso per sempre,  e se non chiudono delocalizzano lasciando ai locali impiegati un pugno di mosche in mano. Qualche volta, anche una canzone e… tutti belli ciao, ciao ciao.
Solo qualche giorno fa in città è andata in scena l’ennesima doppia protesta di lavoratori ormai ridotti sul lastrico: da una parte i ristoratori che hanno aderito all’iniziativa di protesta “ioapro”, costretti a star chiusi dagli ormai famigerati DPCM da quasi un anno e dall’altra i disoccupati che si sono riuniti in corteo in piazza Matteotti per passare davanti alla Città Metropolitana, fino ad arrivare al Comune dove è stato esposto lo striscione “Recovery Clan”, evidente segno di protesta della “guerra” scatenatasi tra i governanti per spartirsi i miliardi del recovery fund stanziati per l’epidemia da Covid, mentre a nessuno dei litiganti sembra minimamente interessare degli ottantamila e più morti, dei milioni di uomini e donne disperati per mancanza di lavoro.
Chissà se questa gente è stata notata dal Primo Cittadino, magari quando si affaccia al balcone di Palazzo per volgere lo sguardo ovunque, eccetto che a Napoli, oppure la sua vista è orientata – e appannata – dal sostenere l’Azerbaigian con mozioni in Consiglio – nella stessa seduta anche una per l’udinese Giulio Regeni – mentre si dimenticano lavoratori come quelli della Whirlpool di Napoli Est, a danno dei quali si è consumata una doppia sciagura, locale e nazionale i cui “autori” sono anche e soprattutto i politici del posto.
Alla lista degli “invisibili” si aggiungono gli ex occupati presso la MeridBulloni di Castellammare di Stabia che rischiano di rimanere a casa con le loro ottanta famiglie. Né pare ci siano state mosse da parte dei locali amministratori nei confronti del gruppo Visconti che sembrerebbe essere un possibile acquirente dell’industria stabiese.
Eppure il DeMa in questo decennio ha ampiamente dimostrato di saper togliere i giovani dalla strada e aprire loro nientemeno che le porte di Palazzo San Giacomo: dopo la nomina della pasionaria del centro sociale Insurgencia Eleonora De Majo ad assessore alla Cultura, dopo aver precettato l’attivista (e arrivista) di Libera Alessandra Clemente, tanto da essere il delfino del primo cittadino, colei che dovrà continuare la rivoluzione arancione a palazzo, a sei mesi dalla scadenza del secondo mandato targato DeMa, un nuovo innesto strizza l’occhio al mondo dei centri sociali, degli antagonisti, quelli che erano “fieri di non votare”: dentro anche il duro e puro Giovanni Piscopo, “scissionista” dell’ala più moderata e del centro sociale “zero81” e disposta al dialogo con il Sindaco arancione, recentemente nominato assessore alle politiche del Lavoro, delega buona ormai solo per fare i pacchi (nel senso che l’imminente trasloco per fine mandato non garantisce di potersi esprimere al meglio) e malvista nel mondo del lavoro vero, quello dei sindacati -CGIL, CISL e UIL su tutti – a cui non è piaciuta la sostituzione del navigato Enrico Panini in cui proprio le maggiori sigle del settore avevano trovato il vero e unico interlocutore col fatato mondo di de Magistris.
D’altronde il Sindaco con la bandana lo aveva già detto che lui “sta con i centri sociali” e il percorso tracciato porta in quella direzione, come ha fatto notare anche il politologo dell’Università Federico II Mauro Calise “Napoli è una città dove l’opposizione è scomparsa: il Pd non conta più nulla, la destra non è maggioranza da quasi trent’anni, il M5S è stato completamente assorbito da de Magistris. Ecco perché la sua base elettorale, che non è numerosissima, gli consente in ogni caso di vincere le elezioni”.
Dieci anni dopo, quale eredità? Passare dalla bandana in fronte alle pezze al c…