I DATI REALI DELL’ECONOMIA DEL BEL PAESE: QUELLI CHE LA STAMPA NON VUOLE PUBBLICARE!

Piano piano cominciano ad emergere i primi dati che lasciano ben sperare per un futuro più roseo del nostro Paese nel campo dell’economia.

Sono dati che, con altri governi e con altre coalizioni, sarebbero stati quotidianamente sbandierati ed avrebbero avuto titoloni in prima pagina e dotte dissertazioni di politologi ed “analisti economici” in cerca di “benevolenze” governative. Stavolta invece tutto è sotto traccia. Tutto silente. Vergognosamente silente.

Evidentemente qualcuno, nelle stanze di potere e della grande informazione, teme di far acquisire troppi meriti al governo in carica.

Eppure i dati ci sono e sono incontrovertibili.

Il PIL? Cresce dell’1,9 per cento, quasi il doppio delle attese e molto di più della crescita in altre nazioni europee.

Il mercato del lavoro? Ad aprile il tasso di disoccupazione è calato al 7,8 per cento.

Sono ancora tanti gli inattivi, con un tasso pari al 33,6 per cento, ma anche questo dato è fortemente in calo.

Intanto il numero degli occupati a tempo indeterminato aumenta di 48mila unità ed è superiore di quasi quattrocentomila persone al dato che si registrava ad aprile del 2022.

Altro dato significativo, attesta come sia sempre meno diffuso il precariato.

Siamo in presenza di prospettive incoraggianti che mettono in difficoltà quanti non perdono occasione di attaccare senza motivo, o meglio, pretestuosamente il governo in carica.

Tra i critici, ovviamente, i “democrat” e quei sindacati capitanati da quel tarantolato di Landini che, dopo aver volutamente “abbassato la guardia”, i toni e le azioni sui temi sindacali con i precedenti governi, ora ha scoperto di  essere grande esperto di economia e di possedere tutte le soluzioni per ogni problema del Paese. Stesso discorso vale per la Shlein e i suoi residui discepoli che,  dopo essere stati al potere per un decennio senza avere il consenso del voto popolare, ora sembrano in grado di dettar legge tirando dal cilindro all’improvviso proposte e soluzioni alternative.

Il Governo deve poi fare i conti con una Corte dei conti, scusate il bisticcio delle parole, sempre più politicizzata, come gran parte della magistratura ordinaria.

Ci troviamo poi a vivere in un presidenzialismo strisciante (vedi l’attivismo del Presidente Mattarella su tutti i temi e i momenti topici del Paese) che non è suffragato da norme Costituzionali (almeno per ora) e dalle disposizioni di legge, ma è nei fatti. Eppure se si parla di modifica della 2° parte della Costituzione con un nuovo assetto Istituzionale che preveda il Presidenzialismo, iniziano i mali di pancia della sinistra, gli abbai alla luna (anche di giorno) e le barricate, per fortuna virtuali, contro il Governo in carica.

Noi, al contrario, pensiamo che, rispetto ad un Esecutivo in sella da meno di otto mesi, si debba dire con ragionevole buon senso “Lasciamoli lavorare”. Diamo loro del tempo e vediamo che cosa vogliono fare per questa Italia. Cosa sapranno fare e come lo faranno, nel breve come nel lungo periodo.