sabato, Dicembre 14, 2024
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“FUJTEVENNE” : L’ESCLAMAZIONE DI EDUARDO DE FILIPPO E’ ANCORA UN CONSIGLIO DA SEGUIRE?

La grande Napoli tra criminalità e degrado: Gianni Lepre, “il ‘fuitevenne’ di Eduardo era monito di altri tempi, oggi la città ha bisogno dei suoi figli”

NAPOLI – Con l’efferato omicidio di Giovanbattista Cutolo, il giovane musicista dell’Orchestra Scarlatti jr. Che tanto ha indignato l’Italia e il mondo intero, si sono riaperte antiche ferite che la città non è mai riuscita a rimarginare del tutto.  Torna di scena anche il famosissimo monito del grande Eduardo De Filippo, quando circa 40 anni fa, rivolgendosi a dei giovani attori diceva: “fujtevenne”.  Questa espressione del drammaturgo napoletano non solo ha fatto il giro del mondo, ma è stata reinterpretata  in tutte le salse rendendo di fatto generica un’affermazione che Eduardo aveva voluto dare a dei giovanissimi artisti che gli chiedevano sul loro futuro. Con il barbaro assassinio del giovane musicista si torna a parlare di futuro di una città bella e maledetta allo stesso tempo, assediata dalla criminalità e presa d’assalto dal turismo di massa. Sembra una assurdità, ma non lo è: nonostante il clima di incertezza, di insicurezza e degrado, Napoli è e resta tra le mete preferite di milioni di visitatori. Sulla questione del monito di Eduardo è intervenuto l’Arcivescovo metropolita di Napoli Mons. Domenico Battaglia che nell’omelia funebre ha sottolineato con forza le mancanze di politica e istituzioni sul risanamento morale ed economico della città. “Sono pienamente d’accordo con l’arcivescovo Battaglia – esordisce Gianni Lepre, consigliere del Ministro della Cultura Sangiuliano – le colpe sono tante ed equamente divise tra istituzioni, politica, società, famiglia e tutti noi spettatori di una città allo sbando, preda della delinquenza troppo spesso minorile”. Il noto economista che tra l’altro è il presidente del Club delle Eccellenze del Made in Italy ha poi continuato: “Anch’io sono un ex scugnizzo, ma quando questa parola però descriveva i tanti ragazzini napoletani che si inventavano la vita ogni giorno per sopravvivere ed aiutare la propria famiglia a sbarcare il lunario. Io non sono scappato, sono rimasto nella mia città e con sacrifici enormi e grandi privazioni ho imboccato la mia strada e l’ho portata avanti con coraggio e positività”. Il prof. Lepre ha poi sottolineato: “Per questo sono pianamente in accordo anche con il presidente dell’Unione Industriali di Napoli Costanzo Iannotti Pecci quando esorta i giovani a restare a Napoli per costruire uno sviluppo fatto di lavoro e regole condivise. Oggi la città ha bisogno dei suoi figli, ha bisogno di positività per continuare nell’impresa di attrarre il turismo mondiale. La sicurezza è ovviamente la prima regola che le istituzioni debbono concepire, poi ci sono i servizi e le ricettività”. Lepre ha poi rimarcato: “Il mio appello ai giovani resta quello di restare nella nostra terra rimboccarci le maniche e camminare tutti insieme ognuno nelle proprio specificità per rendere Napoli la vera e unica capitale del Mediterraneo”. La chiosa finale viene direttamente dal suo libro ‘Con il sole di Napoli negli occhi, le radici di un sogno’ edito da Mondadori: “Ai giovani: siate costanti, impegnatevi, i traguardi si raggiungono con il sacrificio. Ma dopo averne raggiunto uno, pensate a raggiungerne un altro, poi un altro ancora…”

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