La vergogna delle linee di Metropolitana a Napoli. Dalla LTR (oggi linea 6) alla futura linea 10

Diversi anni prima dei Mondiali di Calcio del 1990, che videro lo stadio San Paolo ospitare alcune partite del torneo, tra cui l’indimenticabile Semifinale Italia Argentina con i Sud Americani di Maradona che prevalsero ai rigori sui nostri Azzurri, il quartiere di Fuorigrotta fu letteralmente devastato proprio dai grandi lavori preparatori di “Italia 90”.

Fu stravolto il Piazzale Tecchio con la installazione di due torri completamente inutili e poco gradevoli che oggi cadono a pezzi; fu ridisegnato il piazzale di accesso alla Mostra d’Oltremare con la chiusura al traffico in via definitiva di Viale Marconi e la posa di una improbabile pavimentazione realizzata con traversine ferroviarie (pavimento nocivo che fu sostituito dopo circa vent’anni di battaglie per le accertate esalazioni venefiche di creosoto che si sprigionava sotto i raggi del sole); fu ampliato e coperto lo Stadio San Paolo con una mostruosa ed inutile tettoia in acciaio che ne stravolgeva completamente l’unicum architettonico voluto dai progettisti del dopoguerra. Ed oggi gli spalti ricavati su tubi di acciaio, su in cima al grande impianto, sono completamente inutilizzati in quanto pericolanti e pericolosi. Oltre che vergognosamente inutili! Ma poi ci fu la ciliegina sulla torta. Quella vecchia idea degli “illuminati” politici del cosiddetto Pentapartito che governavano a quel tempo la città e che, con altrettanti “illuminati” progettisti dell’epoca, vollero realizzare anche una nuova linea di metropolitana, per portare i tifosi allo stadio più rapidamente. La tristemente famosa LTR che doveva collegare Ponticelli con Fuorigrotta, approfittando anche e soprattutto, dei cospicui finanziamenti degli Organismi Sportivi Internazionali per la realizzazione di opere di ammodernamento degli impianti sportivi esistenti, in occasione di Italia 90. E fu così che si determinò la quadratura del cerchio: la possibilità di metter mano furtivamente a quei finanziamenti, non impedì, anzi determinò lo sventramento di Fuorigrotta e la realizzazione di opere pubbliche inutili, costose, devastanti: Il Viale Augusto divenne un cantiere edile a cielo aperto per circa 3 anni e sino a pochi giorni dall’inaugurazione dei Campionati Mondiali di Calcio. Le due carreggiate sconvolte. L’area verde centrale eliminata. E così le palme libiche cinquantenarie, spiantate e poi appassite impietosamente. Tralasciamo quel che accadde subito dopo i mondiali con le indagini giudiziarie, gli arresti e le condanne dei responsabili politici e non soltanto, di quelle opere pubbliche inutili e pretestuose che avrebbero cambiato la vita dei residenti e condannato al degrado più totale  un quartiere della città notoriamente vivibile e godibile sotto ogni aspetto. E tutto questo con la scusa di realizzare uno stadio nuovo e moderno e, soprattutto, una nuova linea di Metropolitana che ancora oggi, a distanza di trenta anni da quel Campionato Mondiale di Calcio, non é ancora attiva, Anzi!

Abbandonati i cantieri sotto il peso delle indagini giudiziarie, la LTR viene letteralmente riesumata 17 anni dopo ( la sola galleria realizzata da Mergellina a Fuorigrotta era ovviamente sotto terra……) e ribattezzata Linea 6 in epoca Bassoliniana. Dimezzata fortemente nell’originario percorso. La nuova linea di Metropolitana viene ripensata, così ridimensionata,  esclusivamente nel percorso tra Fuorigrotta e Piazza Municipio. Si riaprono i cantieri, si allestiscono le stazioni intermedie (Piazza Lala e Via Veniero) e le due stazioni di testa (Mergellina e Mostra/Politecnico). Quindi si organizza la “marchetta” dell’inaugurazione (per soli 2 chilometri di linea ferrata). A tagliare il nastro, nel mese di Gennaio del 2007, viene chiamato niente meno che il Presidente del Consiglio Romano Prodi, apparso molto soddisfatto e felice di percorrere in treno niente meno che due chilometri di ferrovia urbana. Avevano fatto molto meglio, in tempi remoti e certamente più luminosi, i compianti  Borboni di Napoli, con Ferdinando II  Re delle Due Sicilie, che la loro prima linea ferrata d’Italia da Napoli a Portici (1839)  l’avevano realizzata di ben 8 Chilometri. E la costruirono in meno di 3 anni. Per poi proseguire l’opera pubblica verso  Castellammare di Stabia e Nocera Inferiore in ulteriori quattro anni di lavori (1842). Sicuramente un risultato storico e  sorprendente quello dei Borbone. E certamente più utile e funzionale  della tratta Metropolitana inaugurata dal trio Prodi- Bassolino- Iervolino. Ma è lo specchio dei tempi e degli uomini. E bisogna rassegnarsi!

