22 Maggio 1988 / 22 Maggio 2021.
A 33 anni dalla scomparsa di Giorgio Almirante, Campo Sud Quotidiano vuole ricordarlo pubblicando un articolo apparso proprio su questa testata on-line lo scorso anno. Un articolo che prova a tracciare un profilo dell’Almirante politico, ma al tempo stesso un affresco il più vicino possibile all’uomo, attraverso il racconto di una esperienza diretta, vissuta personalmente dall’autore accanto a Giorgio Almirante. Un uomo dalla umanitĆ molto profonda, con occhi azzurrissimi e gonfi di passione. Occhi che lasciavano trasparire amore autentico per l’Italia e per il popolo più sofferente!
CARLO LAMURAĀ
LāEditore del quotidiano Campo Sud, questa mattina, mi ha invitato a scrivere un āricordoā di Giorgio Almirante, in occasione del trentaduesimo anno dalla sua scomparsa.
Mi sono immediatamente reso conto di quanto sia difficoltoso comporre un profilo di un uomo politico cosƬ autorevole, rappresentativo, carismatico e, per molti versi controverso. Amatissimo e apprezzato da tanti, cosƬ come osteggiato e combattuto sino ai limiti della persecuzione politica e personale più livorosa, strumentale e fanatica. Basti ricordare le tappe della discriminazione che subƬ Almirante con la fine del 2° conflitto mondiale: dalla Epurazione post bellica quale ex combattente della R.S.I. , al provvedimento di Confino a Salerno comminato dalla Procura di Roma nel 1947 in quanto ritenuto ā elemento pericoloso allāesercizio delle LibertĆ democraticheā. Dalle innumerevoli denunzie per Apologia del Fascismo alla conseguente revoca della cattedra di Lettere presso un Istituto scolastico statale di Roma. Dalle 2 consecutive richieste di Autorizzazione a procedere inoltrate alla Camera dei Deputati dalle Procure della Repubblica di Spoleto (per le ipotesi di reato di insurrezione armata contro i poteri dello Stato e attentato contro la Costituzione) e Milano (Tentata ricostituzione del Partito Nazionale Fascista) alle accuse del quotidiano comunista LāUnitĆ che lo definƬ fucilatore di partigiani e giovani renitenti alla leva negli anni della Repubblica di Salò. Cosa che gli costò anni di procedimenti giudiziari e danni di immagine incalcolabili.
Un continuo ed estenuante tentativo di frange della DC e dellāintero schieramento della sinistra comunista di eliminare giudiziariamente un avversario ostico e irriducibile divenuto, con il suo partito, un autorevole interlocutore delle classi sociali più disagiate e, dunque, pericolosissimo concorrente delle velleitarie e inconcludenti politiche sociali della sinistra nostrana, sul fronte delle battaglie contro lāemarginazione e le nuove povertĆ della societĆ italiana negli anni 70.
A tal proposito, in quel periodo, Almirante lanciava un chiaro messaggio agli elettori e agli avversari storici :
ā Il M.S.I. non ĆØ totalitarismo, ma ritiene lo Stato diverso e superiore ai partiti;
Non ĆØ nostalgico, ma moderno;
Non ĆØ Nazionalista, ma Europeista;
Non ĆØ conservatore-reazionario, ma socialmente avanzatoā.
Un messaggio efficace che esprimeva lāidea di Stato e di societĆ che il Partito intendeva perseguire tanto in Italia, quanto in Europa. Un partito sempre più vicino alle classi più deboli e alle istanze dei cosiddetti invisibili. GiĆ gli invisibiliā¦ā¦ā¦. quella categoria di ācittadini senza cittadinanzaā e senza diritti. Quegli uomini e donne italiane che erano sinceramente nel cuore e nei pensieri di Giorgio Almirante. Sempre. E se il mio Editore me lo consente, vorrei testimoniarlo con un aneddoto personale di vita vissuta:
era il mio primo anno di Liceo, il 1969. Ed era anche lā anno della fase più acuta delle rivolte studentesche in tutta Italia. Napoli ribolliva nelle fabbriche, negli Atenei e nelle Scuole Superiori ed io, inconsapevolmente, pagai un prezzo davvero salato per lāinconsueto stile troppo ordinario di vestire : niente Jeans, niente Eskimo, niente tascapane per i libri (ā¦. E tante altre coseā¦.) ma solo la tradizionale molla di gomma colorata per tenere insieme i libri,Ā come in uso alle scuole medie, ma soprattutto niente capelli lunghi e barba lunga o incolta. Barba che tra l’altro non mi cresceva ancora ā¦ā¦ā¦.!!
Preso facilmente di mira con queste caratteristiche non proprio da studente āallineatoā, fui oggetto di una aggressione piuttosto brutale, assolutamente gratuita, ma soprattutto improvvisa e imprevedibile, che mi costò un poā di giorni di ospedale, qualche punto di sutura, un setto nasale deviato e tanta rabbia in corpo.
