Prove generali

Guardo all’Italia di oggi: irriconoscibile per il suo troppo isolamento e per la troppa gente in giro, per quell’Italia arcobaleno, ma orfana della sua Festa del Papà, per le sue mille facce che, forse, è il costume degli Italiani, per l’abitare i propri balconi per essere restati tutti a casa e per l’affollare i parchi per prendere una boccata d’aria, ora che pare non si neghi più nemmeno ai carcerati.Mentre tutti preparano manicaretti da mettere più sui social che sulle tavole e diventano pittori di arcobaleno, ideatori dell’”andrà tutto bene” e del “ce la faremo”, fedeli osservatori e ligi dispensatori del DPCM “restiamo a casa”, scopriamo che l’ATM milanese aumenta le corse della metropolitana, che i Navigli di oggi non sono meno popolati dai baretti a Chiaia di ieri.
Situazione che ha portato il governatore Attilio Fontana, in accordo con la Protezione Civile Cinese a chiedere un’ulteriore stretta al Governo, un totale lock down. Già attuata dal Presidente della Campania De Luca, già Commissario straordinario per la Sanità campana. Forse, proprio per questo.
Solo che i Cinesi vengono da una Nazione in cui vige una dittatura, in Italia c’è chi impugna davanti al TAR una ordinanza regionale per fronteggiare un’emergenza – forse pandemica – perché non si potrà più correre al parco per un po’.
Guardo all’Italia, popolo di teatranti, e mi sovviene il ricordo de “’O scarfalietto” una commedia del teatro di Scarpetta, il tormentone della ballerina Emma Carcioff “la prova generale, la prova generale, la prova generale”.
Dopo secoli in cui siamo stati calpesti e derisi e abbiamo provato ad essere tutti fratelli d’Italia, proprio nel giorno della proclamazione dell’unità nazionale, 159 anni orsono, un altro strappo tra il Nord e Sud della penisola si consuma. Proprio in piena emergenza sanitaria mondiale del Covid-19, che ci dovrebbe “livellare” tutti.
A Napoli hanno sperimentato l’efficacia del Tocilizumab, farmaco impiegato per combattere l’artrite reumatoide che pari sembri funzionare anche sul e contro il Coronavirus, per dirla con la stretta attualità, e di lì la segnalazione all’AIFA affinché ne approvi l’uso. Quanto basta per far vomitare bile al prof. Galli della Loggia, virologo lombardo, che pare non abbia digerito quanto fatto dall’equipe partenopea e che possa salvare la vita di tanti suoi conterranei in primis alle prese con una situazione drammaticamente mortale. Forse per un fatto di tempistica, forse per un fatto di prestigio deontologico, forse (più) per un “provincialismo”, ma è sembrato che certi medici siano più avvezzi a dare spettacolo che salvare vite umane. Anche nel giorno dell’unità nazionale.
Se questo è il popolo, i rappresentati dell’esecutivo Conte bis non sono immuni da contraddizioni che farebbero ridere, se la situazione non imporrebbe d’ufficio il pianto. Dai decreti delle mezze misure allo slittamento di tasse e imposte, dalla chiusura totale, ma ad orario, dei locali alla libera circolazione dei mezzi pubblici, dall’invio di tonnellate di mascherine al far rimanere senza persino medici ed infermieri. Che è un poco come voler mandare i nostri soldati senz’armi nelle retrovie a parlare di pace ed oggi trasformati in becchini per l’occasione. Al comando del capo della Protezione Civile Borrelli che quotidianamente e puntualmente sgrana il Rosario per la conta dei morti ora che i vivi non possono farlo più nemmeno nelle chiese.
D’altronde come si può pensare di fare diversamente se 500mila tamponi prodotti da un’azienda farmaceutica di Brescia, nel focolaio Lombardia, partono dalla base americana di Aviano alla volta degli Stati Uniti? Tamponi che avrebbero potuto soddisfare la domanda di tutto il nord-Italia, colpito molto duramente dalla pandemia, ma il numero uno della Protezione (!) Civile riferisce che l’Italia, per il tramite di Consip, ha acquistato 390mila tamponi che saranno assicurati a tutte le Regioni. Però occorre restare in casa perché si potrebbe essere portatori sani e asintomatici del virus, a nostra insaputa e che non sapremo mai perché al tampone si accede solo in caso di una sintomatologia.
Scene degne di un pessimo delirio e che non accennano a finire: a scuola non si andrà prima di maggio, se mai si andrà più. Tutto fa pensare che il decreto “restiamo a casa” lascerà il posto ad un altro decreto, simile e uguale, quasi sicuramente con maggiori strette. Stessa sorte per il decreto Salva Italia. Ammesso che, tra decreti, decretoni e decretini, resti ancora qualcosa da salvare. Magari è tutta una messa in scena per terrorizzare la gente, per provare a far passare misure che in tempi di pace darebbero vita a delle rivolte ma non in Italia, per distruggere quel poco di Italia che resta, quella delle eccellenze e delle altrui contraffazioni. Quella Italia che tutto il mondo ci invidia, tanto da imitare persino questo esecutivo e provare a perdere tempo nella lotta al virus, come noi. Le cui prime vittime sono ancora, instancabilmente il Nord e Sud della stessa terra o, meglio, più l’avanti ed il didietro della stessa faccia. Delle mille italiche facce. Forse è ancora alla prova generale anche questa nostra Italia.