Tra i due litiganti, l’Italia rischia

La fase due, che fa acqua da tutte le parti, tra rilanci e ritardi, sembra prendere il largo di un mare agitato in cui si intravedono timonieri assurti a marinai che, annaspando tra le onde alte, negano addirittura la colata a picco. Anzi, qualcuno non addetto né avvezzo ai lavori, smanioso di fare la propria comparsa o sfilata, addirittura ci mette il carico confutando, o facendo finta di farlo, che il pericolo corso è addirittura maggiore.
Tra il silenzio stampa di tutto il meanstream che ci propina ora le infinite polemiche per la liberazione della cooperante Silvia Romano, da cui il popolo ne esce ancora più diviso della distanza che continuano a chiamare sociale, ora snocciola le cifre dei guariti che sono più del doppio dei morti che non sono tali solo per il Coronavirus, invitandoci alla cautela con relativo indiretto avvertimento di un nuovo lockdown, si sta approntando lo scenario per quello che sarà uno scontro – se non una guerra – che ci vede direttamente coinvolti.
I due colossi mondiali USA – Cina, dopo aver riposto le ostilità sotto il tappeto per quella che è stata la guerra dei dazi, sembrano di nuovo incrociare le sciabole proprio sulle responsabilità taciute e secretate circa il contagio da Covid-19: Trump accusa direttamente Pechino di “aver fatto sfuggire il virus” e di aver taciuto la fuga mentre era in corso il Congresso del Partito Comunista Cinese, accuse non smentite dalla Cina che si limita a invitare a provare quanto afferma la Casa Bianca.
Dallo studio ovale, intanto, mr. President, che già mesi fa ha dato disposizioni circa l’inspiegabile (almeno allora) riapertura di Guantanamo, ha twittato “Obamagate”, un’operazione che si preannuncia essere senza eguali, che non trova paragoni e dimensioni nemmeno nello scandalo Watergate e che riguarda il tentativo di Obama e della Clinton di avversare l’elezione alla Casa Bianca proprio di Donald Trump e che arriva fino in Italia coinvolgendo le alte sfere del Partito Democratico nelle persone del conte Gentiloni e di Matteo
Renzi che – pare – abbiano finanziato la campagna elettorale anche della Clinton.
“Ma l’America è lontana, dall’altra parte della luna che li guarda, anche se ride, a vederla mette quasi paura” cantava Lucio Dalla, anche se qui a far paura, è proprio l’America che non sta per niente dall’altra parte della luna: l’America ha trovato l’America proprio in Italia.
Dal piano Marshall all’operazione “Defender Europe 2020”, la maxi-esercitazione militare multinazionale di terra, a guida americana, che vede coinvolti dodici Nazioni, prevalentemente NATO, per simulare una situazione di guerra convenzionale sul lato Est dell’Alleanza nord-atlantica. Defeder Europe 2020, stando alle fonti ufficiali, è anche nota per essere il più grosso dispiegamento di truppe americane di stanza negli USA, la più considerevole degli ultimi venticinque anni in Europa, incluso il suo equipaggiamento. L’Italia non solo è un Paese “prevalentemente NATO”, ma è uno dei dodici fondatori e l’unico a ospitare sul proprio territorio ben cinquantanove basi NATO e centotredici installazioni militari degli USA. Un “piccolo ed insignificante dettaglio”, a quanto pare, che deve essere sfuggito a Ministri, Sottosegretari e Consiglieri e all’Esecutivo tutto che recentemente, tra giubili e gaudi, ha salutato come un successo internazionale – a 5 stelle- l’apertura della Via della Seta, ovvero una passerella privilegiata che facilita l’espansione –volto a predominio – commerciale cinese in quella che è stata definita l’Eurasia e che trova lo snodo strategico proprio in quella Italia, vecchia colonia americana, costellata di basi militari a stelle e strisce. Che dall’ospitare presidi di Washington potrebbe divenire luogo di scontro proprio per il predominio sul mondo visto che, se gli Americani sono già in casa nostra, è cosa altrettanto nota che i Cinesi, tendono ad espandersi, quindi ad occupare, predisponendo la presenza del loro Esercito che non perde occasione per fare sfoggio della sua forza ed efficienza davanti al mondo. E in Italia ha sede anche quel Partito Democratico di Matteo Renzi (già Italia Viva) e di Paolo Gentiloni – oggi commissario europeo per l’economia molto vicini, se non genuflessi, a quel Barack Hussein Obama, sostenuto da Hillary Clinton, avversari – e a quanto pare avversatori – già dell’elezione dell’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America.
Che cosa succederebbe se Pechino, che ha tutti gli interessi per comprare i nostri porti, aeroporti, autostrade, ed ogni altro snodo commerciale dovesse far correre sulla via della seta, anche le loro forze armate a salvaguardia dei loro prodotti commerciali che noi compriamo a danno dei nostri, della nostra occupazione e di quelli che il Piano Marshall già da anni impone? Che cosa succederebbe se in Italia, sempre più puttana del mondo e incapace, per mano dei suoi amministrat(t)ori di far valere la propria valenza, solo in primis geografica, si concerterebbero entrambi gli oppositori, se non nemici, commerciali e politici di Trump che proprio in Italia si sente – forse a ragione – proprio come a casa sua? Quindi in pieno e lecito diritto di difendere?
Ora che Silvia Romano ha chiesto silenzio, ora che ringraziamo la concessione di farci andare solo a fare la spesa che significa lavorare quindi far lavorare, ci tengono impegnati con il Decreto Rilancio che è il Cura Italia che ha cambiato nome per essere arrivato tardi, che significa impossibilità di fare e che consta di 464 pagine, 256 articoli che al decimosesto propone, come se fosse una scelta arbitraria, di prorogare lo “stato di emergenza – che ai sensi della norma vigente non è più prorogabile – di altri sei mesi” (31/01/2021) che, però, è solo una bozza e che dovrà approdare in Parlamento che finora stava per non essere più del tutto convocato e che fra poco chiuderà per ferie.
Prima, però, c’è la ricorrenza della Festa del 2 Giugno, attualizzata in sospensione della Festa della Repubblica Italiana, di quella cosa pubblica che è divenuta l’Italia, di tutti tranne che degli Italiani.