martedì, Dicembre 3, 2024
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IL TRISTE EPILOGO DI UN ISTITUTO SCOLASTICO STORICO DELLA CITTA’.

E’ la solita storia di sciatteria e mancanza assoluta di buon senso.

Un edificio scolastico della città, l’Istituto Alberghiero di Stato “Ippolito Cavalcanti” di Via Giovenale, a due passi da Via Manzoni, é stato costretto, senza alcun preavviso degno di questo nome, a sospendere le sue attività didattiche perché non provvisto dei requisiti antisismici a norma di Legge, per essere stato costruito negli anni fra le due guerre (1934).

Eppure i nostri valenti amministratori (la Provincia di Napoli e poi la Città Metropolitana) ne hanno avuto di tempo a disposizione per intervenire su questo edificio scolastico ancora in perfetta efficienza malgrado l’età, sapendo che lo stabile, costruito in cemento e calcestruzzo, non possedeva quei requisiti normativi molto stringenti che sono divenuti, negli anni, fondamentali per la sicurezza e la staticità di un edificio soprattutto in occasione di eventi naturali improvvisi. E più ancora se l’edificio insiste su un territorio con caratteristiche di sismicità elevate come é certamente la collina di Posillipo che sovrasta e cinge dall’alto l’area flegrea con la Conca di Agnano.

Ma tecnici e personale politico che per anni hanno “curato” l’edilizia scolastica nella città di Napoli e nella sua Provincia non hanno tenuto conto di questi elementi stringenti o lo hanno fatto molto tardivamente e senza alcun preavviso, lasciando operatori scolastici, alunni e loro famiglie in braghe di tela e alle prese con uno sgombero forzato di non facile attuazione e lo spostamento di oltre un centinaio di studenti del Cavalcanti da un lato all’altro della città come pacchi di “Amazon”. Senza programmare per tempo il trasferimento, senza valutare disagi e difficoltà operative degli insegnanti e dei giovani studenti. Senza comprendere le esigenze delle famiglie costrette a “misurarsi” con il temporaneo trasferimento del plesso scolastico nella Sede Centrale dell’Istituto Alberghiero situato nel Quartiere napoletano di San Giovanni a Teduccio. Cioé a dire al capo opposto della città, nella zona orientale, a due passi dai Comuni di San Giorgio a Cremano e Portici. E questa sembrerebbe la soluzione ( per i soloni della Città Metropolitana) meno traumatica e più praticabile, ipoteticamente senza disagi particolari per tutti. Un vero capolavoro di buon senso e di buon governo delle problematiche di natura scolastica che solo a Napoli poteva accadere!

Si tenga conto che le attuali normative antisismiche, dettate anche da accadimenti improvvisi e spesso molto gravi che hanno colpito il nostro Paese negli ultimi 30/40 anni, hanno indotto il legislatore ad assumere queste normative di tutela e di contrasto di tali accadimenti ricorrenti cui l’Italia é morfologicamente esposta. Il primo provvedimento Legislativo che si occupa di rischio sismico é addirittura del 1974 attraverso la Legge 64 che per la prima volta classifica il territorio italiano in base alla vulnerabilità e al rischio sismico. Dal 1974 si sono avuti altri e diversi strumenti legislativi che hanno reso ancora più stringenti queste normative nel nostro territorio. Molto significativa é stata l’approvazione dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri (OPCM) n° 3274 del 2003, con il quale venivano classificati uno ad uno i Comuni Italiani e inseriti in una “Mappa di classificazione sismico del Territorio nazionale”, imponendo normative severe nella costruzione di nuovi edifici e dettate precise indicazioni tecniche per l’adeguamento antisismico degli edifici costruiti prima dell’entrata in vigore di questo DPCM, con particolare riferimento ai fabbricati di uso pubblico (scuole, Ministeri, Caserme, Musei, Ospedali etc.).

Malgrado tutto, risulta oltremodo inconcepibile un intervento edilizio di adeguamento antisismico dei tecnici della “Città Metropolitana”, (cui é affidata per Legge la gestione e manutenzione degli edifici scolastici delle Scuole Superiori), nel bel mezzo di un anno scolastico. Ma, soprattutto, é inconcepibile intervenire “ad horas” senza una informativa preventiva della Dirigenza  e della stessa platea scolastica che ha preso conoscenza dello sgombero della Scuola Cavalcanti “Tra capo e collo” come ha avuto modo di definire la stessa Preside dell’Istituto.

Quel che stupisce ancora di più di questa storia paradossale é che l’edificio scolastico di Via Giovenale non ha fatto registrare nel tempo, né di recente, nessun cedimento strutturale né banali distacchi di intonaci o, piuttosto,  problematiche tecniche rilevanti che facessero pensare ad un pericolo imminente per la sua staticità.

Con questo non vogliamo affermare che i lavori di adeguamento antisismico per la Scuola Cavalcanti siano inutili o non necessari. Tutt’altro! Ma ci pare opportuno ribadire che questi lavori andavano programmati in maniera più consona ed intelligente, sfruttando più propriamente ed efficacemente i mesi di chiusura estiva dell’Istituto ed evitando i disagi inconcepibili che l’attuale decisione della Città Metropolitana sta già producendo abbondantemente.

Pensare di trasferire un centinaio di studenti da Chiaia a San Giovanni, a nostro avviso, nasconde una macroscopica “follia amministrativa” dell’Ente Pubblico che non valuta in nessun modo troppi elementi sul tappeto: dalla enorme distanza tra i due quartieri interessati della città, al disagio degli studenti e delle famiglie, dalla presenza di studenti diversamente abili con difficoltà agli spostamenti, al notevole esborso di danaro pubblico da investire per il trasporto degli studenti in pulmann dedicati, l’assenza di servizi pubblici di trasporto diretti tra i due quartieri e, non ultimo, il pericolo della dispersione scolastica a seguito del trasferimento forzato. E poi ci si lamenta di quest’ultimo fenomeno (la dispersione scolastica) che nella nostra città assume contorni e numeri da assoluto primato!

Da genitori e da persone che si “sforzano” di ragionare con buon senso, ci permettiamo di suggerire una soluzione già percorsa in città nell’autunno dello scorso anno, quando si ventilò (come nel caso della Scuola Cavalcanti) di non riaprire l’unico asilo nido pubblico del quartiere Materdei per i medesimi lavori di adeguamento sismico previsti per  questo edificio scolastico costruito anch’esso negli anni trenta. E per il quale i tecnici chiesero lo sgombero della scuola. Una trattativa molto intensa e fruttuosa tra le parti scongiurò questa ipotesi ed i lavori iniziarono in Maggio, proseguirono in presenza degli alunni sino a Luglio (si trattava di asilo con chiusura più prolungata delle attività) e completati entro l’inizio del successivo anno scolastico. Senza difficoltà, disagi o contro indicazioni di rilievo.

E’ troppo complicato valutare serenamente e tecnicamente questa proposta che ha prodotto già soddisfacenti risultati in altra parte della città?? E’ possibile, in quest’ultimo caso della Scuola Cavalcanti, “salvare capri e cavoli” con un pizzico di buon senso e di maggiore disponibilità degli Amministratori della Città Metropolitana?

Amministratori pubblici a cui vorremmo suggerire di tener conto che il mondo della scuola é troppo importante perché si possa intervenire con leggerezza o senza valutare ogni aspetto critico delle proprie decisioni. Tanto per le ricadute innumerevoli e gravose che si producono sui giovani studenti e il mondo che gira loro intorno.

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