NAPOLI GIA’ SOGNA …………MA LA STATUA DI MARADONA VIENE RIFIUTATA DAL SINDACO!

Per carità! Nemmeno ci azzardiamo a pronunciare quella parola impronunciabile, almeno per qualche altra giornata di campionato, diventata tabù da quando il Napoli calcio s’è piazzato al primo posto della classifica di campionato e non s’è schiodato più (tiè!). Ma mentre la città tutta e i tifosi oltreconfini vivono questa parabola calcistica ancora tutta in divenire, c’è una storia strana, quasi inconcepibile, che stona con questo clima, che ha la sua parabola discendente e poi una linea piatta. Come l’elettroencefalogramma di qualcheduno. Dici Napoli e pensi a Maradona e se dici Maradona il Napoli dello sc***etto ti viene in mente. Nemmeno per Troisi ce n’è, proprio lui che aveva predetto il terzo … E proprio in quest’anno calcistico, così ricco di soddisfazioni, i rappresentanti della città “se la prendono proprio con il Pibe de oro”, imperituro simbolo della squadra della città. Vive, infatti, la sua favola oscurantista la statua di Maradona, capolavoro dell’encomiabile artista napoletano Domenico Sepe e donata al Comune in occasione della morte del D10S. Opera d’arte realizzata con la tecnica del bronzo a cera persa, la stessa usata per i bronzi di Riace, tanto per intenderci. Nella scultura dell’artista napoletano – manco a dirlo – Diego è ritratto proprio come un dio greco, intento nella corsa, magistralmente calibrato, che avanza palla al piede, mentre l’altro piede poggia su una base che ricorda la sagoma geografica dell’Argentina, da dove è partito per poi ergersi in tutta la sua statuarietà – l’opera è a grandezza naturale – verso quei cieli che Dieguito ha conquistato.
Della vicenda e delle sue vergognose ramificazioni di cui si è resa protagonista la trasformista classe dirigente – uscente ed entrante e ad ogni livello, del capoluogo campano – Campo Sud se ne occupò sin dall’inizio (https://www.camposud.it/forze-politiche-allo-sbando-e-rincorsa-allaccaparramento-dei-trasformisti-hanno-fatto-dimenticare-le-iniziative-per-la-casa-museo-di-maradona/tony-fabrizio/), ma la vicenda non solo ancora non accenna a placarsi, ma si arricchisce addirittura di nuovi tasselli che allontanano sempre più una fine decorosa. E pensare che lo stesso artista Sepe aveva chiesto “solo” di installare l’opera dove fosse possibile farla vedere in maniera gratuita a tutti i napoletani. La creazione, però, è stata esposta – tra l’altro sul piazzale antistante lo stadio Maradona – per un giorno solo, quella dell’inaugurazione e conseguente donazione al Comune di Napoli che ora, a statua mai esposta, fa sapere che è troppo preziosa e non la può accettare. Non ha i permessi. I tecnici interpellati dalla giunta dell’ing. Manfredi, infatti, hanno stabilito che l’opera “non ha il requisito del modico valore”; dunque, ha deciso di annullare il contratto di dono stipulato dall’ex sindaco de Magistris – che prima di essere ex sindaco è stato magistrato – perché il Comune potrebbe vedersi costretto un giorno a dover pagare gli alimenti al maestro Sepe. Possibilità prevista dalla Legge – ci teniamo a chiarire – poiché l’artista non ha mai chiesto nulla. Non solo, ma è rimasto in dignitoso silenzio che vale più di mille parole già quando intorno al cadavere ancora caldo di Maradona andava in inscena l’indecorosa divisione delle vesti: il Sindaco che a tempo zero diceva (e faceva) di pensionare San Paolo e dedicare l’impianto sportivo di Fuorigrotta a Maradona; il presidente De Luca intitolava una stazione della Cumana con tanto di graffito cittadino; i pretendenti allo scranno di Palazzo San Giacomo pensavano di candidare il fratello del Pibe senza nemmeno che avesse la cittadinanza; il presidente De Laurentis commissionava un’altra statua alle Fonderie Nolane. Ma nessuno che, da allora fino ad ora, abbia chiesto una “mano” – preziosa anche in questo caso – al Sepe che ha commentato la vicenda la quale, tra l’altro lo riguarda in prima persona, dicendo solo di volersi avvalere di un parere legale per capire come poter risolvere la questione, come poter donare gratuitamente la sua creazione.
Una mancanza di sensibilità da parte della giunta Manfredi, sia nei confronti dell’uomo Sepe, sia nei confronti dell’artista, ma anche del significato che l’opera racchiude oltre – è lapalissiano – verso l’arte, il lavoro, l’impegno, l’animo, l’attaccamento alla città e alla sua gente. Ma circa questo non possiamo pretendere nulla da questa classe dirigente che ogni giorno si palesa esattamente per quella che è.
Le statue parlanti sono una tradizione romana (e menomale!) perché se anche il Maradona di Sepe potesse parlare………