Antonio Parlato: il ricordo sempre vivo di un Maestro di vita e di politica, a 10 anni dalla scomparsa.

Era l’estate del 1975, era appena nata la corrente di “Democrazia Nazionale” che sollecitava una radicale trasformazione del Partito con il taglio delle proprie radici e lo spostamento verso il centro democratico. Eravamo giovani ed entusiasti ed accogliemmo la nascita di Democrazia Nazionale come un vero e proprio tradimento! Una sorta di rinnovato 25 Luglio e reagimmo subito, con la costituzione ad opera di Pino Rauti della componente che si chiamò “Linea Futura”: un grande crogiuolo di tradizione, ma anche di forte attenzione ai temi emergenti della tutela dell’ambiente, della crisi demografica, della immigrazione, della cultura (Campi Hobbit), di attenzione alla geopolitica e a tutti i fenomeni sociali più rilevanti cui  “Linea Futura” volle guardare, forse per la prima volta, con profondità di analisi ed elaborando tesi e proposte innovative e lungimiranti. Non avevamo strutture e mezzi qui a Napoli e ci guardammo intorno. Avevamo conosciuto da poco un neo Consigliere Comunale del MSI, Antonio Parlato figlio di Vincenzo che era stato Consigliere Provinciale della Fiamma sul finire degli anni 50. Con Silvio Geria e Valerio De Martino ci recammo al suo studio legale (Antonio era un valente Avvocato Marittimista) gli parlammo di Linea Futura e cercammo di convincerlo a capeggiare , a Napoli, la corrente di Pino Rauti. Antonio, dopo qualche approfondita riflessione ed acquisite ma, soprattutto, condivise con entusiasmo le tesi del documento fondativo della corrente Rautiana, aderì al progetto e da quel momento, ininterrottamente per vent’anni, fu il nostro punto di riferimento locale ma anche nazionale, entrando a pieno titolo a far parte del vertice della componente di “Linea Futura”, alla quale conferì una metodologia di lavoro e di analisi molto profonda e innovativa, oltre ad un attivismo operativo di gran lunga superiore a quello cui eravamo abituati e quello che, ciascuno di noi,  era in grado di esprimere. Antonio era una vera e propria forza della natura. Aveva una capacità di lavoro assolutamente eccezionale. Non c’era argomento, disciplina, attività culturale che egli non volesse o sapesse approfondire. Prova ne siano i numerosi libri scritti da Parlato, che ci ha lasciato su temi tanto diversi tra loro: da Federico II  a Flavio Gioia e la sua bussola, dalle ceramiche della Real Casa, a sua Maestà il Baccalà e tanti altri. La sua attività frenetica e poliedrica iniziava molto presto al mattino e si chiudeva a tarda notte. Ogni cosa era frutto di approfondite riflessioni, di studi, di incontri e confronti che duravano ore. Antonio ascoltava tutti i Camerati chiamati al suo studio legale, (ormai trascurato per lasciare spazio alle sempre crescenti attività politiche)  con ritualità e notevole frequenza. Poi si arrivava alla fase finale della sintesi con l’elaborazione della proposta, della tesi, del documento in discussione. Un percorso coinvolgente, collaborativo che arricchiva tutti e rendeva tutti partecipi di ogni scelta. Per questo motivo, quei giovani studenti o professionisti o semplici iscritti del MSI che collaborarono in quella stagione con Antonio, frequentando il suo studio del Rione Sirignano, e tra questi Mimmo, Luciano, Marcello, Roberto, Amilcare, Arturo, Franco, Sergio, Carlo, Andrea, Lidio, Giovanni e tantissimi altri, credo che abbiano trascorso e speso, con grande passione politica, i migliori anni della propria vita. Oggi resta il ricordo di una stagione esaltante ed irripetibile.

Vincemmo il Congresso Provinciale del MSI ed Antonio Parlato divenne il Segretario Provinciale del Partito a Napoli. Il documento programmatico scritto da Antonio si chiamò F 77 che conserva tutt’ora la sua validità di un partito, pesante e presente, nella realtà della vita dell’essere Comunità. F 77  fu il principale motore politico di opposizione e di progetto alternativo all’interno della Città e della sua area metropolitana. Il meglio delle esperienze, delle personalità, delle risorse del nostro mondo umano e politico, chiamato a raccolta per mettere in campo un’altra visione di Città, che come ripeteva Antonio, doveva saper leggere il territorio e le sue vocazioni naturali, per elaborare una progetto e delineare una strategia per la comunità locale. Il punto massimo fu “Napoli Capitale” (Progetto a 5 dimensioni) alla cui stesura collaborarono Antonio Rastrelli e Sergio Vizioli.

Antonio fu eletto Deputato nel 1979, in una competizione elettorale che cancellò di colpo l’intero gruppo di “Democrazia Nazionale”che aveva a Napoli quattro Deputati e tre senatori. Gli elettori del Movimento Sociale Italiano a Napoli, cancellarono ogni traccia di questi ex parlamentari, superando brillantemente la scissione subita e rielessero quattro Deputati e tre Senatori, in una battaglia elettorale che Almirante venne personalmente a  condurre, scegliendo la nostra città come sua personale residenza per diversi anni. Parlato ne fu il suo braccio destro e noi tutti fummo, con tutto il partito, gli entusiasti artefici della riscossa contro il tradimento.

Decine di migliaia di interrogazioni parlamentari, interpellanze, mozioni, documenti, ordini del giorno, Proposte di Legge, confronti parlamentari, congressi, furono il frutto di una attività fervente e inesauribile, appassionata e dirompente che incise profondamente in un partito che, fino a quel momento, coltivava le sue memorie storiche ma era presente nella realtà del tempo, nelle esigenze e istanze che, dal corpo sociale, venivano fuori a getto continuo. In quegli anni furono molte centinaia gli Ordini del Giorno su tutti i temi approvati dal Consiglio Comunale di Napoli. Analogamente alla Camera dei Deputati, le interrogazioni parlamentari presentate da Antonio furono strumenti decisivi di battaglia politica anche per tantissimi rappresentanti del partito negli Enti Locali che, nelle loro battaglie politiche sul territorio, individuavano i punti di attacco che Parlato trasformava in azione di Sindacato Ispettivo e che promossero decine di inchieste della Magistratura Contabile e di quella Penale. Noi tutti imparammo a far politica nel corpo vivo della comunità nazionale e locale. Il “metodo Parlato” divenne ben presto una scuola che fece crescere il Movimento in tutta Italia.

Cessato dopo cinque Legislature il suo impegno Parlamentare, Antonio Parlato ebbe incarichi di alto profilo, su nomina del Governo, all’INAIL prima e poi all’IPSEMA, ove portò idee e visioni, frutto della sua cultura nazionalpopolare in stretta correlazione alle radici del suo impegno culturale, bilancio etico e bilancio sociale,valorizzazione dei rapporti con le componenti sociali e sindacali.

Mi chiamò un giorno con una scusa. In realtà sapeva di avere ancora pochi giorni. Con i suoi consueti modi garbati da gran Gentiluomo Napoletano, mi parlò sorridendo del suo ultimo impegno editoriale. In realtà, ebbi la sensazione che volesse salutarmi per l’ultima volta. Ci penso ancora a quell’incontro e sempre con la stessa struggente emozione.  Ciao Antonio, grazie per tutto quello che hai fatto per noi e per l’Idea che vive e getta sempre nuovi germogli anche grazie a te!