COVID CARD REGIONE CAMPANIA: CONTESTATO ALLA CRICCA DE LUCA UN DANNO ERARIALE DI OLTRE UN MILIONE DI EURO!!!

Era maggio 2021 quando dalle colonne di questo giornale (https://www.camposud.it/il-garante-della-privacy-la-covid-card-di-de-luca-a-me-me-pare-na-fessaria/tony-fabrizio/) ci chiedevamo quali costi e perché avrebbero dovuto sostenere i contribuenti campani – senza, tra l’altro, poter proferire parola – per la “genialata” della Covid card. Genialata che, manco a dirlo, porta(va) la firma e la forma del presidente della Regione Vincenzo De Luca. Il buffone di corte, il gigione di tutti i Presidenti che (mal) accettava la “reclusione” a Palazzo Santa Lucia, vissuta sempre più come un confino dei palazzi della politica romana mai raggiunti da De Luca senior. Da dove, quindi, poter fare ciò che più gli pareva in e della Campania.
De Luca, per cui il Covid è stata una vera manna dal cielo, quel tocco di popolarità per il resto dello Stivale di cui avremmo volentieri fatto a meno, pensò, o meglio, arrivò per primo a partorire quella nullità rivelatasi tale che è stato il passepartout per “gli amici del buco” che, grazie alla cosiddetta e conquistata Covid card, avrebbero potuto andare al cinema, al ristorante, sposarsi. Insomma, una carta, anzi una card che fa più international, che avrebbe dovuto garantire una parvenza di vita normale, dopo l’inoculazione di n. dosi di vaccino.
Quei costi ieri sono stati resi noti dagli uomini del nucleo di Polizia economica e finanziaria della Guardia di Finanza che hanno consegnato allo Sceriffo lucano un invito a dedurre della Procura regionale per la Campania della Corte dei conti (una sorta di avviso di garanzia) tramite la quale si contesta, come riporta l’Ansa, un danno contabile complessivo di quasi un milione di euro (oltre 928mila per l’esattezza). Il 25% è direttamente “intestabile” a Vincenzo De Luca, mentre lo stesso avviso è stato consegnato ad altri cinque componenti dell’unità di crisi allestita dalla Regione.
In realtà le Covid card, comprate e basta, non sono mai entrate in uso perché, a stroncarle sul nascere, fu il Garante della privacy che ritenne ledessero la riservatezza dei dati personali dei cittadini.
L’ennesimo capolavoro deluchiano che ci saremmo risparmiati volentieri insomma, sia in termini economici che in quelli di immagine. Entrambi compromessi dal satrapo di palazzo, e con la gestione della pandemia e con le dirette tivvù nelle quali minacciava l’uso di lanciafiamme, la caccia ai runner e ogni altra diavoleria che la sua bocca riusciva a defecare per gestire il suo regno come nemmeno un’enclave.
“L’invito a dedurre non è una condanna ma semplicemente un atto dovuto per accertare la responsabilità di un danno erariale certo”, sottolinea all’Adnkronos Antonio Giuseppone, procuratore regionale per la Campania della Corte dei Conti. E, noi che la Campania la viviamo e il “sistema De Luca” lo subiamo, siamo certi che questo “atto dovuto” volto ad accertare un danno certo, non riguarda certamente (purtroppo) solo le Covid card. Noi di Campo Sud lo sappiamo bene. La notizia dell’avviso a De Luca era ancora calda che subito è stata approntata la polemica politica, fotocopia di quel politichese tutto uguale da destra a sinistra passando per il centro: “gestione scellerata”, “sperpero di soldi pubblici” fino al postumo profetico “Ve l’avevamo detto”, ma la verità vera è che a denunciare i misfatti del Governatore campano, e in tempo reale, tempi non sospetti per i più è stato solo e soltanto il presidente dell’Associazione Campo Sud Marcello Taglialatela. Denunce doverose, mosse da quell’amore per la cosa pubblica, per la propria terra e per le proprie radici che si riveleranno, ne siamo certi, una tegola sulla testa dell’inquilino di Palazzo Santa Lucia.
Il Covid e la sua (di)gestione fecero la fortuna elettorale di don Vincenzo, ma non quella politica i cui risultati sono oggi sotto gli occhi e nelle tasche di tutti i cittadini, campani per primi che, tra non molto, saranno chiamati a scegliere con chi sostituire il Presidente che, sic stantibus rebus, non potrà più candidarsi. In realtà, egli aveva già minacciato di “candidarsi in eterno” e ha annunciato di stare studiando – sicuramente starà facendo solo quello, visto lo stato in cui versa l’intera regione Campania – come modificare la norma che gli permetterebbe la candidatura in aeternum. Fregandosene di ciò che pensano e vogliono i campani. Solo che il Covid adesso non c’è più, ci sono i postumi del feno-meno, i frutti di ciò che ha seminato, i risultati della sua inettitudine mascherata dalla macchietta che portava in tivvù ogni venerdì, come una croce, (ab)usando persino degli spazi istituzionali per fini personali e personalistici.
Chi è causa del suo male…