Se n’é andata in punta di piedi. Elegante e riservata anche nel commiato. Una donna e una artista davvero unica, impareggiabile. Mai sopra le righe. Eppure aveva molto sofferto quell’interesse morboso dei media sulla sua vita privata negli anni più intensi e luminosi della carriera artistica. Gli anni 60, caratterizzati da un bigottismo strisciante nel pensiero dominante e una “ipocrisia guardona” che affrontava e risolveva tutto ciò che si presentava come nuovo o moderno con atteggiamenti censori e di chiusura totale. Comportamenti diffusi, in quegli anni, nel tessuto sociale del nostro Paese, che determinarono inevitabilmente quelle reazioni di forte contestazione, soprattutto tra i giovani, che culmineranno con le proteste anche violente del 68 che infiammarono rapidamente l’Italia e tutto il mondo occidentale.
In quella Italietta un po’ retrò e decisamente bigotta non poteva che far storcere il naso una ragazzina straniera, appena quindicenne, che ricopriva il ruolo di protagonista in un film di Alberto Lattuada (I dolci inganni 1960) con il racconto di un amore impossibile e intrigante di una studentessa con un uomo più grande di lei. Una pellicola capolavoro che tuttavia incontrerà immediatamente la scure della censura, che contestò al regista e alla giovane attrice, non tanto immagini forti di sesso (che non c’erano) ma piuttosto e più propriamente, l’assenza di un pentimento religioso postumo per quei temi troppo scabrosi affrontati dalla pellicola con il racconto di un amore tra una adolescente e un uomo maturo. Dopo il suo esordio nel cinema italiano con Lattuada, Catherine Spaak ebbe ruoli sempre di primo piano in altre pellicole molto fortunate e di grande qualità artistica firmate da registi di primo piano. Da “La Noia” di Damiano Damiani del 1963 ove il regista prende spunto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, per raccontare ancora una volta le avventure di una giovane modella alle prese con un fotografo affermato che é letteralmente ossessionato dalla bellezza, dalla classe e dalla vitalità della sua “mannequin”. Tanto da arrivare a ricoprirla di banconote da 10 mila lire in una scena molto forte della iconica pellicola. Per l’interpretazione del film “La noia” Catherine Spaak vinse anche il Premio David di Donatello nella edizione del 1964. Successivamente viene diretta sul set di “La voglia Matta” da Luciano Salce. Commedia brillante del 1963 con Ugo Tognazzi, Gianni Garko, Jimmy Fontana e il giovane attore Fabrizio Capucci, che Catherine Spaak conoscerà sul set e che sposerà dopo pochi mesi. La carriera cinematografica dell’attrice transalpina, ormai lanciata prepotentemente, continuerà con altre pellicole di grande successo: di quello stesso periodo ricordiamo i record assoluti di critica e di incassi del capolavoro di Dino Risi “Il sorpasso” con Vittorio Gassmann; “Diciottenni al sole” del regista Camillo Mastrocinque; “La calda vita” del regista Florestano Vancini, con Gabriele Ferzetti; “La Parmigiana” di Antonio Pietrangeli, con Nino Manfredi e Lando Buzzanca; “La bugiarda” di Luigi Comencini con Enrico Maria Salerno e Riccardo Cucciolla; “L’Armata Brancaleone” di Mario Monicelli, pellicola del 1966 vincitrice di tre Nastri d’Argento, con Vittorio Gassmann e un cast molto ampio da Enrico Maria Salerno a Maria Grazia Buccella, a Gian Maria Volonté; “La Matriarca” di Pasquale Festa Campanile. Pellicola del 1968 con Jean Luis Trintignan, Gigi Proietti, Paolo Stoppa, Vittorio Caprioli, Philippe Leroy; “Adulterio all’Italiana”, ancora del regista Pasquale Festa Campanile, con Nino Manfredi, Lino Banfi, Mario Pisu, Vittorio Caprioli; “Certo, certissimo anzi probabile” del 1969 del regista Marcello Fondato, con Claudia Cardinale, Nino Castelnuovo, Aldo Giuffré, Alberto Lionello. Un panorama di film di tutto rispetto e di notevole qualità artistica caratterizzò l’impegno della giovanissima Catherine nel panorama del cinema italiano, diretta, per altro, dai più apprezzati e valenti registi degli anni 60 e 70.
Ma Catherine Spaak non si fermerà solo al cinema. Numerose sono le canzoni interpretate dalla splendida francesina, sempre alla ricerca di nuove esperienze artistiche e nuove opportunità di farsi apprezzare da un pubblico sempre più vasto e qualificato.
Negli anni 70 e 80 Catherine Spaak si dedica al teatro e alla televisione. Esordisce in TV nella “Vedova allegra” con la regia di Antonello Falqui e ne vien fuori un successo senza precedenti. In RAI incontra Jhonny Dorelli e ben presto nasce una amicizia solida che li porterà alle nozze nel 1972. In teatro sarà impegnata con Domenico Modugno in un “musical” di grande successo: Cyrano diretti da Daniele d’Anza.
La Spaak tornerà ancora sul set anche di recente, partecipando a diverse puntate delle miniserie televisive “Un posto al sole”, “Un medico in famiglia” e poi nel film diretto da Enrico Iannaccone “La vacanza” del 2019.
La natura ecclettica e la voglia di mettersi sempre in discussione con nuovi scenari e nuove esperienze professionali, portò l’attrice franco-belga ad occuparsi di giornalismo televisivo, mettendo in campo ben 15 edizioni del suo programma di interviste speciali su Rai tre. Il “Talk Show” si denominava “Harem” e vide per lunghissimo tempo sfilare sul suo comodo divano personaggi di assoluto interesse mediatico. Molto apprezzata fu l’intervista a tutto campo che la Spaak riuscì ad ottenere da Giulio Andreotti, personaggio notoriamente sempre simpatico, ma altrettanto “abbottonato”. Il suo stile elegante e la sua riconosciuta grazia femminile erano riusciti a sciogliere anche la riservatezza proverbiale dell’uomo politico più longevo e conosciuto della politica italiana.