Il Sindaco “pasionario” di una città in ginocchio che si occupa della crisi tra Armenia e Azerbaigian !!

Anno nuovo, politici vecchi. E politica ancor più vecchia che trova elementi “dissuasivi” e fuorvianti, per nascondere le proprie magagne e i fallimenti.
Palazzo San Giacomo si tinge sempre più di vergogna. Pur essendo, la vergogna, un sentimento per troppi motivi sconosciuto agli attuali occupanti del Palazzo.
Il primo Consiglio comunale del nuovo anno della città metropolitana vede presentata dal consigliere Solombrino e, (manco a dirlo!) approvata, una mozione con la quale si chiede alle autorità italiane di attivarsi per chiedere rispetto dell’integrità territoriale dell’Azerbaijan, fortemente “minacciata” dalla confinante Armenia.
Forse dimentichi – e speriamo non ignoranti – che i motivi del conflitto azero-armeno hanno più di un secolo e affondano le radici nella Russia di Stalin quando, il buon “Baffone”, allora Commissario delle Nazionalità, insieme al Partito Bolscevico del Caucaso, prese l’importante (per l’Unione Sovietica) decisione di annetterla all’Azerbaigian sulla base del fatto che sarebbe stato economicamente vantaggioso per la regione. Ma questo era in realtà solo un meschino pretesto. La vera ragione, piuttosto, era tenere Yerevan e Baku (rispettivamente le capitali dell’Armenia e dell’Azerbaigian) sotto il diretto di controllo di Mosca.
Chissà se gli attuali amministratori cittadini ignorano ugualmente che la Napoli che loro “amminestrano” è conosciuta nel mondo intero anche per una stradina dedicata proprio all’Armeno San Gregorio.
Un conflitto, quello azero-armeno, che è stato anche teatro dei genocidi. Il prezzo della solidarietà allo stato del Karabak che, come l’Armenia, ha respinto l’offensiva dell’Azerbaijan che, ostinatamente, tenta di recuperare la propria integrità territoriale risalente ai tempi pre-sovietici.
Di fatto una guerra “istigata” da altre due superpotenze, la Turchia – attivissima nel conflitto – che sostiene l’Azerbaijan e la Russia – più neutrale – schierata a favore dell’Armenia.
Tutte le più importanti personalità politiche mondiali (e qui ci spieghiamo il silenzio dell’Italia) hanno espresso una voce e una posizione politica chiara in merito. Dal presidente Macron che ha redarguito le offensive militari dell’Azerbaijan, al Ministro degli Esteri tedesco che ha chiaramente annunciato che la Germania, nel caso in cui il fuoco sull’Armenia non dovesse cessare, potrebbe rivedere la propria posizione di neutralità.

Un vero intrigo internazionale, con attori politici di primo piano che si fronteggiano su uno scacchiere spinoso e fin troppo caldo. Uno scenario inquietante che può esplodere all’improvviso, come spesso accade in quell’area geopolitica sempre in fermento e che mette ragionevolmente in apprensione gli osservatori. Ma non il nostro Gigino, il “Sindaco arancione”, il “pasionario” della rivoluzione napoletana. Il rappresentante dei poveri e degli emarginati, il liberatore dei deboli e degli oppressi, quello che tiene viva la memoria della Napoli delle Quattro Giornate, delle Medaglie (non sue) puntualmente appuntate sul petto e che non perde occasione per gridare, quando gli conviene, allo spauracchio del Fascismo e condannarlo (ormai sono da tribunale, o forse da teatro comico, anche le Abissine rigate e le Tripoline della Pasta Molisana). Colui che non disdegna di sostenere e schierarsi con il peggiore dei dittatori, a favore di un regime repressivo e autoritario e sostenerne la prevaricazione ai limiti della legittimità.
Nella mozione si accenna anche che il Nagorno-Karabakh, riconosciuto come parte dell’Azerbaijan, agli inizi degli anni ’90 sia stato occupato militarmente dall’Armenia e che il 27 settembre dello scorso anno l’Armenia abbia aggredito con le armi ancora una volta il malcapitato l’Azerbaijan.
Ci piacerebbe leggere sulla stessa mozione o conoscere dai suoi autori se le notizie sono state verificate e – magari – spiegarci anche come è possibile che uno Stato con soli tre milioni di abitanti come l’Armenia entri in guerra, se non previa costrizione. Magari per difendersi.
Ma sarà colpa di questo stramaledetto Covid se le notizie arrivano “mutevoli” o se non arrivano proprio come nel triste caso della Siria.
Stando sempre alla mozione e a quanto sostiene l’”Associazione Napoli – Baku”, l’antico gemellaggio tra la città di Napoli e la capitale dell’Azerbaigian risalente agli inizi degli anni 70, ha prodotto risultati concreti in termini di amicizia, scambi culturali, commerciali e istituzionali.
Che Napoli sia gemellata con Baku, forse a qualcuno in città risulta. Ma a leggere il documento sembra si parli degli Stati Uniti o di qualche altro paese industrializzato. Se é vero come é vero che in quella mozione del Consigliere Solombrino si fa esplicito cenno alla cooperazione nel campo degli approvvigionamenti energetici, in quanto principale fornitore di petrolio per il nostro Paese. E chissà cosa accadrà quando entrerà in funzione il gasdotto TAP. Senza parlare degli attuali scambi commerciali che riconoscono l’Azerbaigian quale principale acquirente del made in Italy e primo rivenditore di prodotti italiani nell’area caucasica, per una percentuale che si aggira intorno al 92%.

Qui l’affare puzza. E non è solo il gas…