LA CASSAZIONE ASSOLVE GIANNI ALEMANNO: CROLLA L’ACCUSA DI CORRUZIONE PER L’EX SINDACO DI ROMA!

Finisce un brutto incubo durato oltre sette anni per Gianni Alemanno, ex Sindaco di Roma ed ex Ministro dell’Agricoltura nei Governi Berlusconi 2 e 3 : la Suprema Corte di Cassazione ha sentenziato che non vi fu alcun tentativo di corruzione ne coinvolgimento dell’ex Sindaco nelle vicende di malaffare che si svilupparono nell’ambito del Comune di Roma negli anni 2012/2014, indagini affidate alla Procura della Capitale che presero il nome di “Mafia Capitale”.

Anni di indagini e di tormenti per Alemanno che aveva sempre respinto con forza e sdegnosamente ogni addebito “confezionato ad arte” dalla Procura di Roma. A cui, certamente, non pareva vero di poter mettere le mani su un personaggio di primo piano della politica nazionale, per accreditare una indagine, anzi un teorema di colpevolezza, che addirittura ipotizzava il reato associativo mafioso per la gestione amministrativa della Capitale d’Italia. Un reato così infamante, questo tirato fuori dal cilindro della Procura, per fortuna subito decaduto in Cassazione tanto per Alemanno, quanto per gli altri imputati di questo filone di indagine.

Rimaneva, dunque, ancora il processo per corruzione dell'”Imputato Alemanno”, che ha visto ancora una volta l’esponente della Destra romana completamente scagionato da ogni addebito riferito alla presunta corruzione. Una sentenza esemplare e definitiva, quella dell’Alta Corte, pronunciata ieri e che parzialmente ripaga Gianni Alemanno di tanto fango e tanto accanimento livoroso, vergognosamente versato sulla sua persona e sulla sua immagine di amministratore pubblico.

E’ la solita storia dell’accanimento giudiziario. Quello che abbiamo imparato a conoscere dai tempi di  “Mani Pulite” e che la vicenda recente e torbida del Giudice Palamara e dei suoi racconti, raccolti nel  libro scritto a quattro mani con il giornalista Alessandro Sallusti, sta plasticamente e inequivocabilmente mettendo a nudo sul mondo della giustizia in Italia. Sui metodi a dir poco discutibili in uso presso le Procure italiane: sui motivi esclusivamente politici o, piuttosto, partitici che muovono le indagini, creando “vittime sacrificali” da offrire in pasto all’opinione pubblica per finalità di tutt’altra natura rispetto alla tutela della legge e della giustizia giusta!  Basti solo per un istante ricordare l’accanimento di taluni giudici siciliani nei confronti di Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e quant’altro, nello svolgimento della sua attività di Ministro degli Interni alle prese con gli sbarchi ricorrenti di immigrati irregolari sulle coste siciliane. Decisione del tutto politica e premeditata di quel giudice, poi smascherata apertamente e resa nota nelle modalità persecutorie proprio dal libro di Palamara e dalle affermazioni rese attraverso intercettazioni telefoniche di altri magistrati coinvolti nelle “trattative correntizie” per nominare i responsabili degli Uffici Giudiziari di mezza Italia.

Un mondo davvero discutibile quello di molte Procure italiane. Metodi sicuramente ai limiti del lecito e, al contrario, giudiziariamente consentiti per finalità di altra natura, poste in essere per alimentare gogne mediatiche e artificiose valutazioni degli indagati. (soprattutto se politici…..)

Quel che é certo che Gianni Alemanno non sarà mai ripagato per quel che gli é accaduto. Per le infamanti accuse che la magistratura romana gli ha inflitto per 7 lunghi anni di calvario giudiziario. Per una vita stravolta, affetti sconvolti, fiumi di denaro per la propria difesa legale, una carriera politica tutta da ricostruire, se mai vorrà ancora occuparsi della cosa pubblica. E poi ci lamentiamo se le nostre città non trovano concittadini di qualità per occuparsi della vita amministrativa della propria comunità civica. E ci interroghiamo sullo scarso “appeal” dei partiti politici sulla gente comune, sui giovani o quei personaggi che per la loro esperienza professionale tanto potrebbero offrire alla propria comunità. A partire dall’amministrare il proprio comune.

Così facendo i partiti non potranno più garantire il pur necessario ricambio di energie positive prelevate dalla società civile. E a guidare le nostre amministrazioni civiche saranno, forse, solo i magistrati. Già tanto presenti nei partiti politici. Ove trovano occasione di svolgere una attività comunque molto importante ed interessante. Diversa dal loro lavoro originario, ma pronti a rientrare nei propri ruoli quando saranno paghi della loro aspettativa.

Molto dovrà essere rivisto della attuale normativa. Nel frattempo aspettiamo con ansia la ormai indispensabile riforma della giustizia affidata al Ministro Cartabia.

Preparandoci però a sostenere le proposte di referendum popolare avanzate dal Partito Radicale e dalla Lega. Solo il popolo sovrano potrà esprimersi in via definitiva ed autorevole sui quesiti posti in ordine alla responsabilità civile dei magistrati; alla separazione delle carriere tra la Pubblica accusa (Pubblico Ministero) e giudice titolare della funzione giudicante; alla limitazione della custodia cautelare preventiva in carcere solo per i reati gravi; al superamento della Legge Severino (per l’automatismo del divieto di ricoprire cariche pubbliche ) lasciando libertà al Giudice, caso per caso,  di applicare o meno l’interdizione dai Pubblici Uffici di una persona condannata; della eliminazione del requisito della raccolta delle firme per il Magistrato che intende candidarsi al C.S.M. per evitare l’influenza delle correnti della magistratura nelle ipotesi di candidatura presso l’Organo di governo della Magistratura………… e quant’altro previsto dai presentatori dei quesiti referendari: