Secondo Matteo

L’ipotesi è talmente fantasiosa che potrebbe apparire persino simile o verosimile, sicuramente degna di questa politica che ci ha abituato a colpi di scena (e di testa) in cui la convenienza si sostutisce alla parola data, i patti, i piatti e i partiti alla “guerra dichiarata” ed alla coerenza e la dignità alla cadrega, finché l’uno che vale zero si trasforma in uno vale l’altro e si guarda a destra e a manca a seconda di ciò che manca.
Se il divorzio Di Maio-Salvini è stata non la conclusione di un matrimonio mai nato, ma il preludio delle seconde nozze gialle tinte di rosso, allora Matteo emula Matteo quindi Renzi doppia Salvini. Nel senso che apre anche lui una crisi, intestina, ad un partito già scisso e mai veramente coeso che mentre maschera e minimizza in realtà si rode il fegato. Renzi porta seco una decina di Pd-big in una “Italia viva” che più volte ha decretato la sua “morte” politica, anche due ministri ed una decina di senatori (vitali) affinché l’appoggio esterno che è l’ago della bilancia porti alla detenzione della campanella con un’altra manovra di Palazzo (vedi Matteo I). Ed è risaputo che chi di manovre di Palazzo ferisce, di manovre di Palazzo perisce.
Se quella appena conclusa è stata la stagione dei Santini imboscati, dei miracoli impossibili e dei rosari manifestati, perché non votarsi proprio al Nazareno in persona? Dopotutto Berlusconi resiste per esistere e Renzi lo ha sempre attratto, soggiogato e fatto innamorare. Non ha mai trovato (o voluto trovare?) un vero delfino (Tajani ci prova ma di certo non può votarsi all’assistenzialismo vita natural durante) e Silvio è in realtà una prima donna. Come Renzi e come Salvini. E se Salvini funziona e buca lo schermo (quello che Silvio ha concesso in prima serata al toscano sulle proprie reti), accalappia ed è una calamita mediatica (quanti erano a Pontida!) Silvio inventa Renzi. Che, però, non lo renderà immortale. Fino ad allora il braccio di ferro potrebbe essere quello di vedere Renzi a Destra o Berlusconi a sinistra. Partendo dal centro. Il compianto Pinuccio Tatarella ebbe modo di dire che “Il centro non è un valore, è una zattera, è un traghetto che va dalla riva destra a quella sinistra”. La vera differenza in questo contesto politico ridotta a mera corsa alla crocettata e ad un meritricio elettorale potrebbero farla solo gli astenuti. Che sono il 40%. Se solo sapessero cosa fare. Dunque non resta che guardare con dignità e coerenza dall’opposizione questo ridicolo e breve teatrino.