SCUOLE E FAMIGLIE, PRIMO BALUARDO DI LEGALITA’ CONTRO LA CRIMINALITA’ DEGLI ADOLESCENTI!

Non passa giorno che non si debbano registrare atti di violenza compiuti da minori. È una escalation che preoccupa è che è il sintomo di un degrado e di un disagio divenuto molto allarmante.
Basta spesso uno sguardo più insistito, un sorrisetto di scherno, un urto involontario per far scattare la follia, per far usare coltelli e tirapugni. Tanto al netto di episodi di violenza feroci e ripetuti tra bande contrapposte di minorenni dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti o altre attività criminali altrettanto cruenti e in forte incremento su tutto il territorio nazionale.
La società assiste incredula a questi tristi fenomeni che si inseriscono in un mondo già di per se permeato di violenza.
Occorre che tutti ci interroghiamo e ci poniamo il problema.
Ognuno deve fare la propria parte.
È indubbio che al primo posto devono esserci le istituzioni con le forze di polizia incaricate della prevenzione, prima, della repressione, poi.
Ma se dovessimo limitarci alle sole forze dell’ordine non potremmo sperare in una diminuzione degli atti di violenza.
Occorre che si impegnino anche le due istituzioni che sono alla base della società, la famiglia e la scuola.
Troppo spesso la famiglia assiste passiva a certe manifestazioni, spesso giustificandole.
È finito il tempo in cui al richiamo della scuola si aggiungeva la punizione da parte del genitore che condivideva le ragioni del docente.
Oggi quasi sempre il genitore giustifica le azioni del proprio figlio ed anzi da la colpa al docente che non avrebbe saputo prenderlo per il verso giusto. Non si rende conto così facendo di instillare nella mente del minore che tutto gli è consentito e che tutto gli verrà perdonato. O comunque che il comportamento del minore sia assolutamente legittimo e a sbagliare sono i docenti.
In questo contesto occorre che soprattutto la scuola assuma delle iniziative concrete. Non parlo qui di sospensioni dalle lezioni che lasciano il tempo che trovano, o di bocciature minacciate. Parlo di saper individuare il modo di coinvolgere efficacemente l’alunno troppo vivace o turbolento in attività che lo gratifichino e lo appassionino. Mi riferisco anche ad attività che permettano un uso più ampio delle ore di utilizzo degli edifici scolastici, al fine di determinare una più efficace ed adeguata offerta formativa che affianchi l’insegnamento tradizionale e i programmi di studio tradizionali.
È ovvio che avremmo bisogno di maggior personale e quindi di maggiori risorse finanziarie per il mondo della scuola. Ma di fronte a tante spese inutili, queste maggiori risorse costituirebbero un sicuro investimento per la scuola ed una concreta opportunità per il futuro delle nuove generazioni.
Un’ultima considerazione va fatta per i luoghi di detenzione per i minori, (le carceri minorili) un tempo chiamati “riformatori”. Da un recente studio è stato riscontrato che spesso nelle case di reclusione per minorenni si resta anche fino al venticinquesimo anno d’età. Pertanto, ragazzi di quattordici o quindici anni che potrebbero e dovrebbero esser recuperati ad una vita di legalità, entrano necessariamente a contatto con adulti molto spesso di elevata pericolosità sociale.
Pertanto, quelli che dovrebbero essere luoghi di recupero di minori a rischio, si trasformano facilmente in “centri di formazione e di arruolamento” per le attività criminali e strumento involontario di reclutamento per i clan delinquenziali.