La verità sul Ministero per la verità, ovvero i bavagli spacciati per mascherine

Questo articolo è stato scritto (sperando) prima che non sia troppo tardi, troppo tardi per scrivere, ma per fortuna, non per leggerlo. Che il Covid-19 abbia trovato tutti impreparati non è più un mistero per nessuno: dalla gestione ospedaliera a quella governativa, dall’annuncio di uno stato di emergenza nazionale della durata di metà anno sino al finto approvvigionamento di DPI per gli ospedalieri in primis, dai decreti delle mezze misure che non dicono nulla e che vengono sostituiti da altri, numerosi e notturni decreti pressoché identici fino a scaricare le responsabilità delle decisioni su Sindaci e Governatori. Un’emergenza organizzativa prima che sanitaria gestita da un Governo nato unicamente per fare opposizione a chi, volontariamente, si era messo all’opposizione. Un Governo non scelto dal popolo e contro chi il popolo aveva scelto.
Ancora oggi, a due mesi di distanza dallo scoppio del contagio e ad un mese quasi dalla reclusione forzata domiciliare globale, quel Governo che per bocca del numero uno della Protezione Civile e del suo vice, trasformati in contabili della morte per l’occasione, snocciola quotidianamente la conta dei decessi, generali ma non quelli per e di Coronavirus, ​quell’esecutivo che ha “assoldato” il Pd il cui Segretario invitava a non fermarsi mentre sorseggiava un aperitivo (mica un mojito!) sui Navigli, il cui Sindaco della terza città d’Italia da loro governata lanciava la campagna “abbraccia un cinese” ed altri propri esponenti si facevano fotografare ingurgitando involtini primavera e visitando – non nell’accezione medica del termine – una scolaresca cinese (in Italia!) tanto “è solo poco più di un’influenza”, proprio quella stessa formazione ha deciso di combattere le fake-news. A partire dal Coronavirus. Che in tanti hanno collegato, documentando, all’attivazione della nuova tecnologia 5G, all’esercitazione militare americana poi annullata, alla scomparsa delle scie chimiche, alle teorie di Rockefeller pronunciate all’ONU del dimezzamento della popolazione mondiale, alle parole della Lagarde secondo cui la gente anziana vive tanto, troppo fino al punto di arrecare un danno alle casse dell’organizzazione. E per farlo il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’editoria Andrea Martella si affida ad esperti garanti (politici) del settore per i ruoli di rilievo: Riccardo Luna, editorialista de La Repubblica che riportava la notizia poi rivelatasi bufala della “nuvola sardina” o piuttosto le minacce alla Liliana Segrè di cui persino la diretta interessata non sapeva nulla, Francesco Piccinini, direttore di Fanpage e moderatore di incontri di Potere al Popolo su famiglie arcobaleno e immigrazione, David Puente di Open. Se è chiara la connotazione politica di questa unità speciale, allora ci si interroga sul come queste personalità possano assolvere un simile ruolo di vigilanza, o se vanno a formare di fatto una nuova Glavlit, la censura ufficiale e l’organo di protezione segreta dello stato nell’Unione Sovietica, non è, però, altrettanto chiara come si concretizzerà questa caccia alla bufala e quali saranno gli obiettivi da mettere a segno se a detta dello stesso Sottosegretario “la struttura avrà vari compiti ed obiettivi tra cui l’analisi della modalità delle fonti che generano e diffondono le fake news, il coinvolgimento di cittadinicittadini ed utenti social per rafforzare la rete di individuazione, il lavoro di sensibilizzazione attraverso campagne di comunicazione ”.
Martella sembra aver preso alla lettera il suo compagno on. Andrea Colletti quando in aula dice che “tutte le norme devono essere vaghe”. Un insulto alla cultura giuridica di questa Nazione, culla del Diritto per il mondo e insegnante di Diritto nel mondo. E se questo dovesse non bastare, questa task-force è di fatto affidata a dei privati, privatizzando (ancora!) anche la comunicazione e l’informazione, accentrata nelle mani di pochi che non rispondono a nessuno.
Intanto il DPCM, ossia il prof. avv. Conte Giuseppe in persona, con il Salva Italia del 17 marzo u.s. ha di fatto sospeso – solo perché è un decreto! – ​ il Foia, ovvero il diritto di cittadini e giornalisti di accedere ai documenti prodotti o detenuti dalla Pubblica Amministrazione. Direttamente le fonti ufficiali! Una decisione agli antipodi rispetto alla lotta contro le notizie false per cui è stata creata la “squadra speciale di governo” ed in un momento in cui anche gli esperti del settore non hanno fatto altro che contraddirsi per riprendersi e rivedere le proprie posizioni sarebbe utile e veloce ed il modo meno forviante accedere direttamente alle fonte delle notizie. A quelle vere ed ufficiali e non a quelle istituzionalmente manipolate, alle “bufale di stato”. Quelle secretate affinché il cittadino già recluso in casa non possa accedere e quelle cui i professionisti dell’informazione non possono leggere né divulgare. Altro che mascherina! Questo è un vero e proprio bavaglio di Stato allo Stato. Per cui, in ottemperanza al DPCM ed in mancata ottemperanza alla unità speciale di governo all’uopo deputata, proprio ora che non si può leggere per capire né per affermare, alla luce delle “pregresse patologie costituzionali” sancite dall’art. 21 per tutti i cittadini, mai come ora è lecito, se non d’imperio, chiedersi dove finisce la libertà di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione compresa la stampa e dove inizia la censura.