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È questa la politica che ci piace, quella dei fatti e non delle p…romesse. “La politica del fare” per dirla con il politichese. Detto-fatto: Vincenzo De Luca ha presentato la bozza della legge elettorale che darebbe il via libera al De Luca-Ter. La legge che prevede anche l’abolizione al limite dei mandati (non si sa mai che…) e ha abbassato la soglia di sbarramento al 3% o al 2% per le liste. Chissà perché ha presentato solo la bozza e non direttamente la legge in bella copia già bella e fatta. Già votata e approvata. Poi uno dice che la burocrazia in Italia… Solo perdite di tempo, ma come disse Qualcuno “cosa fatta capo A”.
D’altronde De Luca lo aveva detto che avrebbe fatto quel che avrebbe voluto. Non c’è Schlein che tenga! Non c’è accordo politico o veto di partito che possa nemmeno lontanamente pensare di vietargli di salire per la terza volta (consecutiva) sullo scranno più alto del palazzo della Regione Campania. Poco (gli) importa pure se il Pd nell’ultima tornata elettorale a.c. (ante covid) nemmeno avrebbe voluto candidarlo.
De Luca ne sa una più del diavolo: d’altronde il cosiddetto – dai giudici – “sistema De Luca” è così ben oleato e funzionante, almeno stando ai risultati, da non escludere proprio nessuno. Anzi, lui prontamente, da “avanguardia dura e spuria”, facendo leva sulla sua capacità di “immaginare il futuro” ha già chiamato a raccolta tutti i Presidenti di Regione, “orbi e tordi”, anche quelli di centrodestra – ma poi De Luca è veramente di sinistra? -, “anche quelli più timidi” affinché si coalizzino nella (sua) lotta contro “tutti i governi” per il riscatto del Sud. Peccato che De Luca dimentichi che il governo è uno solo ed è quello nazionale a cui anche la regione Campania deve uniformarsi e al quale anche lui è subordinato e non è quello contro cui combattere. Perché lo “Sceriffo”, in realtà, punta a coalizzare tutto il Centro Sud nella lotta – “antirisorgimentale” – all’autonomia differenziata in primis; in quella per accaparrarsi più fondi possibili destinati al Pnrr, in termini prettamente spiccioli.
Il riscatto del Sud per lui passa innanzitutto attraverso il doversi scrollare di dosso l’etichetta di “groppone dello Stivale”. E per farlo è disposto al tutto per tutto. Persino a stravolgere la sinistra storica: se Giolitti ebbe modo di dire che “per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano”, De Luca la legge addirittura la fa. Per sé. E chi fa per sé fa per tre. Mandati, appunto. Non c’è nemico Silvio che tenga! C’è ancora Silvio persino quando Silvio non c’è più. E i cittadini campani (e quelli campati da) di Vicienzo e del suo modo di am-minestra-re cosa dicono? Niente. E se stanno muti è ancora meglio. Loro mica contano? Hanno valore (elettorale) pari a uno. Ma pure questa cosa andrebbe rivista. Perché la sua è una lotta nobile per equiparare il Sud al Nord, per non creare differenze e per fare sì che tutti siano uguali, anche se qualcuno rischia di essere più uguale degli altri. Lui per primo. Per fregiarsi (o fregarsi) del titolo di Presidente-legiferatore. E, perché no di governat(t)ore del Regno del Sud. Che non si capisce ancora perché deve essere sud – nel senso di stare sotto, sottostare – a qualcosa che ancora si chiama Italia, quando, in verità, DeLucaLand andrebbe benissimo.
D’altronde De Luca lo aveva detto che avrebbe fatto quel che avrebbe voluto. Non c’è Schlein che tenga! Non c’è accordo politico o veto di partito che possa nemmeno lontanamente pensare di vietargli di salire per la terza volta (consecutiva) sullo scranno più alto del palazzo della Regione Campania. Poco (gli) importa pure se il Pd nell’ultima tornata elettorale a.c. (ante covid) nemmeno avrebbe voluto candidarlo.
De Luca ne sa una più del diavolo: d’altronde il cosiddetto – dai giudici – “sistema De Luca” è così ben oleato e funzionante, almeno stando ai risultati, da non escludere proprio nessuno. Anzi, lui prontamente, da “avanguardia dura e spuria”, facendo leva sulla sua capacità di “immaginare il futuro” ha già chiamato a raccolta tutti i Presidenti di Regione, “orbi e tordi”, anche quelli di centrodestra – ma poi De Luca è veramente di sinistra? -, “anche quelli più timidi” affinché si coalizzino nella (sua) lotta contro “tutti i governi” per il riscatto del Sud. Peccato che De Luca dimentichi che il governo è uno solo ed è quello nazionale a cui anche la regione Campania deve uniformarsi e al quale anche lui è subordinato e non è quello contro cui combattere. Perché lo “Sceriffo”, in realtà, punta a coalizzare tutto il Centro Sud nella lotta – “antirisorgimentale” – all’autonomia differenziata in primis; in quella per accaparrarsi più fondi possibili destinati al Pnrr, in termini prettamente spiccioli.
Il riscatto del Sud per lui passa innanzitutto attraverso il doversi scrollare di dosso l’etichetta di “groppone dello Stivale”. E per farlo è disposto al tutto per tutto. Persino a stravolgere la sinistra storica: se Giolitti ebbe modo di dire che “per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano”, De Luca la legge addirittura la fa. Per sé. E chi fa per sé fa per tre. Mandati, appunto. Non c’è nemico Silvio che tenga! C’è ancora Silvio persino quando Silvio non c’è più. E i cittadini campani (e quelli campati da) di Vicienzo e del suo modo di am-minestra-re cosa dicono? Niente. E se stanno muti è ancora meglio. Loro mica contano? Hanno valore (elettorale) pari a uno. Ma pure questa cosa andrebbe rivista. Perché la sua è una lotta nobile per equiparare il Sud al Nord, per non creare differenze e per fare sì che tutti siano uguali, anche se qualcuno rischia di essere più uguale degli altri. Lui per primo. Per fregiarsi (o fregarsi) del titolo di Presidente-legiferatore. E, perché no di governat(t)ore del Regno del Sud. Che non si capisce ancora perché deve essere sud – nel senso di stare sotto, sottostare – a qualcosa che ancora si chiama Italia, quando, in verità, DeLucaLand andrebbe benissimo.