28 Ottobre 1922 – 28 Ottobre 2022 A CENTO ANNI DALLA MARCIA SU ROMA, L’AVVENIMENTO STORICO CHE ANCORA FA DISCUTERE E DIVIDE GLI ITALIANI !!

RITENIAMO CHE “CAMPO SUD QUOTIDIANO” NON POSSA SOTTRARSI AD UN DIBATTITO A PIU’ VOCI SU UN AVVENIMENTO STORICO COSI’ CENTRALE E ANCORA, PER MOLTI VERSI, CONTROVERSO DELLA STORIA ITALIANA DEL SECOLO SCORSO. QUOTIDIANI NAZIONALI E TRASMISSIONI TELEVISIVE DI APPROFONDIMENTO POLITICO E CULTURALE SI SUSSEGUONO DA ALCUNI GIORNI SUL TEMA E OFFRONO MOLTEPLICI SPUNTI DI DISCUSSIONE E APPROFONDIMENTO. A DIMOSTRAZIONE CHE QUESTO ACCADIMENTO DI NATURA POLITICO SOCIALE HA CERTAMENTE SEGNATO LA STORIA D’ITALIA E DEL MONDO INTERO NEI PRIMI ANNI DEL SECOLO SCORSO E CONTINUA TUTT’ORA AD ALIMENTARE POLEMICHE ANCHE FEROCI E, PURTROPPO, DIVISIONI ANACRONISTICHE E TROPPO SPESSO STRUMENTALI TRA GLI ITALIANI. A TAL PROPOSITO OSPITIAMO  UN PRIMO CONTRIBUTO DI UN NOSTRO LETTORE, SALVATORE CARUSO DI GIUGLIANO IN CAMPANIA, CHE HA VISSUTO DA PROTAGONISTA GLI ANNI DELLE RIVOLTE STUDENTESCHE DEGLI ANNI 60 E, PIU’ AVANTI, I TERRIBILI ANNI DI PIOMBO. AVVENIMENTI CHE TANTE TRAGEDIE E TANTI LUTTI HANNO PRODOTTO NEL NOSTRO PAESE. INVITIAMO PERTANTO I LETTORI DI CAMPO SUD AD INTERVENIRE NEL DIBATTITO CHE SI APRE SU QUESTE COLONNE PROPRIO IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DELLA MARCIA SU ROMA E AD INVIARE IN REDAZIONE LE PROPRIE RIFLESSIONI SU QUESTO AVVENIMENTO STORICO CHE ALIMENTA ANCORA, DOPO CENT’ANNI, UN FORTE INTERESSE DI STUDIOSI E DEI MEDIA.

LA REDAZIONE DI CAMPO SUD QUOTIDIANO.

 

di: SALVATORE CARUSO

Ormai è quasi certo: morirò” fascista”, ma non celebrerò la data del 28 ottobre del 1922, semplicemente perché il significato che do’ all’evento non è quello che il “sinistrume” dilagante vorrebbe impormi.

Certo, bisogna intendersi sui termini: “fascista” sostantivo è una visione del mondo informato a valori ideali, alla mitologia esistenziale; “fascista” aggettivo è lo strumento verbale di disinformazione posto in essere dal nemico per produrre un vero e proprio  trasbordo ideologico.

 Per il neofascismo, poi e, per me personalmente, quella data segnò un percorso storico-politico, ispirato da ideali rivoluzionari, ed ebbe il merito di trasformare la popolazione italica in Nazione all’indomani della prima guerra mondiale e delle conseguenze subite.

Fu vera gloria? NO.

Nel corso del ventennio alcune scelte tradirono i presupposti di “San Sepolcro” e le leggi razziali furono un momento di caduta che finì col compromettere la rinascita di un Paese che aveva ritrovato l’orgoglio delle sue radici ed il proprio ruolo nella  continuità evolutiva della civiltà europea.

 Ma, malgrado codeste inoppugnabili considerazioni…i cosiddetti “conti” col fascismo non li faremo perché una “cultura politica”, già archiviata dalla storia, erede di un’ideologia che si alimenta di odio sociale, ci impone di farli.

 Non ascolteremo gli starnazzi di un’etnia variopinta, composta da demagoghi che infarciscono il loro eloquio di asserzioni dogmatiche, incapace di formulare una proposta politica che sappia stare al passo con un mondo che cambia continuamente, restando ancorata a schemi di rivendicazioni sociali velleitarie che pretendono di dare risposte semplici a realtà complesse.

 Ciò non significa che la mia generazione, quella che ha vissuto “il 68”, la stessa che ha conosciuto la violenza comunista, l’odio indiscriminato degli italioti che si vantavano della barbarie di “piazzale Loreto”, non debba ritrovarsi per riflettere e fare “tra noi” quei “conti” che analizzino il passato da cancellare e quello da recuperare.

Quindi  non “rinnegare” non “restaurare” ma  “riaffermare” quei principi fondanti del superamento del mero “homo economicus” per andare” OLTRE”.

La mia generazione ha raccolto il testimone di quella postfascista cui va il merito di aver tenuto accesa la fiamma di una ideologia che informa la scelta “METAPOLITICA” .

Io li capisco i nostri “nemici”, percepisco il loro livore che sanno esprimere solo con slogan esecrabili perché non riescono a comprendere come, malgrado l’assalto proditorio perpetrato con ogni mezzo in danno della nostra COMUNITA, continuiamo ad alimentare una straordinaria passione di italiani ed europei fieri della orgogliosi delle nostra IDENTITA’ e del nostro contributo alla civiltà del nostro pianeta.

Tocca a noi dare vita ad un nuovo” fascismo” che reinterpreti l’unità nazionale attraverso i concetti di DEMOCRAZIA ORGANICA basata su una solida partecipazione popolare alla vita politica ed economica ed alla gestione delle attività strategiche del paese: in una parola ”SOCIALIZZAZIONE”  per una nuova forma di STATO capace di rinnovare i rapporti sociali e culturali tra datore di lavoro e lavoratore eliminando definitivamente la pretestuosa e superata contrapposizioni tra le classi.

Credo che una “NUOVA DESTRA” possa e debba riprendere nelle proprie mani il suo destino e quella di un Paese che ha smarrito i riferimenti.

Credo anche che la “NOSTRA COMUNITA” debba essere rifondata per riemergere dalle acque dell’assuefazione.

”LE NOSTRE MOGLI NON SI CONOSCONO I NOSTRI FIGLI NON SI FREQUENTANO”, ciò determina un deficit di aggregazione, di spirito unificante e ci rende vulnerabili.

Per essere credibili bisogna dare l’esempio, cominciamo da noi stessi.

Dobbiamo ricercare ogni occasione per ritrovarci: i ”CAMERATI” del nord e del sud condividano esperienze umane ed opportunità!

Creiamo un “microcosmo” laborioso che tramuti le parole d’ordine in fatti concreti.

Il nostro Paese versa in gravi condizioni economiche ma un’azione identitaria sorretta da ideali ed obbiettivi può determinare il cambiamento che l’ITALIA aspetta da anni.

Teniamoci in contatto, scambiamoci opinioni, partiamo dal basso, ognuno di noi può fare proposte, ognuno di noi può dimostrare che dopo il “PASSAGGIO AL BOSCO” ha le idee chiare per invertire la rotta del mondo globalizzato e costruire un luogo dove “RESTARE IN PIEDI TRA LE ROVINE”.

Per svolgere questo compito non abbiamo bisogno di celebrare la “marcia su Roma” è solo un capitolo di una storia che si perpetua.

Salvatore Caruso, Giugliano in Campania (Napoli)