Tuttavia, la figuraccia planetaria non finiva qui. Dopo la sceneggiata della inaugurazione del Presidente Prodi, la Linea 6 chiuse nuovamente. Troppo pochi i passeggeri su una tratta breve e già assicurata da altre linee ferrate pubbliche (direttissima ff.SS e ferrovia Cumana) e troppo costose le spese di esercizio per tenerla aperta! Inizia così un nuovo e lungo “calvario” della Linea 6 che dura tutt’ora, con le stazioni intermedie devastate e abbandonate ad ogni forma di vandalismo. E, naturalmente, in attesa di completare l’opera con l’apertura delle nuove stazioni di “Arco Mirelli”,  “Piazza San Pasquale” e poi “Municipio” ( quasi completate ma ben lungi dall’essere in esercizio) e dopo aver procurato il crollo spettacolare di un antico fabbricato alla Riviera di Chiaia e devastato gran parte della Villa Comunale, si dovrà anche procedere al completo rifacimento delle Stazioni di Piazza Lala, Via Veniero e Mostra, con esborso di ulteriori centinaia di milioni di Euro non previsti dal finanziamento originario. Con una lievitazione dei prezzi che é meglio non indicare per questioni di pudore e rispetto di quei napoletani danneggiati ancor oggi da quegli interminabili ed inutili cantieri. Fin qui la cronistoria di una incredibile follia tutta napoletana. Che attraversa due epoche storiche. Dai governi di Centro Sinistra del Pentapartito degli anni 90, alle prime due esperienze amministrative del Sindaco Bassolino, alle due Consigliature di Rosetta Iervolino, ai quasi 10 anni di “governo” del Sindaco Arancione. Tanti “illustri amministratori”, tanti nomi e tanti volti. Ma lo stesso risultato incredibilmente disastroso e scandaloso! Roba da far rivoltare nella tomba il povero Ferdinando II, Re delle Due Sicilie.

Ed oggi, alle soglie di una nuova avventura costituita dalla programmazione di una ennesima opera pubblica trasportistica nella nostra città, con parte dei Comuni della Provincia a nord di Napoli interessati, ci assale il “terrore” per quello che potrà accadere, per i tempi biblici che saranno necessari, per il buco nei finanziamenti che non basteranno mai. Mi riferisco alla nuova linea di Metropolitana denominata (per ora) Linea 10 che collegherà il Centro di Napoli (Piazza Cavour, presumibilmente) con la Stazione dell’Alta Velocità di Afragola. Tredici chilometri di percorso che si snoderanno per Via Foria, Piazza Ottocalli, e Capodichino, sino ai Comuni di Casavatore, Casoria e Afragola, con tredici stazioni intermedie. E’ il tardivo, anzi postumo tentativo di mettere una pezza alla follia di creare  la stazione di Testa dell’Alta Velocità ad Afragola. Dopo essersi accorti di aver costruito una cattedrale nel deserto, con impossibilità di raggiungere questa stazione per partire agevolmente in direzione Roma o sud Italia con l’Alta Velocità. Un’opera faraonica, completamente inutile o inutilizzabile per le finalità originarie. Almeno fin quando questa nuova stazione di Afragola non sarà opportunamente collegata su ferro con la città capoluogo e con i Comuni limitrofi. Ma di questa ennesima scelta demenziale (la stazione di Afragola così com’é oggi) e del tentativo di porre rimedio tardivamente con la realizzazione di una nuova tratta di Metropolitana, ci occuperemo più dettagliatamente in un prossimo approfondimento  di Campo Sud.