PER DE LUCA (LO SCERIFFO) CAIVANO SARA’ IL NUOVO COVID!

Il nuovo Covid si chiama Caivano. Che la pandemia abbia fatto la fortuna politica di De Luca e del Pd – ma non dei campani – è cosa nota e, allora, il Presidente della Regione Campania ci riprova con lo stesso modus operandi: critica al governo, elargizione di fondi in stile del peggior MoVimento 5 Stelle, sostituzione al governo centrale.
La (rin)corsa di De Luca parte dal red carpet steso a Caivano che tanto critica, ma che, poi, senza alcuna differenza di sorta, è il primo a calcare. E, probabilmente, vorrebbe anche essere l’unico. Anzi, i ministri che “vanno in processione a Caivano” lo fanno diventare furibondo, lui che vuole essere l’unico Dio e i campani non dovrebbero avere altro Dio all’infuori di lui.
Cosa ci sia di negativo nell’interessamento dello Stato centrale su Caivano chi lo sa. O, forse, lo sa solo lui. Forse, ha più interesse lui che vuole che l’interesse sia esclusivo. Per “amministrare” Caivano a proprio uso e consumo. E la ricetta deluchiana alternativa al Governo – che pure ha messo in essere azioni le cui azioni potranno e dovranno essere giudicate essenzialmente dai risultati ottenuti – è già bella che sciorinata “urbi e tordi”: sportello-lavoro presso l’area industriale; pioggia di fondi indiscriminatamente – a chi assume, ai giovani che vogliono fare formazione, a chi apre un’azienda – scuole aperte il pomeriggio con corsi di musica e teatro. Seguiranno, poi – l’immancabile poi che fa tanto “politica” per quello che fanno solo demagogia – interventi (generici…) volti al sostegno delle famiglie, dell’adolescenza (che dovrebbe essere a scuola, però) e dell’accoglienza (di chi non si sa, ma considerando un tipico vizietto “piddino”, dubitiamo che sia un intervento a favore di Caivano e dei caivanesi). “Tutto a carico della Regione Campania” precisa Vicienzo, omettendo di dire che il carico è onere ed onore dei contribuenti campani.
Un programma il suo, un’azione che è una sfida al Governo centrale mica una sinergia d’intesa, come vorrebbe chi si pone quale obiettivo il bene del luogo! Governo che si è insediato da poco più di un anno rispetto all’ormai decennale “carriera” del Governatore col lanciafiamme che spera di poter arrivare ad occupare per il terzo lustro consecutivo la cadrega più alta di Palazzo Santa Lucia e che ha dimostrato con i fatti di interessarsi di Caivano solo alla fine del proprio mandato. E dopo che se ne sono interessati altri. Se, allora, è lecito porsi domande circa il tempismo, al posto della tempestività, per non dire il ritardo con cui De Luca & soci si sono finalmente ricordati di Caivano, è altrettanto doveroso chiedersi che ne sarà di tutto il teatrino messo in scena una volta che i palliativi elargiti saranno terminati. Quando la campagna elettorale sarà terminata, per meglio dire. Perché criticare a priori chi adesso – perché adesso c’è – sta comunque facendo, invece di iniziare a parlare – meglio sarebbe tacere – del decennale immobilismo che ha caratterizzato la propria legislatura? I motivi sono evidenti, le cause lapalissiane e tutto concorre a bene definire l’immagine veritiera di chi e di cosa (non) fa “‘o sceriffo”. Un imbonitore, un demagogo, un bambino capriccioso che non vuole mollare la giostrina su cui è salito. Un satrapo che si schiera a priori contro tutto e tutti, persino contro il bene dei propri luoghi.
Difficilmente riuscirà ad incantare ancora facendo lo zuzzurellone alla propria corte così come con la pandemia: qui non ci sono risate da (far) fare; non ci sono fabbriche ed opifici da inaugurare più volte come i moduli Covid, non si potrà prendersi gioco dei campani passando da occupanti, a occupabili a in attesa di nuova occupazione senza parlare degli occupati a 600 euro al mese o dare soldi all’imprenditore perché ha assunto e non per aiutarlo a vendere, in modo da poter assumere non “per grazia ricevuta”. Perché, qualora De Luca non lo sapesse, il problema non riguarda solo chi non lavora, ma anche chi è onesto ed ha un’occupazione, ma non ha potere d’acquisto.
Strano la sua invettiva non abbia – o non abbia ancora – investito don Patriciello che rappresenta un altro stato e che a Caivano c’è. O, forse, lì conviene tacere.
Almeno difronte a ciò che è successo a Caivano, difronte al ghetto che è stato creato, difronte allo stesso grido che si leva dalla palestra della legalità chiusa per presunta morosità col Comune nel centro storico di Napoli o da quella chiusa a Scampia, si abbia il coraggio di essere seri e responsabili, amministratori e non meri ciarlatani, venditori di chiacchiere alla sagra dei comizi e soprattutto si abbia l’onesta intellettuale di apprezzare ciò che si sta facendo, anche se a farlo sono gli altri. Perché, contrariamente a quanto recita la saggezza popolare, ha sbagliato solo chi non ha fatto.