Capii subito che non potevo rimanere a guardare senza prendere posizione. E fu cosƬ che scelsi di iscrivermi, immediatamente dopo il ricovero, alla āGiovane Italiaā, lāOrganizzazione giovanile del M.S.I di Giorgio Almirante. E dopo qualche mese, ebbi la fortuna di conoscere il Segretario personalmente. Era il periodo Natalizio di quello stesso anno e Giorgio Almirante, come ogni anno, usava far visita a Napoli ai profughi Dalmati e Istriani che erano stipati nelle casette minime dellāex Caserma della Canzanella di Fuorigrotta. Struttura trasformata, dopo gli eventi bellici, in Campo per profughi e sfollati della seconda guerra mondiale. Lo stesso luogo che, un anno dopo, si sarebbe ulteriormente riempito di altre famiglie italianissime scacciate dalla Libia di Gheddafi, senza poter portare con se, da quelle terre, assolutamente nulla, tranne abiti e qualche effetto strettamente personale.
Almirante arrivò al Campo profughi intorno le 11 del mattino con poche persone al seguito ed il suo autista. Fu accolto con grande gioia dai rappresentanti della comunitĆ Istriano Dalmata tra i quali riuscirono ad intrufolarsi una decina di giovanotti della Sezione MSI di Fuorigrotta per assicurare una sorta di Servizio dāOrdine (del quale non cāera alcun bisogno vista la familiaritĆ dei profughi con Almirante).Tra questi ragazzi della Giovane Italia cāero anchāio. Appena quattordicenne e felicissimo di poter vedere Almirante cosƬ da vicino. La visita del Segretario non fu breve. Rimase a parlare a lungo con ciascuno dei profughi e ad ascoltare le loro istanze e le loro storie raccapriccianti. Qualcuno raccontò dei terribili momenti vissuti nelle loro terre di origine. Le sofferenze e le violenze sopportate, prima di essere scacciati dalle loro abitazioni con la forza. Come bestiame infetto. Per la prima volta venivo a conoscenza dellāepopea dei nostri connazionali di quelle terre lontane ma italianissime. E scopriiĀ le atrocitĆ compiute dai partigiani di Tito con gli abitanti di quelle zone di confine a ridosso delle cittĆ di Trieste, Gorizia, Capodistria , Pola, Fiume. Venni a conoscenza di episodi cruenti e inimmaginabili. Seppi dellāesistenza delle foibe e delle centinaia di migliaia di nostri connazionali inghiottiti in quelle gole carsiche profonde, sospinti dai partigiani slavi dopo averli vigliaccamente legati gli uni agli altri con del filo spinato. Almirante ascoltava in religioso silenzio con i suoi occhi penetranti colmi di lagrime e commozione evidente. Dopo qualche ora il Segretario si congedò dai suoi amici profughi e dette loro appuntamento per la Santa Pasqua dellāanno successivo. E fu cosƬ che quellāappuntamento di Almirante con i profughi Istriani e Dalmati (e dallāanno seguente anche i nuovi profughi della Libia) del Campo della Canzanella, divenne anche il mio appuntamento fisso di Natale e Pasqua con questi nostri connazionali, sino alla metĆ degli anni 80.
Il terribile terremoto dellāIrpinia del Novembre 1980 aveva sconvolto anche la cittĆ di Napoli e con essa le fatiscenti casette minime del Campo Profughi della Canzanella. Almirante chiedeva con insistenza ai suoi rappresentanti in Consiglio Comunale e in Regione Campania di provvedere ad una sistemazione alloggiativa degna di questo nome per i profughi. Lāoccasione ci fu offerta dalla Legge sulla ricostruzione delle zone terremotate (il cosiddetto bando dei ventimila alloggi). Con una sinergica quanto efficace azione dei Gruppi Consiliari del MSI della Circoscrizione di Fuorigrotta e del Consiglio Comunale di Napoli, riuscimmo ad inserire gli alloggi dei profughi della Canzanella tra gli edifici irrimediabilmente compromessi dal sisma. E dopo qualche anno ciascuna famiglia potĆ© finalmente vedersi assegnata una abitazione decorosa e sicura. Almirante che aveva sempre seguito questa vicenda con premura e ottimismo, volle per primo dare la notizia ai suoi vecchi amici profughi Istriano Dalmati, cui si aggiunsero gli Italiani della Libia. Quello fu lāultimo appuntamento di Almirante con i profughi della Canzanella. Il Segretario si presentò a Fuorigrotta raggiante ma commosso come non mai. Il suo Partito, i suoi rappresentanti negli Enti Locali avevano compiuto quel miracolo da lui tanto desiderato. E i suoi vecchietti, grazie allāimpegno infaticabile di quellāuomo con gli occhi profondi e azzurrissimi, poterono finalmente vivere un momento di felicitĆ e di autentica soddisfazione. Una casa nuova e confortevole era stata assegnata anche a loro da quella ITALIA che avevano sempre amato più di qualunque altra cosa.