IMPRESE FAMILIARI O AZIENDE TRADIZIONALI : QUALI ESPERIENZE PIU’ EFFICACI??

Un vecchio e fin troppo abusato slogan degli abitanti del Meridione d’Italia è quello dei privilegi del Nord e dello strapotere delle imprese settentrionali rispetto al resto d’Italia. Mezzogiorno in primis.
C’è indubbiamente qualcosa di vero in queste lamentele.
Ma bisogna essere realisti ed onesti.
Un importante studio presentato dalla Banca d’Italia chiarisce alcuni punti e sfata
alcuni luoghi comuni.
Lo studio, riportato in un dossier dal titolo “Il divario Nord-Sud: sviluppo economico
e intervento pubblico” mette in risalto alcune caratteristiche delle imprese
meridionali elaborate dagli esperti dell’Ente guidato dal Governatore Visco.
In primo luogo si spiega come uno dei fattori significativi riguarda gli assetti
proprietari, di controllo e di qualità delle persone che gestiscono l’impresa.
E qui viene messo in risalto come la quota di imprese familiari sia molto più elevata
nel Sud e come, di conseguenza, si tenda a selezionare manager appartenenti al
nucleo familiare.
Il risultato: un minor controllo ed un più basso livello di preparazione.
Lo studio di BankItalia afferma testualmente “Le imprese a conduzione familiare
sono mediamente meno produttive e la loro maggiore diffusione spiega circa un
decimo del divario di produttività tra le due aree del Paese”
Si comprende quindi come si tratti di un processo di selezione meno efficace che
spesso non tiene conto del possesso di un titolo di studio in aree economiche o
manageriali.
“Il familismo – conclude la nota di Palazzo Koch- ed il localismo, ovvero la maggiore incidenza di manager provenienti dalla stessa provincia nella quale sorge l’impresa, sono
correlati negativamente all’adozione di pratiche di guida e di controllo dell’impresa attraverso modalità operative moderne, efficaci e innovative.

Indubbiamente nelle regioni del Sud ci sono anche imprese di eccellenza che danno
lavoro a migliaia di persone e che sono all’avanguardia in Italia e all’estero. Ma nella economia di mercato globale, queste ultime, sono sempre troppo poche rispetto alle tante che hanno i difetti evidenziati dallo studio della Banca d’Italia.
Auspicabilmente, le imprese del mezzogiorno hanno tutto il tempo e la possibilità, oltre alle potenzialità operative, per poter colmare questo “GAP” organizzativo e competitivo con le imprese settentrionali. In tal senso potrebbe essere utile approfondire i rilievi posti dallo studio di BankItalia e analizzarne i possibili correttivi.