IL MINISTRO SANGIULIANO INVITA IL PERSONALE DEL SUO MINISTERO A LAVORARE NEI GIORNI FESTIVI : MA E’ UNA CULTURA D’ALTRI TEMPI ??

Alla faccia di Filippo Facci che qualche giorno fa dalla rete aveva lanciato un’invettiva contro i napoletani accusati di non lavorare per come tifano!
Una “onorevole” risposta, seppur non a lui (etero)diretta, arriva da un napoletano “DOCG”, nientepopodimeno che dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Che da ieri sta sulla bocca di tutti e, forse, pure altrove per i suoi colleghi occupanti il c.d. posto fisso, i quali, a seguito del “richiamo” post liberazione incassato, molto probabilmente, l’unica liberazione a cui anelano è proprio quella dell’attuale Ministro.
Ma Sangiuliano non vuole fare certo il Brunetta di turno, no! Lui è di un’altra… levatura e, appunto, dall’alto del suo incarico redarguisce i suoi poco zelanti collaboratori, rei di essersene andati in ferie a ridosso del ponte del 25 aprile. Il suo epistolare richiamo, però, ha un logico – se non lapalissiano – fondamento dato che musei e luoghi di cultura, appunto, debbono essere aperti proprio nei giorni in cui “gli altri”, i non addetti ai lavori, sono in ferie. E, in ossequio alla critica positiva e propositiva, propone una sorta di turnazione affinché non si ripresenti la stessa situazione del 24 aprile ultimo scorso, quando, convocati 11 generalissimi al Ministero, se ne sono presentati solo in due, anzi, uno solo perché l’altro, seppur astante, era in pausa ed era andato a mangiare un gelato. Inoltre, nella missiva inviata, il Sangiuliano pensa pure di incrementare di mezzo euro il costo d’ingresso ai musei a Natale, a Pasqua e a Ferragosto per poter destinare il surplus ai dipendenti in servizio proprio in queste giornate festive.
Pare che molti dipendenti abbiano pure apprezzato la tiratina d’orecchi del numero uno di Via del Collegio Romano e gli abbiano scritto per esortarlo a continuare il cammino nella direzione intrapresa.
Ma che razza di napoletano è mai questo Ministro che, non solo lavora, offre esempio e lo fa dall’alto della sua carica di vertice, ma addirittura induce gli altri – non napoletani, ma tanto solo per sfatare un vecchio cliché in cui casca solo chi napoletano non è – a non assentarsi e a lavorare anche quando sarebbe comodo non farlo? Che cultura partenopea è mai questa che non rispecchia la furberia, l’arte di arrangiarsi, la paranza di pizze margherite, cuopp’ ‘e pesce e sfogliatelle con babà, la delinquenza e l’illecito, la canzone e il reddito di cittadinanza? E ora di cosa cianceranno i vari De Giovanni, i Saviano e tutti gli altri accentratori della tipica e topica cultura barattata per meno di trenta denari a favore del più remunerativo Sputtanapoli? Dovranno aggiornarsi e correre ai ri-pari, ora che persino Gigino da Pomigliano, padre dello “scrocco” statale a cinque stelle del reddito di nullafacenza, s’ingengna – senza che qualcuno s’indigni – ed “emigra” nientemeno che nel Golfo Persico per andare a “fa…ticare”.
Insomma, in questa Italia allo sfascio, fatta di fasci e di Facci, di eterni “fasciati”, di mascherine e tante mascherate, il solo punto fermo è rappresentato ancora (e menomale!) dalla proverbiale generosità sudicia – del Sud, s’intende – del signor Ministro che, per la prossima festività di Ferragosto (non “romano”, per carità) – ancora nessuno lo ha accusato di negazionismo per aver omesso di ricordare i “rossi” 1 maggio e 2 giugno o tutti gli accusatori sono ancora in ferie? – ha invitato tutti a pranzo. Offre lui! D’altronde, siamo o non siamo il Mezzogiorno d’Italia?