A PROPOSITO DI SCUOLA E DISAGIO GIOVANILE

Continuiamo il discorso sul contrasto al disagio giovanile.
Parliamo della scuola.
Anche la scuola ha le sue responsabilità. Troppo spesso anche questa istituzione,
fondamentale per la crescita delle nuove generazioni, chiude gli occhi e si gira
dall’altra parte.
Incominciamo dalla scuola dell’obbligo.
Ormai nella primaria di primo grado, l’ex elementare, e in quella di secondo grado,
la scuola media, è praticamente scomparso l’istituto della bocciatura.
Non è questo un parametro che spinge il ragazzo a pensare che tutto gli sia
consentito, tanto le sue insufficienze non gli costeranno niente?
Un tempo il momento dei quadri era capace di creare ansia, preoccupazione, timori.
Ora? Non hanno neppure bisogno di vederli.
Si parla poi di incrementare il tempo pieno. Buona ipotesi ma possibile che non ci si
renda conto che con il tipo di tempo pieno che abbiamo specialmente al Sud i
risultati, e li certificano anche le prove Invalsi, sono deludenti?
In quasi tutti gli edifici scolastici del nostro Meridione dove c’è il tempo pieno i
ragazzi non fanno altro che stare per almeno otto ore al giorno nella stessa aula,
mangiano sullo stesso banco, e fanno pochissime attività integrative.
Alcune regioni del Nord danno la possibilità alle scuole di usufruire di finanziamenti
finalizzati ad attività da praticare nelle ore pomeridiane, come sport, scacchi, teatro,
perfino nuoto.
Ne avete notizie nelle scuole della Campania o del nostro Mezzogiorno?

Parlando sempre di quanto potrebbe fare la scuola, dobbiamo apprezzare le ultime
proposte del ministro Valditara, con l’insegnante tutor.
Ma in quante scuole c’è lo sportello di ascolto? In quante scuole viene seriamente
seguito il ragazzo con problemi, spesso di origine familiare?
Lo stesso istituto dell’insegnante di sostegno viene limitato a casi certificati dalla
struttura sanitaria e non sempre l’insegnante di sostegno ha le competenze che
servono, anche perché spesso il sostegno ha rappresentato la strada più semplice e
veloce per ottenere un incarico, sia pure a tempo determinato.

La scuola, lo dicono tutti, è fondamentale per il futuro.
Ma fin quando il ruolo del docente verrà sminuito da stipendi che sono agli ultimi
posti nella graduatoria non solo europea, non si potrà avere un rendimento
eccellente, a dispetto dell’impegno e dello spirito di sacrificio di tantissimi.
I bassi stipendi vengono giustificati dalle ore di servizio che devono prestare i
docenti, ma, a parte il fatto che il compito dell’insegnamento non si esaurisce solo
nell’aula scolastica ma prevede impegno e preparazione anche a casa, tantissimi
sarebbero disposti a prestare un maggior numero di ore con una retribuzione
diversa.
Verrebbero così anche meglio utilizzati gli edifici ed i loro servizi aggiuntivi, come
sale d’ascolto linguistico, sale per internet, palestre.
Sono tutti problemi per la risoluzione dei quali occorrono maggiori finanziamenti,
ma non dovrebbe essere difficile ad un legislatore illuminato individuare quali spese
inutili tagliare per incrementare quelle della scuola.
Quanti ragazzi, insomma, riusciremmo a salvare se si offrisse loro un tempo scuola più
ampio, meglio strutturato, con maggiori motivazioni?