GLI ENIGMI DELLA STORIA DELL’ARTE E DEI SUOI PROTAGONISTI: RAFFAELLO ODIAVA O STIMAVA MICHELANGELO ?

Self-portrait by Raffaello Sanzio da Urbino, also Raphael da Urbino, Raffaello Santi, Raffaello Sanzio, Raphael, Italian painter, Italy , digital restaurierte Reproduktion eines Kunstwerkes (public domain) aus dem Jahre ca 1500. (Photo by: Bildagentur-online/Universal Images Group via Getty Images)

 

CON QUESTO PRIMO ARTICOLO DI LORETA CARNEVALE, GIOVANE STUDIOSA DI DI CONSERVAZIONE E RESTAURO DEI BENI CULTURALI, SI APRE UNA NUOVA RUBRICA SU “CAMPO SUD” CHE ILLUSTRERA’ DI VOLTA IN VOLTA LE ECCELLENZE DELLA NOSTRA STORIA DELL’ARTE, GLI ARTISTI PIU’ FAMOSI ED UNICI DEL NOSTRO PAESE, I BORGHI PIU’ AFFASCINANTI, LE OPERE D’ARTE DISSEMINATE LUNGO LO STIVALE, LA NOSTRA CULTURA CON LE CITTA’ DELL’ARTE, LE CURIOSITA’ E LE MERAVIGLIE D’ITALIA.

BENVENUTA A LORETA CARNEVALE NELLA FAMIGLIA DI “CAMPO SUD” E BUON LAVORO.

LA REDAZIONE. 

 

Il giovane Raffaello Sanzio giunto a Roma diventa ben presto il pittore prediletto di Papa
Giulio II e successivamente anche di Leone X.
Raffaello venne premiato per il suo grande talento quando, nella scelta di Giulio II di
utilizzare le stanze ai piani superiori dei palazzi Apostolici per abitarvi, pensò a lui per
decorarle. In realtà il Papa all’inizio non affidò il lavoro totale al pittore ma quando negli
ultimi mesi del 1508, vide la sua mano, la sua dolcezza e grazia nella pennellata, decise
che il lavoro sarebbe spettato esclusivamente a lui, distruggendo quello che era stato
svolto precedentemente dagli altri artisti.  Così come accadde a Piero della Francesca che pure si era cimentato in quell’impegno artistico gravoso.
La prima stanza su cui lavorò fu quella denominata: “La Stanza della Segnatura”, dove
teologia, filosofia, poesia e giurisprudenza decorano le pareti, rendendola un trionfo
dell’ordinamento ideale della cultura umanistica. Successivamente si occupò anche delle
future stanze di Eliodoro; dell’Incendio di Borgo e di quella di Costantino.
In questo articolo ci occuperemo della prima ed in particolare dell’affresco che raffigura:

“La Scuola di Atene” (1509-1511), in quanto è qui che inizia la nostra storia.
Sappiamo che Raffaello era un giovane colto, gli artisti rinascimentali infatti cominciarono
ad interessarsi dei testi antichi e delle opere filosofiche, basti pensare che in questo
periodo nasce l’Accademia Platonica e quella Aristotelica. Raffaello assimila tutta questa sapienza e la trasferisce sulle pareti, rappresentando tutti i maggiori filosofi dell’antichità. Ma attenzione, con un tocco assolutamente personale.  Infatti si possono notare riferimenti ben evidenti a due filosofi dell’antichità classica, posti al centro della scena:
Platone, che indica in alto e Aristotele che
indica in basso. I due filosofi,  nella sua interpretazione originale  non sono altro che Leonardo da Vinci e Leon Battista Alberti. Artisti contemporanei di Raffaello e molto amici di quest’ultimo.
Ma il nostro occhio cade sulla figura pensierosa che si trova sulle scalinate della scuola,
come se non facesse parte di quel mondo, ed effettivamente fino a poco prima non ne
doveva far parte, il suo nome è Eraclito ma nelle intenzioni e nella immaginazione di Raffaello, è Michelangelo.
Come mai Michelangelo Buonarroti venne inserito successivamente?
Secondo una leggenda venne realizzato quando Michelangelo stava lavorando alla volta
della Cappella Sistina, l’ambiente era inaccessibile per volere del burbero pittore, ma il
giovane senza farsi vedere ammirò il capolavoro che l’uomo stava realizzando. Comprese
che una tale magnificenza doveva essere omaggiata, per quanto non provasse simpatia per
Michelangelo. Raffaello era intelligente e comprese subito di trovarsi di fronte ad un genio della pittura e in tal modo volle rendergli omaggio.
Ora non sappiamo se effettivamente le cose andarono così, l’unica certezza che abbiamo
di questo inserimento successivo nell’affresco, dell’immagine di Michelangelo, é data   dall’esame sull’intonaco effettuato solo negli anni successivi.
Raffaello nel suo affresco ci osserva da destra, ricordandoci che la bellezza dell’arte ci
lascerà sempre senza fiato e per quanto noi possiamo essere bravi non si smetterà mai di
imparare. Come disse Socrate: “Io so di non sapere.”