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Passeggiata tra i cantieri infiniti di una Napoli irriconoscibile! (prosegue da Campo Sud dell’8.2.2021)

Lasciamo alle nostre spalle la Galleria della Vittoria (il cui nome é dedicato alla vittoria dei Cristiani della  Lega Santa nella Battaglia di Lepanto del 1571 contro la flotta turca dell’Impero Ottomano), con la sua imponenza e le sue recenti ferite e procediamo lungo via Acton in direzione di Piazza del Municipio. In pochi metri, sulla nostra destra, ci imbattiamo in un ennesimo grande cantiere per la realizzazione della nuova biglietteria e servizi per l’imbarco del Molo Beverello. Questi lavori sono commissionati ed appaltati dall’Autorità Portuale e si spera davvero che non abbiano a ripercorrere le stesse vicissitudini e le lungaggini asfissianti delle opere pubbliche di competenza della Amministrazione Comunale di Napoli. Incrociamo dunque le dita e proseguiamo spediti. Dopo soli pochi metri veniamo letteralmente inghiottiti da alte pareti divisorie montate su new gersey di calcestruzzo che delimitano l’ennesimo cantiere cittadino. E’ lo snodo intermodale delle due linee di Metropolitana, previsto proprio in piazza del Municipio, tra fossato e bastioni del Maschio Angioino e l’ingresso principale della Stazione Marittima. Un’opera faraonica che investe anche una vasta area di camminamenti all’aperto tra reperti archeologici e nuove stazioni metro della linea 1 e della linea 6 con tanto di interconnessione tra le due diverse linee ferroviarie urbane. Non c’è che dire: un progetto entusiasmante! Se non fosse assolutamente svanito e tradito ogni entusiasmo nei napoletani per i ritardi paurosi nell’esecuzione delle opere; per i disagi insopportabili fin qui sofferti dalla cittadinanza; per le risorse economiche incalcolabili e sempre insufficienti; per lo sventramento criminale di aree di pregio sempre più vaste; per l’inquinamento pauroso prodotto dai cantieri e dalla paralisi quotidiana del traffico automobilistico; per i continui stravolgimenti della circolazione in una zona strategica della città ove (e per fortuna) si registra il maggiore incremento di  trasporti turistici provenienti dai terminal crocieristici del porto di Napoli. Una situazione drammaticamente caotica e non più tollerabile che si trascina da decenni e sulla quale non é possibile azzardare alcuna previsione attendibile sui tempi di ultimazione delle opere in cantiere, tanto per il fabbisogno sempre crescente di nuovi e cospicui finanziamenti, quanto per l’eccessivo sovrapporsi di opere strutturali di natura diversa che si intrecciano fra loro (linee ferroviarie, stazioni in superficie e sotterranee, aree archeologiche, sottopassi pedonali, camminamenti, recupero delle aree a verde stravolte, rifacimento della viabilità ordinaria di superficie etc.) e che rendono oltremodo complessa l’esecuzione dei lavori.

Se si tiene in debito conto che la prima pietra per la realizzazione dei soli 18 km di percorso complessivo della cosiddetta Metropolitana Collinare o Linea 1, fu posata in Piazza Medaglie d’Oro dal Sindaco Maurizio Valenzi e dall’Assessore ai trasporti Luigi Buccico nel 1976 e che tutt’ora risultano ancora da completare la stazione “Duomo” della Linea 1 e i lavori in piazza Municipio, di cui abbiamo ampiamente parlato, potremo farci una idea approssimativa dei tempi biblici occorrenti per realizzare opere pubbliche nella nostra città. Ma soprattutto potremo tentare una stima matematica dei tempi ancora necessari per liberarci e liberare il centro di Napoli dai cantieri paralizzanti che hanno stravolto e continuano a stravolgere la vita stessa di svariate generazioni di napoletani.

Continuiamo questa nostra passeggiata virtuale fra i “cantieri infiniti” della città, rimanendo sempre sulla dorsale mare ed allungandoci verso Piazza Mercato, Piazza del Carmine e poi in via Amerigo Vespucci. Chi ha avuto modo di transitare per piazza Mercato nelle ultime settimane, avrà notato ancora cantieri aperti per il completamento dei lavori di ristrutturazione della pavimentazione della storica Piazza, che vide la decapitazione di Corradino di Svevia e, secoli dopo,  la rivolta di Masaniello contro gli spagnoli culminata, in seguito,  con il suo assassinio per mano dei suoi stessi  seguaci.

Un sito storico di grande rilievo, Piazza Mercato, in un unicum di eccellenze architettoniche che ricomprende e si estende alla attigua Piazza del Carmine. Un comprensorio artistico- culturale di gran pregio, colpevolmente trascurato dalle Amministrazioni Civiche  e abbandonato per troppo tempo al più umiliante e colposo degrado.

Ebbene, proprio questo immenso “giacimento” artistico a cielo aperto fu finalmente inserito in un recente e complessivo progetto di recupero architettonico e riqualificazione urbanistica che avrebbe riportato a nuovo splendore il vasto perimetro di questa porzione di centro storico della città, già riconosciuto Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO (1995). Facciamo riferimento alla lodevole iniziative della Giunta Regionale della Campania guidata da Stefano Caldoro che, nell’anno 2010, adottava il cosiddetto “Grande Progetto Centro Sorico di Napoli – Valorizzazione del sito UNESCO”, con il ricorso ai finanziamenti del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (F.E.S.R.).  Con queste risorse comunitarie (oltre 73 milioni di Euro) il Governo Regionale avviava la rivitalizzazione e il recupero di  questo immenso ed universale patrimonio architettonico attraverso interventi progettuali di restauro degli edifici storici, di culto, complessi monumentali, aree urbane di pregio e valorizzazione degli spazi ricompresi nella perimetrazione del Centro Storico di Napoli. Una parte consistente del finanziamento veniva destinata al recupero di Piazza  Mercato e  Piazza del Carmine, passando per il complesso monumentale della chiesa gotica di S. Eligio Maggiore e il Borgo degli Orefici. Lavori assolutamente indispensabili che iniziarono in tempi ragionevolmente brevi e che, a distanza di circa 10 anni già trascorsi………..stentano inopinatamente a concludersi: finanziamenti “rimpallati” da un cantiere all’altro del medesimo intervento “Grande Progetto Centro Storico Unesco”; interruzioni continue nella esecuzione dei lavori; problematiche ripetute nel sottosuolo in ordine allo spostamento  di sottoservizi pubblici (condotte idriche piuttosto che cavi elettrici o telefonici etc) e, non ultimo, carenza di materiale edile e approvvigionamento di cantiere necessari, hanno diluito i tempi di completamento delle opere programmate. Tant’é che ad oggi non sono state riconsegnate dalle imprese al Comune di Napoli le aree oggetto dei lavori finanziati e restano abbandonati a se stessi i cantieri con le relative transennature e materiale vario trascinato dal vento e dall’incuria.

Altro esempio di inettitudine e strafottenza delle istituzioni locali (il Comune di Napoli é beneficiario delle opere realizzate e Ente certificatore degli stati di avanzamento e rendicontazione delle opere finanziate con fondi Europei!!).

(CONTINUA NELLE PROSSIME EDIZIONI DEL QUOTIDIANO CAMPO SUD)

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