Niente fuochi d’artificio, niente tweet da populisti del pallone: solo una scelta logica, finalmente. Antonio Conte resta a Napoli dopo aver vinto il quarto scudetto della storia azzurra. E la notizia, se ci pensi bene, non dovrebbe neanche fare scalpore. Dovrebbe essere normale.
Invece no. Perché qui da noi, il normale è rivoluzionario. Trattenere un allenatore vincente, dargli fiducia, costruire un progetto duraturo — sono tutte cose che altrove si danno per scontate. A Napoli, no. A Napoli si cambia anche quando va tutto bene, perché il caos fa folklore, e il folklore riempie i bar.
E allora ecco perché questa scelta è pesante: per una volta si è scelto di non buttare tutto all’aria.
Conte resta non solo perché ha vinto, ma perché è l’unico in grado di tenere testa a De Laurentiis. L’unico a cui anche il presidente ha dovuto dire: “ok, va bene, facciamo come dici tu”.
Il gruppo lo adora, la moglie lo spinge, i collaboratori ci credono. E lui? Resta. Per vincere di nuovo. E per farlo con il suo stile: autoritario, metodico, faticoso, ma tremendamente efficace. A patto che nessuno lo ostacoli.
Perché ora viene il difficile. Tutti vorranno farlo inciampare. I media del nord, i vecchi rancori, i cortigiani del palazzo. Ma se Napoli si stringe intorno a Conte, se la società smette di sabotarsi da sola, può nascere qualcosa di storico.
E stavolta, non c’è bisogno di titoli acchiappa-like.
Questa è già la notizia:
Conte resta. Napoli lo ha capito. Finalmente.