Il tremendo crollo che ha funestato il cantiere per la costruzione di un supermercato
dell’Esselunga ci impone alcuni interrogativi.
Tutti, ora, a piangere i poveri morti, tutti, ora, a chieder severe pene per la ditta
appaltatrice (o subappaltatrice?)
Poi, tra qualche giorno, tutto continuerà come prima.
Giovani e meno giovani, usciti la mattina per permettere la sopravvivenza alla
propria famiglia, non torneranno a casa.
E’ un numero di morti sul lavoro che suona vergogna e raccapriccio.
Ma cosa si fa per eliminare o, almeno, limitare questa strage?
Parole, parole, parole.
Allora nascono spontanee alcune domande.
Chi controlla i tanti cantieri di lavoro?
Quali e quante visite i funzionari preposti al controllo compiono?
Dicono che l’Ispettorato del lavoro è sottodimensionato per i tanti pensionamenti ai
quali non è subentrata la sostituzione.
Intanto i (poco) solerti funzionari, invece di lamentarsi di essere sotto organico, ci
facciano sapere quanti e quali controlli fanno giornalmente.
Ci facciano sapere quando e quante volte lasciano la comoda stanza d’ufficio per
girare per imprese, stabilimenti, cantieri, officine.
Ed in questo quadro di mancata osservanza di norme efficaci e di mancati o superficiali
controlli, si inserisce la piaga dello sfruttamento degli extracomunitari. Basta girare
per le strade, passare accanto ad un edificio in costruzione o in ristrutturazione per
vedere numerosi extracomunitari adibiti ai lavori più umili o pericolosi.
Sicuro che siano stati messi in regola dal ricco imprenditore che li sfrutta sotto gli
occhi di tutti?
E quanti di loro indossano le obbligatorie protezioni, dai guanti ai caschi?
Possibile che li vediamo noi e non li veda un ispettore del lavoro?
Nel triste caso di Firenze non si sa neppure il nome di alcune delle vittime.
Alla base di tutto c’è lo sfruttamento del lavoro nero, c’è lo sfruttamento di chi per
un tozzo di pane si sottopone a lavori usuranti e pericolosi.
E, aggiungo, a certi imprenditori senza scrupoli fa molto comodo quella
manovalanza indifesa che sbarca quotidianamente dai barconi e che viene
immediatamente arruolata.
Arruolati dove? Alcuni dalla mafia nigeriana che imperversa nel campo della droga,
altri nei campi dove per pochi euro all’ora devono raccogliere frutta per una intera
giornata, altri, che immaginano di essere i più fortunati, nelle imprese edili.
Questa vergogna deve finire.
Non basta il solito grido dei sindacati ogni volta che si ripete un disastro più
eclatante degli altri.
Non bastano le enunciazioni di principio che fanno i partiti, tutti, di maggioranza ed
opposizione. Non basta la solita iscrizione nel registro degli indagati senza nemmeno
un nome: Siete, siamo tutti responsabili e siete, siamo, tutti obbligati a fare qualcosa
e non a parlare soltanto! A partire dai nostri parlamentari. Meno chiacchiere, meno polemiche sterili e insopportabili e maggior coesione e collaborazione tra forze politiche anche diverse, ma impegnate su un fronte di civiltà e di giustizia sociale.