sabato, Dicembre 14, 2024
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LA SCHLEIN TROMBA DE LUCA (padre e figlio!)

“Mi candiderò in eterno!” annunciava titanicamente durante i suoi gratuiti soliloqui in “regionevisione” solo qualche settimana fa il presidente Vincenzo De Luca. Lui che non accettava tetti massimi di ricandidabilità. Ed aveva già fatto persino l’accordo (e i conti senza l’oste): in campo il Governatore con il lanciafiamme aveva schierato tutti i suoi uomini – attivi e no, da Mario Casillo che “vale” 41mila voti a Loredana Raia con le sue 26789 preferenze, passando per Bruno Fiola (23mila voti circa) e fino al presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero, per non parlare degli “spenti” Lello Topo e Umberto Del Basso De Caro – per portare preferenze all’emiliano Stefano Bonaccini che, in visita a Napoli qualche giorno fa, aveva dato il suo placet al terzo mandato per Vicienzo.
Di parere nettamente antipodico, la Schlein che aveva immediatamente replicato al governatore emiliano, come riporta Il Mattino «Al mio competitor voglio chiedere una cosa molto seria: ho sentito che da parte sua c’è un’apertura al terzo mandato di De Luca. Mi chiedo se sia questa l’idea di rinnovamento di Bonaccini, perché abbiamo idee molto diverse. Nuovo gruppo dirigente e poi De Luca? Bene…».
La Schlein femminista, ecologista, sostenitrice delle politiche lgtbq+*, “progressista figlia di papà incarna, dall’alto della sua tripla cittadinanza”, tutte quelle caratteristiche che l’inquilino di Palazzo Santa Lucia aveva intravisto nei giovani concorrenti del Festival della Canzone italiana più politicizzato di sempre: “sciammanati, sfessati, sfrantumati”. In rigoroso ordine gerarchico. E ancora: “La cosa più incredibile è che pensano di essere moderni. No, sono degli imbecilli!” e, amaro scherzo del destino, sarà proprio lei che è come loro a decretare la vita o la morte (politica) del Governatore d’acciaio, la cacciata del despota dal suo regno, del tiranno dalla sua roccaforte.
Se il sistema Salerno, ben oleato con gli uomini giusti piazzati ai posti che contano, gli operanti miracoli della moltiplicazione delle tessere, i padrini della (loro) politica clientelare e le truppe cammellate al gran completo pronte ad eseguire l’ordine del padrone arroccato nel suo castello che li precettava per controllare le sezioni, (un po’ meno i gazebi), ha retto e funzionato eccetto che a Napoli, il trionfo della Elly potrebbe colpire doppio e tranciare le gambe – politicamente parlando – anche al più onorevole rampollo di casa De Luca, Pierino, alle strette dipendenze del concorrente sconfitto Bonaccini e per lui coordinatore delle iniziative politiche e del programma per il Mezzogiorno.
Il deluchismo stavolta ha toppato e ne è consapevole anche il capostipite fondatore, tanto che alla prima uscita pubblica dell’era Schlein in occasione del convegno “Sanità e autonomia differenziata” indetto dalla Uil, ha dribblato cronisti e telecamere – e non è da lui! – e si è chiuso in un eloquente mutismo. De Luca, però, assurto ormai alla caricatura de sé stesso, senz’altro potrebbe deliziarci con la sua eroica battaglia a suon di “perle” a difesa del feudo (c)ostruito e indirizzate alla pulzella elvetica. Ci sarebbe pure da ridere, se il lascito di De Luca non si concretizzasse nell’invivibilità più completa: dalla decimazione e dall’azzeramento del Servizio Sanitario, all’impossibilità di trovare un’occupazione e al conseguente inevitabile aumento della povertà, dal disastro del servizio di trasporti pubblico locale – da quello su gomma e quello su rotaie – all’emigrazione giovanile che è tornata ai tempi del dopoguerra, dall’impossibilità di mettere su famiglia sino all’urbanistica che, con la legge ad hoc varata a Ferragosto, va a favorire amici e compari della solita (e solida) congrega del mattone. Una Regione ferma, che non cresce e in cui non si può avere un futuro. Tutte sfide di cui il centrodestra regionale dovrà interpretare e farsi carico, inevitabilmente, se non si vorrà regalare di nuovo la Regione agli Elly campani, magari capeggiati da un resuscitato (senza meriti) de Magistris e stipati nei centri sociali che qualcuno in città si è attivato perché beneficino dei soldi (di tutti) del Pnrr per la ristrutturazione dell’ex complesso  carcerario okkupato di Materdei.
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