DAL COVID ALLA POLMONITE SINCIZIALE: Il Professor TARRO condannato all’oblio !!

Ed eccoci qua che mentre pratichiamo l’ennesimo estenuante accanimento terapeutico alla pandemia da Covid-19 perché duri sempre più e ci preparano per un’altra, nuova emergenza – pare -climatica, per il prominente principio scientifico del “non c’è due senza tre” che ingloba anche il vecchio adagio “tra i due litiganti, il terzo gode”, ecco spuntare una nuova-ma-non-nuova emergenza (che tale non è). Manco a dirlo, sanitaria.
E come in ogni tragedia che si rispetti, anche in questa Italia ridotta a nave senza nocchiero, ma con al timone i croceristi del ’92 che, nonostante tutto, ancora si ostina a non affondare, “prima i vecchi e i bambini”: così, se il Covid s’è portato con sé la parte “antica”, le radici e i ricordi della nostra identità, quest’altra emergenza colpisce i bambini. È in aumento, infatti, o almeno così ci dicono, in ogni ospedale d’Italia, da Nord a Sud, un nuovo male, conosciuta essenzialmente perché questa influenza ha colpito due noti influencer: i coniugi (è Zan-politically correct?) Ferragnez. O meglio, la loro piccolina, ricoverata all’Ospedale Buzzi di Milano per quella che pare essere una polmonite sinciziale.
Già, proprio la polmonite sinciziale che, purtroppo, è male noto – “male oscuro” negli anni 1978/79 a Napoli- studiata, combattuta e sconfitta proprio da un “napoletano d’adozione”, il prof. Giulio Tarro, virologo di fama mondiale, scienziato candidato “per sbaglio” due volte a quel Nobel “troppo politicamente corretto” e, quindi, mai assegnatogli.
E come per l’emergenza Covid (la cui intervista per Campo Sud potete trovarla qui https://www.camposud.it/2020/10/le-interviste-di-campo-sud-tony-fabrizio-intervista-in-esclusiva-il-professor-giulio-tarro/), in netta controtendenza con i soloni dell giornalismo ufficiale elevato a quarto potere che dà voce solo ai “mestieranti di regime”, Campo Sud ha chiesto lumi in merito proprio allo scienziato siculo-napoletano.
La polmonite sinciziale che i media hanno scoperto oggi non è altro che il male oscuro che afflisse Napoli nel 1979 e che fu scoperto e debellato proprio dal prof. Giulio Tarro.
Le cronache di allora ci consegnano un bambino morto ogni giorno, tra il primo e il secondo anno di vita con una incidenza tale verificatasi solo a Napoli. Nessun medico di allora riusciva a capire di cosa si trattasse e soprattutto come poter intervenire prima che circa ottanta bambini ne rimanessero vittime. Fu proprio il “figlio scientifico” del prof. Albert Sabin, allora giovane primario dell’Ospedale Cotugno di Napoli, che iniziò a studiare il fenomeno (nonostante il Cotugno non trattasse casi pediatrici). In realtà, allora come ora, nessuno pensò di coinvolgere il Tarro già professore di Virologia oncologica all’Università di Napoli, ma “per sbaglio” ci pensò il giornalista di punta della Rai Willy Molco il quale chiese aiuto proprio all’illustre virologo per incontrare i medici che erano in prima linea contro questa epidemia dilagante. Di qui, l’interessamento anche del prof. Tarro che, grazie all’aiuto di colleghi che si occupavano direttamente dei casi, si rese immediatamente conto che questo male colpiva esclusivamente i bambini che venivano ricoverati in terapia intensiva perché non considerati quali casi pediatrici e intubati (guarda un po’…) senza che si conoscesse poi il cursus clinico. Studiando i casi, il Tarro si rese conto che si trattava di un virus quando non si pensava minimamente ad un fatto respiratorio. Studiò le cellule, dunque, anche i campioni dei bambini ricoverati in Pediatria e “vide” gli agenti e gli anticorpi del sangue. Provò, quindi, ad isolare il virus ed effettuò un riscontro della fusione di cellule, ovvero il sincizio.
Il giovane primario aveva avuto un’idea geniale: sulla maggior parte dei bambini ricoverati in pediatria individuò il sinciziale. Studiò “se era possibile intravedere un’epidemia e quindi la possibilità che il virus passasse da una cultura cellulare all’altra, individuando così la riproducibilità della malattia. Ebbe in mano il postulato di Koch, individuò cioè il virus responsabile”.
Apparve chiaro (solo al Tarro) che si trattava di un virus e il fatto che i bambini non venissero curati per bronchiolite, quando in realtà, era in atto una e vera e proprio epidemia proprio di bronchiolite fu l’errore mortale che portò alla fine di quasi cento bambini. Non si contano, per fortuna, quelli salvati dall’intuizione acutissima del Tarro che, conoscendo come trattare la bronchiolite, portò alla cura dell’infezione e a debellarla.
Per il principio “duplice” che impera e divide, che già allora preferiva i martiri agli eroi, le cassandre ai profeti e l’apprezzamento inutile poiché postumo, l’Istituto Superiore di Sanità non ammise subito questa scoperta epocale. Anzi, proprio l’allora ministro della Salute Tina Anselmi ex partigiana Gabriella, santificata per il prode gesto di non piegarsi al tentativo di corruzione circa dei medicinali ritirati, “massacrò” letteralmente il “povero” scienziato fino a quando non intervenne l’Organizzazione Mondiale della Sanità che lo fece convocare a Roma, prese visione dello studio direttamente dal suo scopritore il quale raccontò loro del virus sinciziale con conseguente apprezzamento pluripremiato e “sconfitta” per l’I.S.S. che fu costretto a riconoscere ad ammettere la scoperta. Un (in)successo istituzionale sanitario figlio di quella ambiguità italica che vuole il termine “sanitario” afferente non solo all’ambito medico, ma una più appropriata aggettivazione che per ben definire certi soggetti. Al pari di un Vespasiano che non è solo un imperatore romano.
Un’autentica realtà irreale quella che stiamo vivendo e che già la scrittrice Marina Salvadore aveva a suo modo “profetizzato” nel suo covid-congresso delle Janare in Terronia Felix edito nel dicembre 2020 e che ha per protagonista proprio il prof. Tarro, volutamente dimenticato dalla scienza ufficiale, che profetizza realtà che lo trasformano in una novella Cassandra, in un coraggioso Bruno Contrada lasciato a combattere la sua odissea giudiziaria da solo contro tutti, profeta in una patria irriconoscente, studioso, scopritore e debellatore di una pandemia nuova che nuova non è, ma che grazie a lui è stata capita, curata e sconfitta, ma ripresentatasi, meglio (ri)proposta – questo lo sa anche la scienza ufficiale, compreso i boriosi quotidiani presenti in tivvù fino a permesso loro revocato – grazie a quei virus immuni da difese immunitarie, azzerate dal lavaggio continuo e compulsivo delle mani, dall’uso perenne della mascherina, dai lockdown che hanno fatto sì che il nostro corpo non avesse più difese né barriere. Proprio come questa vulnerabile Italia, senza confini, né “testa”, né difesa.