Il “mandato zero” che fa ridere anche Grillo

Dopo la flessione in termini di consenso subita sia alle Europee che alle regionali, il Movimento 5 Stelle archivia, come era prevedibile, la famosa regola pentastellata del limite dei “due mandati”.

Gli iscritti del Movimento 5 Stelle sono, infatti, chiamati a votare, oggi giovedì  25 luglio e venerdì  26 luglio sulla piattaforma Rousseau, la proposta di Luigi Di Maio sulla riorganizzazione del M5S ed in particolare  sull’introduzione del cosiddetto “mandato zero”, che, in sintesi, non è altro che l’introduzione di una deroga alla famosa regola targata 5 stelle del doppio mandato, sino ad oggi intoccabile caposaldo del movimento ed emblema del tanto sbandierato “non attaccamento” alla poltrona dei politici a 5 stelle.

La regola del doppio mandato, nata per garantire il continuo ricambio della classe dirigente pentastellata e per evitare che gli eletti accumulassero troppo potere e si affezionassero alla poltrona, si appresta quindi ad andare in soffitta, ma in modo soft, graduale, con un escamotage che (almeno loro speravano) non desse troppo nell’occhio, affinché non appaia troppo evidente che i politici 5 stelle non sono affatto diversi da tutti gli altri che sino ad oggi hanno subito le loro critiche.

L’annuncio della votazione è stato pubblicato sul blog delle stelle.

La votazione sulla piattaforma Rousseau verrà aperta alle 10 del 25 luglio e proseguirà fino alle 13 di venerdì 26, e sarà aperta non  a tutti gli iscritti della piattaforma Rousseau, ma solamente a coloro i quali siano “iscritti da almeno sei mesi”.

Ma cosa prevede esattamente il “Mandato zero”, questa fantasiosa deroga alla matematica, più che ad una delle regole basilari del Movimento 5 Stelle? Questo  geniale, sublime “cavallo di troia” introdotto ora con furbo anticipo,  per amministratori comunali pentastellati, al fine evidente di creare un precedente da utilizzare ed estendere un domani, in vista ed occasione delle politiche, ai tanti parlamentari grillini che  altrimenti sarebbero costretti a lasciare la politica e che non hanno affatto voglia di tornare a casa.

L’idea di Di Maio è, sostanzialmente, quella di non far valere il primo mandato di consiglieri comunali e municipali nel conteggio dei due mandati (tetto massimo previsto per gli eletti M5S).

La deroga,  per il momento, dovrebbe riguardare solamente i consiglieri  comunali e municipali.

La regola del doppio mandato, quindi, dovrebbe restar valida per i parlamentari ed anche per i consiglieri regionali. In un video pubblicato sul blog delle stelle Luigi Di Maio spiega che si tratta di un mandato (il primo) che non si conta nella regola dei due mandati, cioè un mandato che non vale puntualizzando che: “Ora voglio essere molto chiaro: il mandato zero e l’eventuale introduzione del mandato zero, se vorrete votarlo come iscritti, varrà solo e soltanto per i consiglieri comunali e per i consiglieri di municipio“, “stiamo parlando comunque di persone che o gestiscono potere e prendono uno stipendio pieno o, in ogni caso, gestiscono potere“. Insomma “se tu vieni eletto consigliere comunale o di municipio al primo mandato e lo porti avanti tutto e poi decidi di ricandidarti e non diventi né presidente di municipio né sindaco, allora il tuo secondo mandato, quello precedente, cioè il mandato zero, non vale“. Ma Di Maio va oltre ed espone anche  la possibilità di allearsi con liste civiche (!).

Ed infatti ci domandavamo tutti: “Va bene, allora andranno tutti a casa dopo i “due mandati” che sono 3, cioè il numero zero, il n. 1 ed il n. 2?”

No, signori, in realtà è pronto anche l’escamotage “Liste civiche” cui il M5S apre la porta, per non rinunciare alla golosa “gestione del potere”.

Sul Blog delle Stelle Di Maio annuncia infatti anche la possibilità di avviare “sperimentazioni su quei territori dove per anni, cinque, dieci anni, magari abbiamo lavorato fianco a fianco con dei movimenti, con delle associazioni, con dei comitati, persone che conosciamo da sempre, con cui abbiamo condiviso valori“.

In sostanza, dunque, per fare un esempio, nulla potrebbe vietare a Virginia Raggi di ricandidarsi alla Regione Lazio all’interno di una civica alleata con il M5S. Si tratta della cosiddetta “continuità mascherata” di cui si parla in queste ore.

Inutile dire che la trovata geniale del leader pentastellato ha scatenato l’ironia e le critiche della rete, dal mitico Osho all’agenzia Taffo. In molti poi sono andati a ripescare un tweet di Di Maio del 2018 in cui il leader del Movimento 5 Stelle assicurava: «La regola dei due mandati non è mai stata messa in discussione e non si tocca. Questo è certo come l’alternanza delle stagioni».

Ma un commento sarcastico viene anche dal padre nobile Beppe Grillo che, in proposito, ha chiosato su Twitter: «Il mandato ora in corso è il primo di un lungo viaggio… ma di andarmene a casa non ho proprio il coraggio…»,  parafrasando «Se mi lasci non vale» di Julio Iglesias.

Commenta, sempre su Twitter, l’utente (@bujopesto) “Se questi, andando avanti col programma di matematica, scoprono l’esistenza dei numeri negativi siamo FOTTUTI”;  ma, aggiungerei, anche se scoprissero le frazioni.