Diciassette milioni di euro di decontribuzione per la multinazionale americana.
Fumata bianca ieri pomeriggio al Ministero dello Sviluppo Economico nel tavolo “Whirpool”. Il sito di Napoli non chiuderà e non sarà venduto. E’ stato previsto uno strumento normativo per mantenere lo stabilimento e salvaguardare i livelli occupazionali.
I buoni propositi della multinazionale di elettrodomestici sono stati presentati al Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio e ai sindacati, con alcune proposte per rilanciare la produzione e garantire i livelli occupazionali.
In cambio il Ministro ha messo sul tavolo la decontribuzione per 17milioni di euro sui contratti di solidarietà nei prossimi 15 mesi. In pratica 17 milioni di risparmi in tasse .
Il premier Giuseppe Conte ha annunciato alla Camera la svolta positiva delle trattative durante la sua informativa ai deputati.
Ai lavoratori di Napoli, in presidio sotto al Mise con le magliette «Whirlpool Napoli non molla», la notizia è stata data dai delegati sindacali.
Ad ottobre scorso, con un accordo quadro sottoscritto in sede ministeriale, Whirlpool aveva dato garanzie di investimenti e salvaguardia dell’occupazione in tutti gli stabilimenti del gruppo. A maggio, invece, vi era stata la doccia gelata per i 430 lavoratori di Napoli dell’azienda elettrodomestici. La Fiom-Cgil denunciava, infatti, che in un incontro con il management la multinazionale americana aveva manifestato l’intenzione di vendere lo stabilimento del capoluogo campano, coinvolto nel piano triennale insieme a Comunanza, in provincia di Ascoli Piceno, Teverola, Cassinetta di Biandronno, in provincia di Varese, fino a Melano, passando per Siena e Carinaro.
Di qui la dura presa di posizione del governo con il Ministro Di Maio pronto a “rimettere in discussione l’intero piano industriale e a verificare l’utilizzo che è stato fatto degli ammortizzatori sociali fino a oggi”.
Ieri pomeriggio altro “atto”: c’è stato un nuovo tavolo di confronto, governo, azienda e parti sociali.
Il Ministro Di Maio ha subito eliminato l’ipotesi di trasferimenti a Napoli di produzioni da altri siti italiani. «Non voglio guerra fra poveri» ha detto.
Resta invece, e piace molto ai sindacati, l’ipotesi di un trasferimento di parte delle produzioni dall’estero delle lavatrici di alta gamma per fare di Napoli quello che, in realtà dovrebbe già essere secondo il piano di ottobre, cioè il centro di produzione principale dell’alta gamma.
Per l’azienda invece la proposta con più chance di resistere nel lungo periodo sarebbe il «cambio di missione dello stabilimento» con un cambiamento verso la produzione di nuovi prodotti «sotto una nuova realtà aziendale e con una nuova organizzazione del lavoro». Si tratterebbe quindi di una ristrutturazione con l’intervento di un nuovo partner industriale che La Morgia avrebbe già nel cassetto.
Ma questa ipotesi non piace ai sindacati, perché temono sia un modo per incassare i 17 milioni di risparmi, guadagnare tempo e far perdere a Napoli (e all’Italia) una produzione di eccellenza. Al momento comunque la vendita resta «un’opzione ipotetica» perché, parole dell’azienda: «non è stata presentata nessuna manifestazione di interesse». Probabilmente a partire dalla prossima settimana si lavorerà a un sorta di compromesso fra le due ipotesi: fare di Napoli il centro della produzione alta gamma di Whirlpool (con probabili spostamenti di produzioni) e realizzazione di un nuovo prodotto a Napoli.
La vertenza passerà, quindi, ai tecnici, chiamati a esaminare le proposte illustrate dall’amministratore delegato e di Whirlpool Italia, nonché vice presidente operazioni industriali della regione Emea (Europa, Medio Oriente e Africa), Luigi La Morgia.
Sullo sfondo resta, intanto, l’oggettiva crisi globale del settore delle lavatrici di alta gamma, e il calo pesante delle esportazioni. Napoli ora sta lavorando sotto il 40% della sua capacità e i dipendenti, in solidarietà, lavorano 6 ore al giorno per 8/9 giornate al mese.