Non è bastata l’allerta meteo per fermare la corsa verso la tragedia. Il disastro della funivia del Monte Faito, culminato con il crollo di una cabina nel vuoto, lascia dietro di sé non solo dolore, ma una scia di interrogativi pesanti come il silenzio delle istituzioni. Ora, quattro dirigenti risultano indagati per l’incidente: tra questi, vertici dell’EAV, l’azienda regionale che gestisce l’impianto.
C’era un’allerta meteo. Le raffiche di vento erano segnalate da giorni. Perché allora nessuno ha fermato la funivia? Perché la Regione Campania e la dirigenza dell’Ente Autonomo Volturno non hanno bloccato un servizio potenzialmente pericoloso?
Le immagini, drammatiche, registrate da una telecamera di sicurezza, sono ora nelle mani della Procura di Torre Annunziata, che ha disposto l’autopsia delle vittime e aperto un fascicolo per fare luce sulle responsabilità. Ma il sospetto che tutto fosse evitabile resta, come il dolore dei familiari.
L’inchiesta è ancora in fase preliminare, ma i nomi iscritti nel registro sono già pesanti. Il reato ipotizzato è omicidio colposo. La gestione dell’allerta, la comunicazione tra enti, la mancanza di un blocco immediato: tutto verrà passato al vaglio. E la domanda torna: davvero nessuno poteva prevedere?
Non è la natura il nemico. È l’inerzia. È l’assenza di responsabilità diffuse. È quella burocrazia che, anche davanti al vento, si gira dall’altra parte. E mentre la giustizia inizia il suo cammino, i cittadini chiedono una sola cosa: verità.