L’idiozia che imbratta e decapita statue e monumenti: La Crociata iconoclasta!

La fase due è appena cominciata e dilaga ovunque trovando persino terreno fertile. Non è una nuova ondata di Covid-19 bensì un virus ugualmente contagioso e che fa danni terribili. È quello dell’idiozia umana che si manifesta con l’imbrattamento, la decapitazione, la distruzione delle statue ritenute razziste. Avete capito bene: le statue! E non se ne salva nessuna: da Montanelli a Colombo, dalla sirenetta Ariel a Jefferson. Persino la statua di Haile Salassie, icona dell’antirazzismo e mito  del politically correct.
Ma se in un primo momento la foga devastatrice si estingueva appena finita la vernice rosa o rossa, appena la testa rotolava giù al culmine dell’orgasmo dell’imbecillità plaudente, la fase due prevede la sostituzione di tali effigi con tutto ciò che il pensiero unico, sempre più unico pensiero, impone per essere imposto universalmente.
Una settimana fa, uno street artist anonimo ha, infatti, deciso, di prendere in prestito il volto dell’influencer campana trapiantata a Milano Flavia Corrado, nickname per i social “Zia Flavia Food and Boobs” – letteralmente cibo e tette – e di montarla  su un corpo di una Madonna prosperosa, quasi giunonica, dalle forme procaci e dalle grazie bene esposte grazie al drappo aperto sul petto a vantaggio del reggiseno. (un déjà vu della moda lanciata solo un anno fa in solidarietà di un’altra donna – si può ancora dire? – scaricatrice in porto e piatta come una tavola che fece togliere il reggiseno alle donne in forma di solidarietà. O forse di uni-formità).
Iniziativa apprezzata dalla sexy cuoca star del web che vide la validità di tale messaggio nella desessualizzazione della donna, creata in un contesto patriarcale, che ha da sempre derubato le donne del piacere carnale. Una lettura che basta solo ai loro occhi, senza il minimo senso della democrazia, del rispetto di chi crede, all’arte in primis, estesa – leggasi imposta – a tutti. Come dire: meglio una copulazione della Madonna che il dogma dell’Immacolata Concezione, con la specialità di essere alle altre uguale. Uniformata.
Se questi sono i muri di Napoli, nelle sale cinematografiche, prossimamente (speriamo vivamente di no!), per una strana alternanza della parità dei sessi, potremo assistere all’ennesimo film (Habit) che oltraggia la figura di Gesù Cristo, interpretato da un’attrice dai discutibili comportamenti, una lesbica che si abbandona a gesti lussuriosi con un’altra donna.
Se è vero che questa follia nero-rossa devastatrice ha già avuto ampio risalto, è altrettanto vero che – almeno in Italia – non una parola è stata spesa da alcun membro (ogni riferimento è puramente causale) del Governo Conte bis, quello che annovera – ancora! – al Ministero per i beni e le attività culturali un certo Dario Franceschini, una cosa a metà tra Ministro e un distruttore ante litteram, un precursore dell’oltraggio al patrimonio artistico che si trova a gestire, un avanguardista del cartonato con cui ricoprì le statue dei musei capitolini in occasione della visita del presidente iraniano Hassan Rouhani. Una sorta di partecipata distruzione istituzionale che non risparmia di passare per la scristianizzazione del sacro. Il tutto – manco a dirlo – sotto religioso silenzio del Bergoglio di Romana chiesa: non una parola in merito alle madonne rivisitate secondo il “novo impressionismo” che dona loro sufficienti sembianze di vulva, nessun biasimo per la blasfemia perpetrata, nessun cenno di difesa dei cristiani offesi. O fessi, stando all’atteggiamento di papi e governat(t)ori. E se la distruzione, che altro non è che distrazione, viene tollerata, subita, taciuta e coadiuvata, nessuno si scandalizzi se i distruttori scendono in strada a volto coperto, armati e marciano in stile militare. Nessuno gridi al razzismo, nessuna guardi al pericolo, nessuno strillo di violenza. È intollerante la pedina degli scacchi, la parolina colorata presente sulla confezione dello shampoo, il film storico che ha sancito il primo Nobel conferito ad un’attrice di colore, il calciatore che non si inginocchia o la macchina da corsa cui va cambiata la livrea. Eccedendo nel senso opposto e valicando quel confine che si chiama libertà, quella altrui invasa in nome della propria.

Una farsa che è durata abbastanza, priva di consistenza e, dunque, montata a dovere. Una forza ciclonica conferita dai collusi dell’ignoranza che deve essere spazzata via con la stessa facilità con cui si è affermata.
Per cui… via col vento!