Nei giorni scorsi, sulle pagine del quotidiano ROMA, l’amico di tante battaglie per il riscatto di questa città , Luigi Rispoli, ci ha riproposto una vicenda a dir poco dolorosa che allontana sempre più la possibilità di recupero statico e nuova funzionalizzazione in chiave turistica della storica Stazione Bayard di Borbonica memoria, che fu la stazione di partenza in città della prima ferrovia italiana, commissionata dal Re delle Due Sicilie, Ferdinando II, nell’Ottobre del 1839. Una linea ferroviaria di 7 Km e mezzo su doppio binario che collegava il capoluogo partenopeo con la cittadina di Portici, ove i Borbone avevano una sontuosa villa settecentesca, molto prossima al mare, che utilizzavano per le vacanze estive della Corte. ( La famosa Reggia di Portici, oggi sede della Facoltà di Agraria dell’Università Federico II). Ma la ferrovia non aveva esclusivamente una funzione di comodo e rapido collegamento con la residenza estiva dei Borbone. Tutt’altro. Fu solo il primo tratto di una rete ferroviaria che collegò, nei soli tre anni successivi (1842) anche Torre Annunziata, Castellammare di Stabia (con il suo importantissimo porto e i modernissimi cantieri navali dei Borbone). E ancora due anni dopo (1844) la rete ferroviaria veniva estesa a Pompei, Angri, Pagani e Nocera Inferiore. Con un ulteriore prolungamento successivo sino a Mercato San Severino ed Avellino (1846). Per quei tempi, davvero un’opera di ingegneria ferroviaria mastodontica e senza precedenti per l’Italia e gran parte d’Europa.
Ma torniamo alla stazione di “testa” della linea ferroviaria borbonica. Denominata Bayard dal cognome dell’ingegnere progettista Armando. La stazione é situata lungo l’attuale Corso Garibaldi (ironia della sorte per un’opera pubblica realizzata dai Borbone), poche decine di metri dalla stazione della Linea Circumvesuviana. E’ fortemente degradata e in stato di pietoso abbandono, per altro utilizzata come parcheggio sicuramente abusivo, pur se la proprietà risulta ancora di “RFI Rete Ferroviaria Italiana”. Area, per di più, concessa da RFI al Comune di Napoli in comodato d’uso dagli anni 70 (per farne cosa non si saprà mai!). Ebbene la struttura storica della stazione Bayard é stata recentemente sequestrata dall’Autorità Giudiziaria, per il tramite del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri, rendendo la situazione sempre più ingarbugliata e la possibilità di ristrutturazione complessiva del sito, probabilmente, sempre più remota. Eppure una città con forte (e riscoperta) vocazione turistica quante cose potrebbe fare con quella stazione? O cosa avrebbe potuto fare almeno negli ultimi 40 anni di oblio, durante i quali la struttura ottocentesca é andata progressivamente degradando sino a raggiungere il pietoso stato attuale. E tutto ciò nonostante le pressioni e le istanze rivolte inutilmente negli anni alle Amministrazioni Pubbliche dalle Associazioni Culturali, partiti di opposizione, singoli cittadini. E Luigi Rispoli, sempre tra i più accaniti sostenitori della opportunità eccezionale offerta da quel sito storico più unico che raro, situato nel centro antico di Napoli.
