IL “CASO” DURIGON: Alla fine ha vinto l’abiura !!

Governo e Parlamento rientreranno dalla pausa estiva orfani, ma non claudicanti.
No, non è una beffa. Piuttosto lo è per il popolo: nonostante lo stato d’emergenza imperante, prorogato al massimo del prorogabile e le conseguenti restrizioni che lambiscono la follia, visto che logicamente non ce le si spiega, con tutti i problemi annessi e connessi, presenti e futuri, onorevoli, deputati, sottosegretari, portaborse, uscieri e collaboratori vari se ne sono andati beffardamente in vacanza. Per trenta o quaranta giorni, rispettivamente se il politico è espressione del governo, o piuttosto appartenga ad una delle due Camere. Il che sarebbe già da sola condizione sufficiente ed essenziale per chiamarsi fuori da questo guazzabuglio promiscuo e meticcio. Ma ciò non avviene per nessuno (di loro). Purtroppo. Ciò che in compenso avviene è che un membro del Governo, il Sottosegretario di Stato al Ministero delle Economia e finanze, Claudio Durigon, leghista, venga fatto dimettere. Non perché abbia rubato, non perché sia colpevole di chissà quale scellerato delitto, non perché sia inadatto – l’epiteto “incapace” non piace al politically correct né lo concepisce l’assunto istituzionale “uno vale uno che poi vale l’altro che alla fine vale zero” – ma è fuori per una idea. Personale, intima, culturale e non espressa nell’esercizio delle proprie funzioni. Non scherziamo, questo è pur sempre il governo dei migliori con i Di Maio, gli Speranza, gli Arcuri e le Fornero. Non é consentito a costoro nessuna “sbavatura” o esternazioni non gradite!
La questione infatti, si solleva a proposito del parco cittadino di Latina – tu chiamala, se vuoi, Littoria – dove, durante un comizio, il sindacalista leghista si era detto favorevole a intitolare nuovamente il parco cittadino ad Arnaldo Mussolini, fratello del Duce.
Apriti cielo! Al solo sentire pronunciare quel cognome è insorta tutta la sinistra radical-chic, sono caduti i rolex dai polsi sinistri ex proletari, attici e ville degli “erremosciati” figli di papà discendenti di genitori sessantottini e pronipoti di banditi partigiani hanno sputato di tutto, A partire dall’odio e dal veleno che hanno in corpo e persino i soldi stipati nella cuccia del cane della off limits Capalbio. Quella sinistra che ha accettato – loro dicono “incluso” – un’altra Mussolini, arcobalenata (s)vestita per la causa. Loro e di Zan. Menomale che la pressione sul Claudione di governo è stata smorzata dalla Cirinnà che ha fatto sapere che si è trovata a fare da cuoca, lavandaia e ortolana dopo che la cameriera che condivideva la tenuta di campagna con due pastori abruzzesi, di cui una gravida, l’ha lasciata. Ed era pure assicurata, ha precisato. Fico! Povera Cirinnà, che vita di merda! Si sarà rovinata le vacanze!
La cordata sinistra è stata guidata addirittura da Marco Travaglio – un nome, una lagnanza, visto che si parla di cognomi… – il quale ha promosso un appello su Il Fatto Quotidiano, organo di in-formazione del MoVimento 5 Stelle che è finito per essere la testa di legno di quella sinistra che ormai non ci mette più, o più non può, nemmeno la faccia.
Il Fatto Quotidiano per Travaglio, per i 5 stelle, per Boldrini, per la sinistra gauche caviar ha chiesto e la Lega, con l’assenso di Salvini ha risposto. A doppio, anziché picche: dimissioni e abiura!
Dopo la poltrona lasciata in via XX Settembre, arriva immancabile l’abiura ufficiale, la punizione sinistra, la condanna “rossa”: “NON SONO MAI STATO FASCISTA”.
Ah, adesso tutti tirino un sospiro di sollievo e i problemi dell’Italia sono finalmente svaniti. Stiamo vivendo l’epoca del cancel culture, del black lives matter e in Italia, con l’avallo del governo su richiesta dello stesso governo, siamo alla condanna del pensiero, dell’idea. Sancita, tra l’altro, da quella stessa Costituzione antifascista, bandiera ormai ridotta a pezza e bavaglio, vilipesa e calpestata quotidianamente dai loro stessi fautori.
Quella stessa Costituzione che non vieta affatto che qualcuno abbia simpatie per lo storico Regime, atteso che dopo ottant’anni sia ancora possibile. Anzi dice chiaramente che nulla osta acciocché un simpatizzante possa far parte del governo, passato un quinquennio dal 1948. Pare siano passati quindici volte cinque anni! Quella costituzione, che al 21 articolo tutela proprio la libertà di pensiero. Quella che aveva espresso Durigon. Che è ben lontano dal pragmatismo di chi quel pensiero ha contribuito a formarlo: «Se un uomo non è disponibile a correre qualche rischio per le proprie idee, o le sue idee non valgono nulla o è lui che non vale nulla», di chi ha abbracciato un’Idea arrivando a morire per essa. Penso ai ragazzi della RSI, penso ad Achille Starace, a Ettore Muti, ai ragazzi del “Dio stramaledica gli Inglesi”, della non lontano Sant’Angelo in Formis, alla fierezza del giovanissimo Franco Aschieri.
Ormai ad essere morta è la cultura, il sapere, quello scomodo e quello veritiero, quello nascosto e che non ci piace. È morta la verità. Ad ammazzarla è stato il pensiero unico, quello che non ammette differenze, ma da se stesso, quello che è superiore e saccente e che non ammette contraddittorio. Con la complicità di chi ha paura dell’onestà intellettuale, che non impone il coraggio delle proprie idee, che ha paura di pensare fuori dagli schemi, che ha il panico di non essere omologati. Sarà per questo che in tutte le commemorazioni ufficiali, da trent’anni ormai, si omette di dire che la vittima di mafia dr. Paolo Borsellino era iscritto al MSI e che proprio una pattuglia del partito che ha raccolto il testimone del Fascismo in Parlamento, propose la  candidatura di quel Giudice alla Presidenza del Consiglio.
Quel Fascismo che per mezzo del Prefetto Mori riuscì nell’impresa di controllare e azzerare la mafia in Sicilia. E forse è proprio questa l’Italia che questa gente merita: con la mafia, senza le bonifiche delle aree paludose, senza l’urbanizzazione di terre incolte, senza città, palazzi, scuole, ponti, vie che ancora resistono, senza i decori che trovi dalla fognatura al palazzo ancora in uso, senza l’IRI e la riforma del sistema bancario, senza la scuola che forma ed informa, ma tutti obesi sul divano ad ingolfarsi di cibo spazzatura al delivery, al ritmo scandito dalla tv spazzatura dai programmi della durata di un lockdown.
Ora che Dorigon è stato accolto nel club dei supponenti previa pubblica abiura, stracciatevi pure le vesti per i diritti lesi, ma quelli altrui, continuate a coltivare la trasgressione di vestirvi di bianco d’estate. Ma attenti alle mani inzozzate di gessetti colorati e continuate pure a credere che i talebani siano solo in Afghanistan.