UCCIDERE LA SPERANZA ……… E NON SOLO. La tragica vicenda di INDI, la nostra piccola “connazionale” cui é stato negato di curarsi in Italia.

RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO UNA NOTA DEL PROF. LAZZARO MARIA CELLI,  LETTORE DEL NOSTRO QUOTIDIANO, CHE HA INTESO INTERVENIRE SULLA TRISTE VICENDA DELLA PICCOLA INDI GREGORY, SOTTOLINEANDO LA FOLLIA DELLA LEGISLAZIONE ANGLOSASSONE CHE METTE FORTEMENTE IN DISCUSSIONE IL DIRITTO ALLA VITA, SINO ALLA DECISIONE FINALE ASSUNTA DAI GIUDICI, CON LA PRESUNZIONE DI AGIRE NELL’INTERESSE ESCLUSIVO DELLA PICCOLA PAZIENTE.

LA REDAZIONE.

 

La storia di Indi Gregory contribuisce a scavare un solco divisorio ancora più profondo tra la cultura della vita e quella visione antropologica fortemente ideologizzata che rivendica il potere di vita e di morte dell’uomo sui suoi simili.
Tutto comincia quando, contro la decisione che prospettava la cessazione del supporto terapeutico della bambina, il padre aveva chiesto l’applicazione di una terapia alternativa.
I medici del Queen’s Medical Centre di Nottingham, non solo l’avevano negata, ma si erano fatti promotori di un’azione legale nei suoi confronti. Avvertito solo all’ultimo momento del procedimento avverso, il papà si era presentato in giudizio senza un avvocato perché non aveva compreso che si trattasse di un’udienza giudiziaria.
A questo punto intervengono nella storia i genitori Alfie Evans, un altro bambino  condannato a morte dallo statalismo inglese. Dopo aver contattato il padre di Indi gli consigliano di rivolgersi al Christian Legal Centre, uno studio legale londinese che si occupa della difesa dei bambini contro l’ideologia gender. Gli avvocati dello studio, tra cui figura anche Simone Pillon, hanno seguito il caso e affiancato la battaglia dei genitori di Indi.
È stata richiesta la cartella clinica della bambina e spedita allo staff medico dell’ospedale del Bambin Gesù per un parere medico. Esaminato il documento di circa 400 pagine, i medici del prestigioso ospedale pediatrico italiano hanno proposto una cura alternativa e prospettata la possibilità di un piccolo intervento cardiaco con un piano di cura sperimentale.
Il nuovo programma terapeutico è stato presentato alla Corte inglese, ma, incredibile a dirsi, è stato rigettato con la presunzione di operare nell’esclusivo interesse superiore della bambina.
Dal punto di vista scientifico lo staff medico del Bambin Gesù aveva lasciata aperta qualche possibilità di sopravvivenza della piccola, per cui i genitori, di fronte alla decisione contraria dei giudici, avevano chiesto che le fosse attribuita la cittadinanza italiana nella speranza di salvare la figlia da morte certa. La richiesta è stata concessa con una riunione straordinaria della Presidenza del Consiglio di Ministri in un lodevole tempo di record. Inoltre, il Console italiano in Gran Bretagna aveva nominato curatore di Indi il dottor Antonio Perno, Direttore Generale del Bambin Gesù. È stata anche avanzata una proposta di collaborazione dello staff medico italiano con quello inglese, ma ogni soluzione diversa da quella decisa dai giudici è stata categoricamente rifiutata. Il potere conferito loro dalla legislazione inglese gli attribuisce l’autorità di amministrare finanche la speranza di due genitori. Non solo! Con esso, si abbatte come una mannaia, un colpo di sfiducia nei confronti del progresso della scienza medica. Come non considerare barbara una decisione così? Con essa è stato eretto un invalicabile muro ideologico. Siamo alla statolatria!
Il respiratore che teneva in vita la piccola è stato spento. Il cuore ha cessato di battere, poi ha ripreso e continuato autonomamente per poco tempo fino a fermarsi nuovamente per sempre.
Ora uno Stato che voglia considerarsi veramente civile dovrebbe riconoscere l’inviolabilità del diritto ad una terapia alternativa ad ogni essere umano che intenda richiederla, ma questo, nel Regno Unito così “progressista” o “progredito”, non è riconosciuto.
Bisogna precisare che Indi riceveva solo un supporto vitale quindi, il suo, non si configurava come un caso di accanimento terapeutico.
Purtroppo, anche in Italia c’è un pericolo di imbarbarimento dello Stato ad opera di una parte politica che spinge verso la cultura della morte rivendicandola come diritto. Pertanto, bisogna avere la massima vigilanza e contrastare tutte quelle azioni dimostrative e iniziative politiche che violano la dignità dell’essere umano nel loro nascere.

LAZZARO MARIA CELLI.