Può una parità di calcio essere centrale in una battaglia ideologico politica tra due culture contrapposte?

NAPOLI, ITALY - OCTOBER 21: A General View of the Stadio San Paolo on October 21, 2010 in Napoli, Italy (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

Martedì sera la città di Napoli ha accolto i tifosi inglesi del Liverpool con manifesti contro l’eutanasia affissi all’uscita dell’autostrada A1 in via G.Ferraris, all’uscita della tangenziale di Fuorigrotta difronte al Parco San Paolo (angolo via Marco Aurelio, nelle adiacenze dell’università di Monte Sant’Angelo e dello Stadio San Paolo), in via Taddeo da Sessa al Centro direzionale (adiacenze della Stazione centrale) ai Colli Aminei, nei pressi dell’ospedale Cardarelli, il più grande e storico ospedale del Sud dell’Italia, all’uscita dello svincolo della tangenziale della Pigna, raccordo di collegamento tra la zona collinare della città e l’area Flegrea.
Noi per la Famiglia ha aderito alla campagna nazionale di Pro Vita e Famiglia per dire forte e chiaro #NoEutanasia e stasera, dopo uno sforzo incredibile di natura organizzativa e soprattutto economica, il caso e la fortuna – o, se credete, l’aiuto del Buon Dio – hanno fatto sì che i nostri manifesti contro la deriva eutanasica che attraversa tutta l’Europa scristianizzata e che sta purtroppo colpendo anche l’Italia fossero affissi proprio nel giorno in cui in città arrivano i tifosi inglesi per la partita di Champions league. Cosa c’entra questa coincidenza fortemente cercata e voluta?
C’entra e come.
In queste ore, infatti, mentre in Italia attendiamo con ansia la seduta della Corte costituzionale del prossimo 24 settembre che sarà chiamata a pronunciarsi, in assenza di legiferazione parlamentare, sul caso #Cappato #DjFabo sulla depenalizzazione dell’art 580 del cpc per aver partecipato fisicamente al suicidio assistito del Dj Fabiano Antoniani in arte Fabo – suicidato da un’iniezione di pentobarbital in Svizzera, che di fatto aprirebbe, soprattutto adesso col governo avaloriale giallorosso, all’eutanasia legale anche in Italia – in Inghilterra si combatte l’ennesima battaglia legale tra uno stato che vuole uccidere in nome del ‘Best Interest’ una bambina di 5 anni di nome Tafida e una famiglia che, in nome di Dio dell’amore di due genitori del buon senso e della cristiana speranza, vorrebbe mantenerla in vita portandola, in estrema ratio, all’ospedale Gaslini di Genova dove si offrono cure alternative alla soppressione di stato per distaccamento della ventilazione artificiale e, nei fatti, sopraggiunto soffocamento.
Può una parità di calcio essere centrale in una battaglia ideologico politica tra due culture contrapposte, quella della dolce morte di Stato che dolce non sarà mai per soffocamento, e quella della Vita a prescindere che, senza tener conto del presunto e ingannevole ‘Best Interest’ del paziente, tiene invece conto dell’amore per la Vita e dell’importanza di preservare una vita umana dal concepimento alla fine naturale?
Siamo convinti di no, ovviamente.
Le attenzioni stasera saranno tutte per l’euforia del momento sportivo, molto sentito nel capoluogo partenopeo, e per i campioni in campo che inaugureranno la stagione calcistica internazionale 2019-2020.
Ma, se anche soltanto un solo tifoso inglese dovesse soffermarsi anche un solo istante su uno di questi cartelloni giganti 6×3 che, nonostante la giunta anti Famiglia e Vita guidata dal sindaco De Magistris abbiamo, a spese nostre e con regolare autorizzazione e tassa per le affissioni al Comune di Napoli, affisso per la città avrà la possibilità di riflettere sul messaggio fortissimo in ciascuno di questi manifesti contenuto.
Forse tutto questo nostro sforzo non servirà a far cambiare idea ai sudditi di Sua Maestà; forse non servirà a far cambiare idea ai medici britannici del London Royal Hospital, che vogliono sopprime Tafida contro la volontà della famiglia impedendo ai genitori di portarla in Italia come già avvenuto nel recente passato nei casi di Charlie Gard Isaiah Haastrup e Alfie Evans.
Forse non servirà, infine, per influenzare i Giudici che hanno nelle proprie mani la vita della piccola Tafida Raqeeb e di tante altre persone nel mondo di cui non conosciamo la storia, né servirà per influenzare i Giudici Costituzionali italiani affinché rimandino ancora al Parlamento, inerte, vergognosamente inerte la decisione sul tema del fine vita.
Ma noi, con coraggio e passione, non ci fermeremo mai e non smetteremo mai di urlare al mondo intero che la Vita umana non si tocca e che eutanasia vuol dire omicidio.
E un omicidio, quando è di Stato, è ancor più grave e inaccettabile!