Fermiamoci solo un attimo a pensare al risultato sorprendente di una ristrutturazione, anzi restauro complessivo della stazione Bayard. E poi al recupero contestuale e più che fattibile della linea ferroviaria originaria della Napoli-Portici che é stata sostanzialmente la stessa linea ferroviaria utilizzata dalle Ferrovie dello Stato nel percorso da Napoli a Salerno fino a pochi anni or sono. E cioé prima della realizzazione dell’attuale viadotto in galleria che ha baypassato e sostituito la vecchia linea ferroviaria che correva lungo il mare. Pensate per un attimo alla unicità di un progetto di sviluppo in chiave turistica che possa consentire a un numero incredibile e sempre crescente di visitatori di salire in pieno centro di Napoli su un convoglio ferroviario d’epoca e in pochi minuti essere trasportati agevolmente in località turistiche mozzafiato della Provincia di Napoli: da Portici con la sua Reggia e l’orto botanico, alle Ville Vesuviane del Miglio d’Oro, dagli Scavi di Ercolano e Oplonti, e poi di Pompei e Stabia, passando per il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, oppure soffermarsi anche nel prezioso Antiquarium di Boscoreale o nel Museo del Corallo di Torre del Greco. E dopo questo viaggio turistico meraviglioso su un trenino dell’800, scendere a Castellammare di Stabia e, magari, proseguire il proprio itinerario turistico in direzione delle perle della Penisola Sorrentina e Amalfitana, ormai ad un tiro di schioppo. Il tutto senza considerare i vantaggi per l’ambiente di un sistema di trasporto turistico su ferro, rispetto agli ingombranti e inquinanti bus turistici (vedi criticità per la viabilità complessiva in costiera da Vico Equenze fino a Vietri sul mare).
Sembra irrealistico? Per questa classe dirigente cittadina e regionale che ci ritroviamo, sicuramente si! Tant’é che un progetto del genere di esclusivo buon senso e dal sicuro impatto culturale, economico e di sviluppo territoriale non é passato neanche per un attimo nelle menti “illuminate” dei progettisti del PNRR locali che, piuttosto, si sono soffermati sul recupero di Lido Pola a Coroglio (ove tra le altre cose é assolutamente interdetta la balneazione da almeno quarant’anni per la presenza di inquinanti nocivi per la salute, nelle acque antistati l’ex Italsider e il cementificio ancora in piedi!) o ancora nel recupero dell’ex O.P.G. di Materdei (ospedale psichiatrico giudiziario) ove allocare Centri sociali e supermercati solidali con il danaro pubblico del PNRR. O come lo sventato abbattimento, rispetto alla proposta del Comune di Napoli, di ricostruzione dell’asilo nido sempre in Materdei, ex sede dell’Opera Maternità e infanzia del 1937, che gli “illustri” tecnici comunali, con l’avallo di una classe politica cittadina anch’essa “particolarmente illuminata” volevano fortemente e scelleratamente abbattere per ricostruire (inutilmente e proditoriamente) nonostante l’evidente vincolo storico-architettonico imposto dal Ministero dei Beni Culturali, con tanto di rigoroso divieto all’abbattimento.
Roba da non credere……!!
Questa é la realtà disarmante e paralizzante della politica locale e delle Amministrazioni pubbliche in città e in Regione. Una classe politica autoreferenziale, incolta, arrogante, fortemente presuntuosa, ma soprattutto incompetente. Una classe politica con cui é quasi impossibile dialogare. Anzi, diremmo più propriamente, inutile. Come se parlassero solo tra loro in una lingua sconosciuta e intraducibile.
Ma un quotidiano indipendente e soprattutto libero ha necessità di dialogare con le Istituzioni. Non fosse altro per spronarle ripetutamente ad adottare politiche virtuose a favore della propria comunità . A Napoli tutto questo é sostanzialmente precluso. Negato. Tutto ciò che accade in città , nel bene e nel male, sembra essere accettato con rassegnata indifferenza. Anche il crescente interesse turistico per le bellezze naturali e artistiche del territorio, che lasciano ben sperare soprattutto per il futuro, non é ne supportato e neanche sufficientemente sfruttato dall’Amministrazione civica in chiave progettuale e strutturale, attraverso il necessario miglioramento dei servizi ai turisti e una qualità dell’accoglienza adeguata ad una metropoli turistica.
Ed é per questo motivo che noi “giriamo” con consapevole fiducia le nostre idee e i nostri progetti per lo sviluppo della città e del suo hinterland ai rappresentanti istituzionali del Governo centrale. A quei Ministri che appaiono pronti e disponibili ad ascoltare e confrontarsi sulle questioni anche più spigolose e apparentemente complesse e, per tanto sempre irrisolte, per ignavia o supponenza o solo per manifesta ignoranza e strafottenza degli interlocutori locali.
La strada é tracciata. Andiamo avanti.