GIOVANNI FALCONE : IL RICORDO DI UN ITALIANO DI CUI ANDARE FIERI!!

Nell’anniversario della strage di Capaci, quando furono trucidati Giovanni Falcone,
Francesca Morvillo e gli uomini della scorta, il solito coro di ricordi, di omaggi, di
lamenti.
Quanti sono quelli che ora dicono di essere stati gli amici di Giovanni Falcone?
Quanti approfittano della memoria corta degli italiani e della grande stampa per far
dimenticare gli attacchi e le polemiche che Giovanni dovette affrontare in vita?
Quanti ricordano i dispetti che gli fece il CSM?
Isolato ed umiliato anche per aver osato accettare un posto di rilievo al Ministero di
Grazia e Giustizia dovette sopportare ostracismo e calunnie.
In prima linea contro di lui l’allora sindaco di Palermo, quel Leoluca Orlando che ha
dovuto nascondere la seconda parte del suo cognome, Cascio, per evitare i
riferimenti al padre collaboratore degli americani in occasione dello sbarco degli
alleati in Sicilia.
Quanti ricordano il maxiprocesso istruito da Giovanni Falcone e da Paolo Borsellino?
Dovettero isolarsi per mesi con le loro famiglie all’Asinara per motivi di sicurezza.
I risultati del loro impegno furono testimoniati dalle conclusioni del processo, con
475 imputati e ben 360 condanne.
Quanti magistrati si possono vantare di un risultato simile?
Eppure Giovanni restò sempre un uomo semplice, innamorato della sua Sicilia pur
essendo costretto a vivere a Roma per i doveri del suo ufficio.
E in Sicilia era tornato quando una mano assassina fece brillare la bomba che uccise
lui, la sua compagna, i ragazzi della scorta.
Noi vogliamo ricordarlo citando una delle sue frasi più significative:
“La mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un
inizio ed avrà una fine”.
Non sappiamo se il suo sogno profetico si avvererà mai, sappiamo che, per dirla con
Sciascia, ci sono troppi professionisti dell’antimafia che costruiscono le proprie
carriere in questo modo senza fare un briciolo di quanto fece Giovanni Falcone.